Il “Cave canem” torna a risplendere: uno dei mosaici più celebri dell’antichità, a Pompei. Nuova struttura di protezione in vetro temperato e acciaio inox, altamente resistente e poco invasivo alla visione. Il progetto di recupero ha interessato anche gli affreschi della domus pompeiana.
Il “Cave canem“, bellissimo mosaico che accoglie i visitatori all’ingresso della Casa del Poeta Tragico a Pompei, da oggi sarà ammirabile attraverso una nuova struttura di protezione. La struttura realizzata in vetro temperato e acciaio inox verniciato, è una novità assoluta per Pompei; è la prima volta che sia dotta una soluzione simile all’interno degli scavi, per la salvaguardia di questo immenso bene archeologico. Per la messa in opera della nuova struttura sono stati riutilizzati i precedenti punti di appoggio del cancello, tale da non arrecare danni alle murature antiche. I lavori di “ammodernamento” e salvaguardia hanno interessato anche altre parti della domus pompeiana ovvero gli affreschi dell’ingresso, quelli ancora in loco, poiché alcuni sono stati staccati e attualmente sono a Napoli al Museo Archeologico Nazionale.
Il restauro è stato reso possibile grazie ai fondi ordinari, ciò permetterà un maggior godimento dell’intera domus di Pompei con le varie strutture: ingresso–atrio– tablino e peristilio con larario. Le case pompeiane sono tutte della stessa tipologia, infatti, la Casa del Poeta Tragico è una tipica casa ad “atrio“, anche se di dimensioni ridotte rispetto ad altre grandiose abitazioni; il nome deriva dal mosaico che adornava il tablino, con la scena della prova teatrale di un coro satiresco, ora al Museo Archeologico di Napoli. Adornavano gli ambienti anche altri quadri con Admeto e Alcesti ed episodi dell’Iliade: rimangono qui solo quelli dell’ambiente di soggiorno raffiguranti “Arianna abbandonata da Teseo” ed il “nido di amorini“. All’ingresso della casa vi è il famoso mosaico con un cane al guinzaglio che reca la scritta: Cave canem” (“attenti al cane“), anch’esso tipico di altre abitazioni pompeiane; l’avvertimento è ricordato in alcune fonti letterarie come, nell’episodio del Satyricon di Petronio, in cui il protagonista viene spaventato a morte dal grande cane dipinto. È questa la casa, che servì da modello per la dimora di Glaukos, nel romanzo di E. Bulwer-Lytton, “Gli ultimi giorni di Pompei” (1834).
Ora noi possiamo solo immaginare come potessero essere belle e riccamente decorate queste dimore pompeiane. Soprattutto i mosaici, la cui tecnica meticolosa e raffinata , denota il livello di splendore di cui godeva Pompei prima del fatidico 79 d.C , che sembrava aver cancellato per sempre ogni traccia dell’antica città. Ma così non è stato e Pompei continua a vivere e ci si augura all’infinito.
Rossella Mercurio