L’Unione Europea ha dichiarato il bisfenolo A (Bpa), sostanza contenuta in materiali plastici tra cui bottiglie, lattine, barattoli e giocattoli, potenzialmente dannosa per l’apparato endocrino e per il sistema ormonale. Il composto chimico è stato, infatti, recentemente inserito nell’elenco delle ‘’sostanze estremamente preoccupanti’’ per la sua elevata pericolosità.
L’Agenzia Europea per le sostanze chimiche (Echa) ha commentato così il proprio provvedimento: “La nostra decisione conferma che il bisfenolo A è sostanza estremamente preoccupante a causa delle sue proprietà di interferente endocrino. La Commissione ha già intrapreso azioni sostanziali per limitarne l’uso in un certo numero di prodotti di consumo, inclusi i materiali per contatto con gli alimenti e i giocattoli”.
Un recente studio condotto da ricercatori americani pubblicato sulla rivista Environmental Health Perspectives ha indicato il bisfenolo A come possibile causa di tumori al fegato, mentre un’altra ricerca condotta dall’Università dello Iowa si è soffermata sui possibili danni all’apparato riproduttore. Da quest’ultima analisi è emerso che la sostanza viene scambiata per un ormone stimolando l’effetto degli estrogeni contenuti all’interno delle ovaie e causando negli organismi maschili una bassa concentrazione spermatica.
I residui di Bpa possono essere assorbiti attraverso la cute, per inalazione di polveri o attraverso gli alimenti contenuti nei contenitori a base di bisfenolo. Nel 2011 l’Unione Europea aveva già messo al bando la sostanza vietandola nei prodotti a contatto con i bambini tra cui biberon, ma a fronte di questi studi Bruxelles ha iniziato una serie di procedure che porteranno al veto complessivo del bisfenola A a partire dai giocattoli e dalle confezioni per alimenti.
Nonostante le misure cautelari intraprese da tempo dai dati pubblicati di recente dal Center for Environmental Health di Broadway è venuta alla luce una situazione alquanto preoccupante. I ricercatori hanno analizzato 250 scatole presenti in negozi e supermercati americani ed è risultato che il 38% di queste contenevano la tanto discussa sostanza. I passi in avanti sono stati compiuti, ma per tutelare la salute dei consumatori serve di più.
Vincenzo Nicoletti