Mentre ogni giorno arrivano notizie di nuovi attentati che sconvolgono sempre di più l’Europa, si ripresenta, inevitabile, una domanda all’opinione pubblica: come può reagire il mondo dell’Islam?
Per rispondere a questa ed altre domande sul mondo dell’Islam, Libero Pensiero News ha intervistato Yassin Lafram, segretario generale dell’UCOII (Unione delle Comunità Islamiche Italiane).
Innanzitutto, che cos’è l’UCOII?
«L’Unione delle Comunità Islamiche Italiane è una sorta di “associazione ombrello”, una piattaforma che unisce le diverse realtà attinenti alla fede islamica in Italia e che dona loro un’interfaccia attraverso la quale poter interagire con le istituzioni.»
Dopo i fatti di Manchester, per fare un esempio, avete subito ribadito la vostra condanna verso tali violenze. Tuttavia la cosa non ha ricevuto l’attenzione che avrebbe probabilmente meritato. Colpa anche della stampa?
«Beh, diciamo che di sicuro fa più notizia un divorzio rispetto ad un matrimonio… così come fa più notizia un attentato rispetto ad un comunicato stampa. Noi comunque ci teniamo a ribadire, come già fatto in precedenza, che l’Islam non ha nulla a che vedere con questi criminali, che fanno un uso strumentalizzato della fede e da cui i musulmani sono tra i più danneggiati».
Come a Londra.
«Esattamente. Sono tantissimi anche i musulmani uccisi in nome di questa ‘ideologia del terrore’ che non risparmia nessuno e colpisce tutte le fedi».
Nel suo lavoro con le comunità islamiche è mai venuto a contatto con episodi di radicalizzazione? Come si possono affrontare secondo lei?
«Beh, trovarli rimane difficile perché ovviamente queste persone non agiscono alla luce del sole ma lavorano nell’ombra. Molto spesso sono persone attive sul web che hanno subito una sorta di lavaggio del cervello e cercano di reclutare altre persone. In ogni caso la nostra posizione è chiara: se io so, ad esempio, che il mio vicino di casa è un mafioso, ovviamente lo denuncerò, e allo stesso modo ci comportiamo con un possibile terrorista. Ma questo rientra nelle regole basilari del buon senso e del vivere civile».
La pessima gestione del caos in Medio Oriente, i movimenti populisti che propagandano una presunta “guerra contro l’Occidente” in atto… la nascita dei fondamentalismi non ha forse una responsabilità anche politica?
«Sì. Sicuramente anche l’Occidente ha commesso degli errori fatali nella gestione della situazione, non bisogna limitare l’interpretazione. Tutti noi siamo corresponsabili di ciò che sta accadendo, ma al di là dei fragili equilibri geopolitici adesso l’unica cosa che possiamo fare è non accusarci, ma anzi cercare di risolvere tutti insieme il problema».
Un’ultima domanda. Crede che sia possibile, e utile, sviluppare il dialogo tra le religioni per combattere questo fenomeno? Può una figura come quella di Papa Francesco, da sempre in prima linea contro il terrorismo, fungere da punto di riferimento?
«Assolutamente sì, tutte le religioni si devono mettere in gioco per aiutare i fedeli a recuperare certi valori. In un momento storico in cui imperversa l’individualismo, che lascia indietro gli ultimi e i più bisognosi, le religioni hanno il dovere morale di impegnarsi a trovare una soluzione a tutto ciò; in questo senso Papa Francesco sta facendo tantissimo, e sicuramente un dialogo con lui è possibile e, anzi, auspicabile».
Intervista a cura di Simone Martuscelli