L’acqua dalla Fontana del Bernini è tornata a zampillare in Piazza di Spagna, ma non cancellerà mai più i segni lasciati dagli ultrà olandesi. La Barcaccia entra così nel triste elenco delle opere d’arte sfregiate, e in questo caso irrimediabilmente, viste le parole della responsabile dei restauri della Soprintendenza di Roma Annamaria Cerioni : “Un danno grave anche perché permanente, dal momento che quando un’opera come questo viene danneggiata non tornerà più come prima”.
La storia oramai è nota, un gruppo numeroso di ultrà olandesi, distintosi già la sera precedente per aver devastato Campo dei Fiori, ha incominciato a prendere bottigliate la celebre fontana del Bernini, nel centro di Roma, innanzi a turisti increduli e spaventati. I danni sembravano riguardare solo il candelabro centrale,oltre che all’acqua, ricoperta completamente da rifiuti, lattine e bottiglie. Ma a seguito dei sopralluoghi di venerdì sono emersi danni ancora più gravi: 110 scalfitture e altrettanti pezzi staccati ritrovati all’interno della vasca, il più grande è un frammento di travertino di 10 cm. La questura rivedrà i filmati delle diverse telecamere nella piazza , però la polemica non sembra voler terminare dopo che l’Olanda ha respinto la richiesta del sindaco Marino di un risarcimento danni , mentre da Rotterdam oltre che parole di sostegno, è giunta la promessa di individuare i colpevoli. La domanda che molti si pongono è perché tanto accanimento contro un’opera d’arte? Torniamo indietro nel tempo per scoprire tutte le volte che un fregio è diventato uno sfregio all’arte.
Nell’antichità le opere d’arte svolgevano diverse funzioni, erano per esempio il simbolo del potere di una civiltà, e il loro danneggiamento assumeva diversi significati. Se il danno era involontario diventava spesso un segno che gli dei inviavano agli uomini, il danneggiamento volontario invece avveniva principalmente in caso di guerra, quando il popolo avversario, una volta conquistata la città, ne distruggeva i simboli del potere precedente. Caso diverso per le opere religiose, i mesopotamici non distruggevano mai la statua del Dio del paese avversario, al contrario la rimuovevano per privare il nemico della protezione divina e nello stesso tempo evitare che il Dio in questione facesse ricadere su chi l’avesse distrutto la propria ira. Nei secoli l’arte è cambiata sia nella forma che nella sua funzione e con essa anche i motivi degli atti vandalici rivolti contro di essa. Principalmente gli attacchi fisici contro le opere d’arte sono dovuti ad gesto di un folle, ad una bravata, voglia di protagonismo, un incidente o, come nel caso di Piazza di Spagna, l’effetto di alcool e droga. Ecco alcuni esempi di opere famose sfregiate :
“La Ronda di Notte” di Rembrandt è l’opera pittorica che ha subito più violenze, la prima nel ‘700 quando le autorità cittadine di Amsterdam la tagliarono in due pezzi per adattarla ad una parete del Municipio. Ma è nel ‘900 che per ben tre volte l’opera fu deturpata e le ultime due si distinsero per la gravità del danno, nel ’75 infatti un uomo la colpì con 13 coltellate e nel ’90 un olandese gettò sul dipinto dell’acido solforico.
“La Pietà” di Michelangelo , la scultura Rinascimentale esposta nella Basilica di San Pietro oggi protetta da una parete di cristallo invulnerabile, fu colpita nel ’72 da un folle con 15 martellate al grido “sono Gesù Cristo”. L’uomo, un geologo australiano, fu rinchiuso prima in un manicomio italiano e poi riportato nel suo paese. I danni, principalmente arrecati alla Vergine, furono molti ma il restauro, in particolare del naso eseguito con polvere di marmo e colla, riportò la scultura all’antico splendore. Anche per il “David” di Michelangelo c’è un precedente, infatti nel 1991 si vide colpire il suo dito del piede destro con un martello da uno squilibrato.
Per molti dipinti furono delle sostanze lanciategli contro la vera rovina, come per un Picasso “ La femme che lit”, esposto in un museo ad Atene colpito da una sostanza diluente o “La Madonna di Foligno” di Raffaello cosparso di liquido infiammabile da un uomo sulla sedia rotelle pronto a dargli fuoco se i custodi non l’avessero fermato in tempo. In altri casi l’uso di oggetti contundenti a causarne il danneggiamento , come per un altro Raffaello esposto a Madrid “Il Cardinale” o anche per tre pitture di Matisse che, nel 1998, furono bucati con una matita da alcuni studenti in visita scolastica, tra questi “La Giapponese”.
Dei giorni nostri invece la notizia dell’imbrattatura con un evidenziatore della parte inferiore del celebre dipinto “La libertà che guida il popolo” di Delacroix con la scritta “AE911”, sigla facente riferimento ad un sito internet dove si raccoglievano firme per chiedere di riaprire l’inchiesta sulle Torri Gemelle. Indimenticabile il caso della barba della maschera funeraria di Tutankhamon, staccatasi per la pulizia frettolosa di alcuni addetti del museo del Cairo, e rincollata altrettanto frettolosamente con una resina epossidica inadatta per l’importanza dell’opera.
Fonti e per approfondire:
http://www.ilcollezionistain.it/curiosita0406.htm
http://www.iljournal.it/2013/opere-darte-deturpate-riassunto/437895
Claudia Cepollaro