Giuseppe De Nittis fu un artista italiano dell’800, a mezza strada tra i macchiaioli e gli impressionisti.

Uomo del Sud nell’animo non rinnegò mai le proprie radici pur essendo diventato un “artista alla moda”, allorché si trasferì a Parigi: così definito da Adriano Cecioni che non non amava più la vena artistica dell’amico. La sua fu una pittura moderna e vibrante a tratti malinconica, ma fortemente realistica. Morì molto giovane, all’apice della carriera.

Un uomo venuto dal sud

Giuseppe De Nittis nasce a Barletta nel 1846, la famiglia è benestante, tuttavia, l’infanzia è infelice: a dieci anni si ritrova orfano della madre, morta qualche anno prima, e del padre morto suicida. Affidato alle cure del nonno si trasferisce a Napoli. Dal punto di vista storico i più importanti cambiamenti sono ancora lontani da quel profondo Sud. È nella città partenopea che matura la passione per la pittura, decide di frequentare l’istituto di Belle Arti ed entra in contatto con la Scuola di Posillipo. Le opere giovanili risentono dei richiami culturali attivi in Italia: i paesaggi “en plein air” e i macchiaioli toscani. Firenze alla metà dell’800 è il fulcro indiscusso della pittura italiana, viatico non solo dei macchiaioli, ma anche degli impressionisti.

Giuseeppe De Nittis
“Il passaggio degli Appennini

 

Giuseppe De Nittis
“Sulle pendici del Vesuvio

L’esordio parigino e una “fuga” londinese

Io amo la Francia appassionatamente e disinteressatamente, più di qualsiasi
altro francese
(Taccuino, 1870-84 )

Giuseppe De Nittis affronta il primo viaggio a Parigi nel 1867 ed è un anno importante perché entra in contatto col mercante d’arte Goupil, suo mecenate. Non ancora distaccato dalla macchia ritorna a Firenze, dove espone l’opera  “Passaggio degli Appennini”. Il successo è assicurato: Giuseppe De Nittis ha proposto un’opera fortemente verista. Basti osservare le lunghe strisce lasciate, sull’asfalto, dal carro che si allontana. Ma l’artista avverte il bisogno di ritornare a Parigi, dove conoscerà l’amore: infatti, sposerà Léontine, che gli rimarrà accanto fino alla morte. A causa della guerra franco-prussiana, i due riparano a Napoli: sarà l’ultima volta che Giuseppe De Nittis vedrà la città e, inconsapevolmente, non si lascerà scappare le impressioni che suscitava quella natura così intatta e selvaggia. Dipingerà tavole cariche di colori pieni e lontane dal languore delle future opere parigine; era quello il vero che sentiva. La vita parigina era molto diversa, fatta di momenti di brulicante modernità, ma non per questo rinnegò l’amore per i paesaggi e la vena macchiaiola. Osservare la realtà, adesso, significava dare attenzione ai piccoli dettagli e, frattanto, spinto da Goupil e da motivi commerciali si dedica a piccole pitture di scena.

Ma De Nittis non ama falsificare la propria pittura e decide di rompe i rapporti con Goupil fuggendo a Londra. Qui che dà vita ad opere grandiose, dal tocco fotografico e di una modernità che avanza. Nonostante fosse affascinato da Degas e dalla vita contemporanea, De Nittis non può definirsi un impressionista, ma neppure un macchiaiolo vero e proprio, anche se l’uso dei colori continuò ad essere quello tipicamente italiano

Giuseppe De Nittis
“La National Gallery di Londra”

 

Giuseppe De Nittis
Prima del ballo

Un “artista alla moda” e gli ultimi anni

Giuseppe De Nittis
” Autoritratto”

Il ritorno a Parigi è definitivo nel 1875,  ormai l’artista si sente più maturo. In quegli anni partecipa all’Esposizione Universale presentando alcune opere che tracciano un prima e un dopo:La strada di Brindisi” e “Il ritorno dalle corse”: era diventato un “artista alla moda”, etichetta con cui fu ripudiato dai macchiaioli. Nel 1880 si stabilisce in una casa tutta sua, che in breve tempo diventa un salotto artistico, tra gli ospiti anche Manet, Degas, Oscar Wilde, Zola e Maupassant. In quegli anni Giuseppe De Nittis  non si sente più motivato ad esporre al Salon e partecipa ad un’esposizione a Place Vendome nel 1881, presentando una delle sue opere più celebri. Parliamo de  “Le corse en Bois de Boulogne”, un’pera emblematica sia per le dimensioni (è un trittico composto da tre tavole), sia perché manca di quel “continuum” spazio-temporale. Fulcro dell’opera sono le donne intente ad osservare le corse, che in realtà non sono rappresentate nella scena. Ecco che viene fuori un punto di vista privilegiato, un’osservazione sul dato reale, da un punto di vista soggettivo. Giuseppe De Nittis muore giovanissimo, a 38 anni, il 21 agosto del 1884, all’apice della sua carriera artistica e sicuramente nella serenità di una stabilità economica. L”‘Autoritratto” è una felice espressione di tutto questo: un uomo borghese, raffinato e benestante. Agli ultimi anni di vita appartiene anche l’opera, “Colazione in giardino”. La moglie, preoccupata da alcuni problemi finanziari, deciderà di donare molte delle opere del marito, che a tutt’oggi sono conservate presso la Pinacoteca Giuseppe De Nittis di Barletta.

Giuseppe De Nittis
“Ritratto di donna o Leontine

 

Giuseppe De Nittis
 Le corse en Bois de Boulogne

Rossella Mercurio

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