Immaginiamo di scrivere una lettera ai giovani terroristi dell’Isis che faccia riflettere loro e noi.
Ciò che vi apprestate a leggere può sembrare di primo acchito banale ma, a mio parere, così banale poi non lo è. Uno degli aspetti più particolari ed importanti riguardo il terrorismo dell’Isis è l’impossibilità di riuscire a stabilire un vero contatto comunicativo con i giovani terroristi in persona. Con ciò intendo dire che non c’è mai stata la possibilità di porre domande o comunque iniziare una diatriba tanto coi cosiddetti soldati dell’Isis quanto con i “capi”, le teste organizzative. Gli unici messaggi che arrivano dallo stato islamico sono brevi tweet, video molto duri e, appunto, attentati con rivendicazioni. Questi contatti non sono in grado di spiegarci molte cose, tra cui quali possano mai essere i motivi di tanto odio tale da portare addirittura a sacrificare la propria vita pur di seminare morte e terrore.
Dato che è la dialettica del dialogo che fa crescere le persone, sono sicuro che oltre a me anche altri desidererebbero comunicare con questi giovani soldati, che tra l’altro hanno tra i 20 e i 25 anni, in modo da riuscire oltre che a capire qualcosa in più sull’essere umano, il quale dimostra sempre di essere qualcosa di estremamente complicato da analizzare, anche a tentare di trovare modi alternativi alla chiusura delle frontiere e alla guerra (la stessa guerra che col tempo ha portato alla nascita di questo mostro che si chiama Isis) per evitare che eventi come quello di Parigi si ripetano. È per questi motivi che ho deciso di immaginare di scrivere una lettera ai giovani terroristi, una lettera che si spererebbe portasse loro a riflettere, ma anche noi a non cadere nel gioco della demagogia razzista che vuole cavalcare la paura delle persone con l’unico obiettivo di guadagnare consenso e influenza.
“Una sera speciale in una città speciale: le famiglie allo stadio assistono ad uno dei classici del calcio, all’ennesimo rinnovamento della sana competizione sportiva; altri uomini e donne si gustano cene di una delle più complicate e particolari cucine del mondo, quella francese; amanti delle emozioni si godono una serata al teatro per ascoltare della semplice musica. Improvvisamente esplosioni, grida, spari… La paura di morire assale tutti: c’è chi si riversa in strada per paura di saltare in aria, chi si aggrappa alle finestre dalla disperazione, chi corre quanto più può per salvarsi la vita. ‘Allah è grande!’ urlano gli assalitori. Ma davvero per amore verso un Dio si può seminare tanto odio e tanta sofferenza? No, sotto c’è qualcosa di più.
Voi siete guidati da un odio fortissimo, incredibile: siete guidati da un grandissimo desiderio di vendetta. Di fratelli musulmani ne abbiamo molti tra di noi, e in nome di Allah non uccidono, non seminano odio, ma, al contrario, amore. Se vi sono motivi di tanto disprezzo al di fuori della religione perché non comunicarli chiaramente? Se punite azioni delle nazioni a voi straniere, dei soprusi subiti, dei massacri in casa vostra, perché non denunciarli apertamente al mondo intero tramite i mezzi comunicativi che ormai sapete usare alla perfezione? E perché punire persone innocenti, persone che mai vi hanno toccato e mai desidererebbero farvi del male? I cittadini non partecipano alla stragrande maggioranza delle scelte politiche e non sono nemmeno a conoscenza di quello che i loro militari fanno in casa vostra. Ma allora perché continuare a seminare odio e colpire gente comune? Se vi sentite vittime di barbarie nei vostri territori denunciateli e vedrete che sicuramente persone che vi ascolteranno ci saranno, ma a seminare morte e distruzione nessuno vi seguirà.
Dall’odio nasce odio. L’odio deprime ed ostacola la felicità sia di chi lo subisce che di chi lo prova.
Discorso a parte va fatto riguardo coloro che realmente vi guidano. Persone assetate di potere, grandi comunicatori pieni di carisma; persone che predicano il sacrificio dei loro soldati per ammazzare gli infedeli quando loro tale sacrificio mai si sognerebbero di farlo. Questi vostri leader vi sfruttano e non avranno scrupoli nel farlo sempre. Loro non vi guidano alla felicità, ma alla morte e all’odio, con l’obiettivo di potersi sedere al tavolo dei potenti del mondo e parlare a voce alta coi commensali che per anni li hanno sfruttati e che oggi, si spera, si accorgono di aver creato dei mostri. Abbandonate questi leader, abbandonate l’odio. Fatelo per i vostri e i nostri fratelli musulmani. Fatelo per voi. Cercate la felicità dentro di voi e scacciate il disprezzo per il diverso. Il diverso non sempre è ostile, ed è proprio con l’incontro col diverso che può nascere qualcosa di nuovo e di magnifico, ovvero un futuro fatto di tranquillità e libertà, un futuro dove popoli diversi possano vivere sotto un unico cielo e con unico obiettivo: la felicità.“
Alessandro Accardo – FGCI Napoli