Dal diciassette al diciannove febbraio si terrà a Rimini il congresso fondativo di Sinistra Italiana: un nuovo progetto politico che si vuole affermare come alternativa alle politiche che hanno dominato il nostro Paese negli ultimi trenta anni.
Fiera combattente e sostenitrice di un cambiamento reale, Raffaella Casciello, 26enne laureata in filosofia politica a Napoli e fin da giovane attiva in movimenti giovanili e studenteschi, dopo l’esperienza alle ultime elezioni regionali della Campania (era candidata nella lista “Sinistra al lavoro” con Salvatore Vozza Presidente), è ora pronta per questa nuova battaglia al fianco dei “subalterni” che, nel nuovo progetto politico di Sinistra Italiana, dovranno essere posti al centro. E’ questo l’obiettivo in cui da sempre crede Raffaella, il motivo che ogni volta la spinge ad affrontare una nuova lotta. L’abbiamo intervistata per saperne di più circa l’idea, l’agenda politica, del nascente partito.
Si avvicina il congresso fondativo: considerati gli avvenimenti accaduti finora (ultimo fra tutti, Fassina che si autosospende dal gruppo parlamentare), come credi che Sinistra Italiana riuscirà a superare le diverse visioni dei suoi componenti circa il rapporto nei confronti del centrosinistra?
“Penso che quando abbiamo fatto Cosmopolitica a febbraio dell’anno scorso, lo abbiamo fatto sostenendo un appello che si chiamava “La sinistra di tutte e di tutti”: un appello che si rivolgeva non solo alle persone che provenivano da differenti trascorsi politici, ma anche a coloro i quali nella nostra società non erano ancora organizzati e che non lo sono tutt’ora. L’obiettivo, per me, resta ancora costruire un polo alternativo al centrodestra e al centrosinistra, e naturalmente anche al Movimento 5 Stelle e alla Lega di Salvini (che oggi sembra essere il leader più visibile della “nuova” destra, oggettivamente differente rispetto a quella che abbiamo conosciuto in questi anni).
Inoltre, credo che la discussione congressuale sia una discussione che ci vedrà impegnati su diversi fronti (diritti, lavoro, reddito, Europa). Il ragionamento sulle alleanze credo che faccia male alla discussione di Sinistra Italiana: bisognerà fare attenzione a non ripercorrere gli stessi errori fatti in passato perché finiremo con l’essere rappresentati come un calderone bellicoso di residui dirigenziali di sinistre che furono. E’ per questo che è una discussione che va risolta al più presto: una cosa che non si può permettere una nuova formazione politica di sinistra è ambiguità sulla linea politica. Quest’ultima invece dovrà essere netta e chiara e soprattutto andare in controtendenza rispetto a quanto successo nel nostro Paese negli ultimi trent’anni. Il jobs act, lo Sblocca Italia, la Buona Scuola sono il frutto di politiche scellerate del Partito Democratico, con o senza Renzi, perché come dimostra bene il caso campano, con De Luca, noi abbiamo già sperimentato cosa significa il partito della nazione sui nostri territori, non avevamo bisogno di Renzi per capirlo. E’ strutturalmente il PD che è mutato geneticamente. Per cui, io penso che non sia possibile alcuna alleanza con quest’ultimo: logicamente sarà sovrana la decisione dell’assemblea congressuale. Tuttavia, credo che nella base della sinistra di questo Paese ci sia un’esigenza forte: costruire una forza autonoma e alternativa al PD”.
E rispetto alle altre forze di sinistra (Rifondazione, Possibile, PCI…), come ritieni che il nascente partito debba porsi considerando la lunga storia di scissioni che la sinistra ha alle spalle (Ettore Maria Colombo ha pubblicato recentemente un approfondimento a proposito)?
“Secondo la mia opinione si deve dialogare con le altre forze di sinistra: con Rifondazione Comunista, con Possibile, con l’esperienza di De Magistris a Napoli, ma anche con tutte le liste civiche che si sono sviluppate in Italia nel corso delle amministrative scorse. Abbiamo necessità di ricominciare a discutere a partire dai territori e quindi guardare al civismo e naturalmente al civismo di sinistra: a tutto quello che si è mosso e che ha prodotto alcuni risultati non trascurabili alle amministrative scorso, appunto (il caso, ad esempio, di “Coalizione Civica” a Bologna e di “Speranza Caserta” in Campania)”.
Sul sito di Sinistra Italiana possiamo leggere: sanità, social compact, trasporti, cannabis legale. Sono questi i temi su cui si concentrerà l’azione del partito o ce ne sono altri?
