Anni di negoziazione intergovernativa hanno portato alla realizzazione della Convenzione Minamata, che mira a frenare il commercio, l’uso e l’inquinamento globale del mercurio, portando alla luce abbondanti prove sugli effetti dannosi del metallo sulla salute umana. Il 50% dei 128 paesi firmatari, tra cui l’Italia che ne è entrata a far parte il 10 ottobre 2013, ha, infatti, ratificato di recente il trattato.
Il mercurio ha la capacità di legarsi con proteine ed enzimi cellulari con gravi effetti citotossici. In caso di intossicazione acuta sono stati riscontrati casi di broncopolmonite con sintomi neurologici a livello del SNC e dell’apparato gastrointestinale. L’ esposizione cronica al mercurio, invece, può causare tremori, forme di allucinazioni, danno renale, neurotossicità a livello della corteccia cerebrale (una delle zone del cervello deputata all’attività cognitiva) e del cervelletto (parte impiegata nell’attività motoria), alterazioni dei movimenti, debolezza muscolare, perdita della vista e dell’udito e nei casi più gravi la morte.
Il mercurio oggigiorno inquina abbondantemente anche le acque italiane. Stando al dossier del 22 marzo 2014 pubblicato da Legambiente, nel 2011 in Italia sono state emesse oltre 140 tonnellate di metalli pesanti direttamente nelle acque tra cui 258 chilogrammi di mercurio. Confrontando singolarmente ciascuna emissione con quella degli altri paesi europei più industrializzati (Francia, Germania e Regno Unito), emerge che ben quattro metalli pesanti su otto tra cui il mercurio siano stati emessi in quantitativi maggiori dall’Italia.
Ma come fanno a finire i metalli pesanti nelle acque? Sicuramente, gran parte della responsabilità va attribuita al tipo di impianto: le centrali elettriche a carbone, ad esempio, emettono sostanze cancerogene per l’uomo in enorme quantità come mercurio, benzene e cadmio. Secondo Legambiente, però, le cause principali sono da ricercarsi nella qualità degli impianti e negli scarsi controlli ambientali nel territorio.
“Occorre migliorare in qualità e quantità l’impiantistica esistente specifica del trattamento delle acque industriali – si legge nel dossier – aumentare i controlli sul territorio e non permettere il mescolamento delle acque reflue industriali con quelle civili per evitare che le prime vadano a finire in impianti non idonei al trattamento specifico di inquinanti chimici”.
Il mercurio, nonostante la sua pericolosità, viene ancora largamente impiegato anche in contesti non industriali come ad esempio come antimuffa nelle vernici, nell’industria plastica come catalizzatore e dai dentisti come amalgama dentale.
La convenzione di Minamata comprende restrizioni anche per la produzione di amalgama, una lega di mercurio con altri metalli tra cui l’oro. L’amalgama ha il difetto di non essere completamente inerte. Infatti, oltre al problema della corrosione, ossia il rilascio dei suoi ioni metallici che dipende dalle condizioni di temperatura, di stress meccanico e galvanico, si verifica anche un rilascio di vapori di mercurio altamente inquinanti.
Tuttavia, mentre il successo della firma di Minamata viene celebrato, molte domande rimangono ancora senza risposta. Non si sa, infatti, se i governi saranno disposti ad affrontare le complesse questioni riguardo l’attuazione della convenzione. L’Amministrazione di Trump sta attivamente lavorando per revocare una serie di norme ambientali e sanitarie incluse restrizioni degli scarichi di mercurio dalle centrali a carbone.
Nel frattempo, però, in alcune regioni meridionali del globo le estrazioni di mercurio si stanno intensificando, minando gli obiettivi del trattato. Le nuove attività minerarie di mercurio in Asia e in America Latina ne hanno abbassato il costo e aumentato il consumo. In Messico la cosiddetta industria mineraria informale è aumentata di dieci volte tra il 2014 e il 2016. In aree minerarie dell’Indonesia il mercurio a basso costo ha portato ad eccessive esposizioni causando difetti di nascita e altri effetti negativi per la salute.
In Italia, d’altro canto, parallelamente all’iter che ha portato alla ratifica della Convenzione di Minamata, il 17 maggio 2017 è stato adottato il nuovo regolamento UE 2017/852 sul mercurio che abroga il regolamento (CE) n. 1102/2008 ampliandone la portata. Il nuovo regolamento è stato pubblicato sulla G.U dell’Unione Europea in data 24 maggio 2017 e sarà applicabile a partire dal 1 gennaio 2018.
Anche se alcuni progressi politici sono stati fatti per il controllo del mercurio nel corso dell’ultimo decennio la politica emergente della deregolamentazione e della non regolamentazione costituisce una grave minaccia per la sanità pubblica. Diverse iniquità economiche e dinamiche di potenza alimentano l’esposizione al mercurio. Sono, quindi, necessarie diverse modalità di resistenza.
L’amministrazione Trump deve essere fermata dalla revoca del regolamento sul mercurio. La comunità sanitaria pubblica dovrebbe anche esercitare pressioni sui governi perché tengano conto delle voci emarginate, pronunciarsi saldamente contro i sottostanti processi sociopolitici che alimentano le minacce di mercurio e costruire una forma di solidarietà con i gruppi colpiti.
Angela Abate