Il Ministero del Lavoro, sul tema delle pensioni, garantisce la salvaguardia anche per i 5 mila titolari della legge 104.

È recente, infatti, la decisione ministeriale secondo cui i risparmi conseguiti nell’applicazione dei provvedimenti per i lavoratori cui non si applica l’elevazione dei requisiti pensionistici prevista dalla “legge Fornero” consentiranno l’accesso alla salvaguardia anche ai circa 5 mila lavoratori e lavoratrici titolari di congedo o permesso per l’assistenza ai familiari disabili (legge 104/92) che, a oggi, ne erano rimasti esclusi. È quanto deciso dalla Conferenza dei servizi, cui partecipano i Ministeri del Lavoro e dell’Economia, che ha verificato l’esistenza di risparmi tali da consentire l’accesso alla salvaguardia anche ai titolari di congedo o permesso ai sensi della legge 104/92. Questi ultimi, pur possedendo i requisiti per essere ammessi al beneficio, infatti, non sono rientrati nel limite numerico previsto per tale categoria dalla quarta e dalla sesta salvaguardia. La decisione della Conferenza è stata comunicata all’Inps, a cui, adesso, spetta il compito di inviare agli interessati la certificazione del diritto alla salvaguardia.

Legge 104, cos’è e chi può avvalersene

La Legge 104 (Legge 5 febbraio 1992, n. 104), è la normativa di riferimento in materia di lavoro e disabilità. È diretta, secondo quanto riportato dall’art. 3 della legge, a tutti quei soggetti che presentano “una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione”. A questi soggetti vanno riconosciuti, per legge, alcuni diritti, correlati all’accertamento delle condizioni previste per usufruirne.

Legge 104: riconoscimento dei requisiti necessari per accedere ai diritti previsti

Il primo passaggio è l’accertamento e il riconoscimento dello stato di disabilità. Solo dopo aver ottenuto il certificato medico attestante l’handicap, infatti, sarà possibile inoltrare la richiesta di accertamento dei requisiti sanitari tramite il sito dell’Inps o rivolgendosi a un patronato. Seguiranno, poi, diverse visite mediche e accertamenti sanitari da parte di una commissione composta da medici dell’ASL, più un medico dell’Inps. Solo dopo la pronuncia di questa commissione, infatti, sarà possibile entrare in possesso del certificato attestante lo stato di handicap che consentirà di avere accesso ai diritti previsti dalla Legge 104. I benefici (permessi retribuiti, congedi, scelta della sede di lavoro) variano a seconda del grado di handicap accertato e possono essere riconosciuti al lavoratore o ai parenti addetti all’assistenza.

Focus sulle agevolazioni previste dalla Legge 104

Quelli che seguono sono solo alcuni dei diritti previsti dalla Legge. Ai genitori con figli minori portatori di gravi handicap, ad esempio, viene riconosciuto il diritto a un congedo parentale retribuito prolungato. La durata massima del congedo è di tre anni, la retribuzione è rappresentata da un’indennità pari al 30 per cento dello stipendio. Il lavoratore, inoltre, può scegliere di avvalersi di una modalità di congedo alternativa: 2 ore di permesso giornaliero indennizzato o 3 giorni mensili di permesso retribuito. È possibile avvalersi di questa alternativa, secondo quanto stabilito dalle nuovo norme previste dal Jobs Act, fino al dodicesimo anno del bambino. Per i genitori che assistono figli o altri parenti con handicap gravi, inoltre, è previsto anche un permesso mensile retribuito della durata di 3 giorni, permesso di cui si può usufruire anche in modalità oraria. Il beneficiario delle Legge 104, inoltre, ha diritto – salvo rare occasioni – a scegliere la sede di lavoro più vicina al suo domicilio. Ha, inoltre, diritto a non essere trasferito in altra sede di lavoro senza il suo consenso e a non essere destinato a turni di lavoro notturni contro la sua volontà. È esentato anche da lavoro nei giorni festivi e di domenica. Questi diritti riguardano anche coloro i quali prestano assistenza a parenti con handicap gravi.

Anna Capuano

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