“La proposta che noi abbiamo fatto nel corso di quest’ultimo anno è proprio il “social compact”. Questo progetto prevede la distribuzione, ogni anno, di 16 miliardi di euro, per tutto quello che riguarda le questioni e le condizioni di vita materiale delle persone. E’ quindi necessario investire su sanità, sulla tutela del nostro territorio e la sua messa in sicurezza, sul lavoro con un’attenzione particolare alla nostra fascia generazionale. Bisognerà concentrarsi su lavoro e reddito: due cose che non viaggiano necessariamente insieme, ma che sono fondamentali per cercare di ricostruire un pezzo della credibilità della sinistra. Inoltre a breve ci troveremo ad affrontare la campagna referendaria indotta dalla CGIL sui voucher: un disastro per la nostra generazione, uno strumento di schiavitù legalizzata. Il partito dovrà saper dare un segnale ai miei coetanei, soprattutto a quelli del Mezzogiorno, anche se sarà difficile. Ma è un compito fondamentale della sinistra ricostruire il rapporto con i giovani di queste terre senza possibilità.
Ragion per cui credo che la priorità debba essere, nell’agenda politica del nuovo partito, la questione del Mezzogiorno: non come un elemento ornamentale, ma come un punto fondamentale dal quale poter ripartire. La discussione a tal proposito dovrà costituire anche un modo per poter definire le priorità del nuovo soggetto politico della sinistra: un partito anti-establishment che combatte le disuguaglianze e che quindi si pone contro processi di mezzogiornificazione (che non hanno riguardato solo il sud Italia ma anche i famosi PIGS: Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna). Dovremo prefissarci l’obiettivo di fondare un partito che si occupi di tutto quello che non è stato fatto negli anni passati: bisognerà avere il coraggio di fare questo salto di qualità”.
“Partecipa, contribuisci anche tu a dare vita alla forza di sinistra che serve all’Italia e che manca in Europa. È tempo di cambiare”. Cosa significa per te la creazione di questo partito? Cosa speri che cambierà in Italia, ma soprattutto in ogni piccola comunità sul territorio nazionale, se questo progetto dovesse concretizzarsi in una vittoria politica?
“La comunità dalla quale provengo, Act (un collettivo di giovani precari), ha messo in campo un esperimento in quanto quasi nessuno di noi è stato mai iscritto a partiti. Quando abbiamo deciso di aderire al percorso costituente di SI, lo abbiamo fatto con una consapevolezza: che valeva la pena fare un tentativo. Non di ricostruire la sinistra, ma di spingere per la costruzione di uno spazio politico nuovo che fosse in grado di misurarsi con la sfida di questa complessa Europa e dell’avanzata delle destre nel mondo Occidentale. Ieri Trump ha sostituito Obama e in Europa le cose non vanno meglio. Assistiamo ad immagini che sembravano essere state archiviate dalla storia ma che ritornano prepotenti ad invadere la nostra vita quotidiana: è il caso della costruzione di muri, dell’abuso del filo spinato per separare le nazioni,, delle lunghe file di migranti ai confini. Se dovessi dire che tipo di sinistra serve a questa Europa, direi che serve una sinistra transnazionale all’altezza di tali questioni, le cui soluzioni non possono essere lasciate alle destre. A questa Italia serve una forza dell’alternativa che sappia riconquistare la fiducia di chi non va più a votare, dei giovani della nostra generazione che hanno dimostrato di avere le idee ben chiare quando il 4 dicembre hanno votato NO al referendum, serve formare classi dirigenti credibili e definitivamente liberate dall’importante, ma troppe volte ingombrante, passato. Serve costruire un soggetto utile alle persone che vivono nelle nostre città, nei piccoli centri, nelle aree marginali del paese. Un partito nuovo è un partito che è in grado di mettere a disposizione risorse per strutture di mutualismo in tutta Italia, abbandonando per sempre le fumose e tristi sezioni di partito. Abbiamo la responsabilità di dover ricominciare a rinsaldare legami, occuparci davvero delle diseguaglianze e combatterle. Sono tutte queste cose che mi farebbero cantare vittoria. Ritorneremmo tutti ad essere felici di fare politica insieme. A me interessa ancora trasformare la realtà. Credo convintamente che fare politica sia un esercizio creativo che rende plastico e toccabile con mano quello che pensiamo. Se agli appuntamenti politici saremo in grado di avere buone percentuali, vuol dire che avremo fatto un buon lavoro e che siamo sulla strada giusta. Se tutto questo non si realizzasse: siamo ancora giovani e continueremo a sperimentare. Con un unico punto fisso: restare sempre dalla stessa parte”.
Federica Ruggiero
Sicuramente un’ottima iniziativa che parte dalla voglia di ribellarsi a questa polica malsana, ma continuando a creare movimenti/partiti certo non si aiuterà il sistema politico italiano, un sistema corrotto fino all’osso in cui ci sono persone che non hanno alcuna intenzione di modificare quanto basta per avere una governabilità del paese al fine di attuare manovre che possano far ritornare l’italia tra le grandi d’europa.
Pe quanto riguarda l’America… ahimè hanno voluto questa politica del vecchio Donald e ora ci saranno diverse sfide intercontinentali da affrontare.
Continua così Federica