Dopo la debacle mondiale con la Svezia, il calcio italiano sta vivendo il momento più importante e difficile degli ultimi 25 anni. L’ultima volta a far rumore fu la mancata partecipazione agli europei del ’92. Fu una disdetta, dalla quale, però, il calcio italiano seppe imparare tantissimo, costruendo uno dei suoi ventenni più luminosi, culminato con la vittoria del mondiale nel 2006. D’altronde fa parte dello spirito italiano, rialzarsi e dare il meglio di se stessi nei momenti di difficoltà. Era successo all’inizio della già citata spedizione del 2006. Era successo nel ’58, quando l’Italia che non si qualificò al mondiale in Svezia, due anni dopo si presentò agli europei e li vinse. D’altronde si sa, per noi italiani dopo una Caporetto, c’è sempre Vittorio Veneto.

Dopo l’eliminazione dal mondiale sono successe una maree di cose che hanno smosso la federazione e, addirittura, fatto agitare il CONI. Tante accuse, tante voci che hanno portato all’esonero di Ventura e alle dimissioni forzate del presidente della FIGC Tavecchio. Insomma, un caos totale. L’unica cosa che appare chiara è che serve una scossa, che, almeno nell’immediato, possa dare avvio a trasformazioni, senza cancellare quanto di buono fatto in questi anni. Prescindendo da una riforma completa dell’intero sistema federativo, sotto un profilo meramente tecnico la scossa potrebbe avere un nome e un cognome ben precisi: Carlo Ancelotti. Quali sarebbero i benefici di questa scelta? Perché Ancelotti potrebbe essere l’uomo ideale per rifondare il calcio italiano? Analizziamo due aspetti: quello psicologico e quello tecnico.

Aspetto tecnico: Dal punto di vista tecnico c’è poco da discutere. Ancelotti è l’allenatore che ha vinto più Champions League e che ha uno dei migliori palmarès. Carletto è uno dei più grandi innovatori del calcio moderno. A Milano tutti ricordano il suo famoso “Albero di Natale”. Un 4-3-2-1 che sarebbe in grado di esaltare le caratteristiche del nostro calcio. Con questo modulo i vari Insigne, El Sharawy, Berardi, Bernardeschi, Florenzi avrebbero modo di potersi esprimere al meglio e altri giovani centrocampisti di grande qualità come Jorginho, Benassi, Baselli, Verratti avrebbero la possibilità di mettere in mostra tutto il loro potenziale.

Ancelotti è, inoltre, un allenatore che crede molto nei giovani. Fu proprio lui che volle Verratti al PSG (all’epoca diciannovenne). Fu lui che volle il giovanissimo James Rodriguez al Real Madrid. La sua attenzione verso i giovani pare fosse una delle cause della sua rottura con i senatori del Bayern, elemento determinante per il suo esonero a Monaco di Baviera.  Insomma, Ancelotti sarebbe quell’allenatore  in grado non solo di lanciare i giovani ma di dargli anche quella fiducia necessaria affinché acquisiscano esperienza internazionale, caratteristica che alla maggior parte dei nostri calciatori attualmente manca.

Lorenzo Insigne
Lorenzo Insigne

Aspetto Psicologico: Ancelotti avrebbe il carisma e l’esperienza giusta per traghettare la nostra nazionale. I giocatori potrebbero sentirsi non solo maggiormente protetti e tutelati, ma, soprattutto, potrebbero lasciarsi indirizzare da un uomo che di trofei nella sua carriera ne ha vinti veramente tanti.

Ancelotti
Ancelotti alza al cielo una delle sue due Champions conquistate con il Milan.

L’empatia che riesce a creare con i propri calciatori, molto spesso risulta la sua arma vincente. Cristiano Ronaldo lo definisce spesso come uno dei suoi migliori allenatori. Empatia ed amicizia che renderebbero questa Italia, soprattutto, un “gruppo”, da intendere sia nell’accezione quotidiana di “gruppo di amici” sia nell’accezione sacchiana di questo termine, ovvero ” un’orchestra” , in cui ogni reparto dialoga esattamente come gli strumenti musicali in un concerto.

Motivazioni personali: Ancelotti non ha mai allenato una nazionale e un trofeo in tal senso manca nel suo curriculum. La voglia di mostrarsi e di affermarsi come allenatore vincente completo potrebbe essere uno dei fattori a spingere il tecnico a vestire l’azzurro. Una gioia, questa di  ottenere un trofeo con la nazionale, che non è riuscito a conquistare nemmeno da calciatore, con cui ha raggiunto solo quell’amaro terzo posto ad Italia 90.

Problema Futuro: Indipendentemente da chi sarà il condottiero tecnico e politico del calcio italiano, viste le già citate dimissioni di Tavecchio e le varie ipotesi tra cui ci sarebbe anche il commissariamento del CONI, i futuri protagonisti avranno il compito di rieducare il calcio italiano. Non si dovrà dimenticare quanto di buono fatto dalla vecchia amministrazione (si pensi al VAR che seppur in fase di sperimentazione si sta rivelando uno strumento molto utile e a tutte le cose rimarcate da Tavecchio nella sua ultima conferenza stampa), ma bisognerà apportare altre innovazioni positive, magari partendo dai giovani, da una loro crescita tecnica prima che tattica, dalla loro educazione, dalla ristrutturazione degli stadi, troppo obsoleti rispetto ad altri impianti in Europa (salvo alcune eccezioni). Insomma bisognerà essere lucidi, come Grosso contro la Germania nel 2006, solo così il calcio italiano potrà ritornare ai vertici.

Giovanni Ruoppo

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