Continua l’esodo dal Movimento 5 Stelle: ha annunciato le sue dimissioni il senatore Vacciano, noto per aver affermato che il Governo sarebbe stato in grado persino di mettere la fiducia su Topolino. Il senatore non ha dichiarato le motivazioni che lo hanno condotto ad assumere tale decisione ma il suo gesto lo pone al riparo dalle critiche, tipicamente poste dal gruppo maggioritario, di tradimento della volontà dell’elettorato e mantenimento del posto. Il Senato sarà chiamato a ratificare le dimissioni ma probabilmente, come da galateo costituzionale, saranno rifiutate: solo una seconda richiesta condurrebbe alla accettazione.
Ieri il leader del Movimento aveva parlato di una “dittatura guidata da golpisti e tangentari”, accusando il presidente del Senato di “essere privo di dignità”. Oggetto delle critiche era la votazione, avvenuta in tarda notte a causa di problemi tecnici: il testo presentato a palazzo Madama era privo di alcune modifiche apportate dal Governo. Lo stesso Vacciano aveva in aula duramente accusato Piero Grasso: difficile dire se le dimissioni siano correlate all’evento ma, dopo una presa di posizione così dura, appare inverosimile che il senatore abbia intenzione di entrare nella maggioranza dell’Esecutivo. Forse all’origine del gesto ci sono dissidi interni.
Intanto il Movimento, ridotto nel numero e diviso, contesta l’azione governativa. Stamattina il vicepresidente Giachetti ha ordinato l’espulsione di sette deputati. La decisione di procedere a tappe forzate per approvare la legge di stabilità prima della fine dell’anno ha indotto il gruppo parlamentare ad occupare i banchi del Governo. Un testo giudicato forte per i tagli previsti al welfare state, ma non alle spese militari. Padoan ha risposto ieri alle critiche, ricordando che il provvedimento contiene sgravi fiscali rilevanti (circa 100 euro per lavoratore, secondo i dati riportati ieri dal quotidiano La Repubblica, e rifinanziamento della misura degli 80 euro). Non dovrebbe essere posta la questione di fiducia per quella che una volta era chiamata la “legge finanziaria”, dopo la decisione della Commissione bilancio di non discutere 80 degli emendamenti presentati, riducendo a soli 50 gli emendamenti da discutere e votare.
La questione sembra, però, non essere ancora conclusa infatti si vocifera di dimissioni anche per il deputato Cristian Iannuzzi e la madre, Ivana Simeoni.
Vincenzo Laudani