E’ morto ieri notte Carmine Schiavone l’ex boss che gestiva l’amministrazione del Clan dei Casalesi, poi divenuto collaboratore di giustizia. Schiavone aveva iniziato a collaborare con la Dda di Napoli nel 1993, ritenuto attendibile dalla Direzione Antimafia almeno fino al 2010. L’ex boss aveva nel 2013 rilasciato alcune interviste in cui per la prima volta pubblicamente, ricostruiva gli accordi tra il clan dei Casalesi , alcuni politici ed esponenti dell’imprenditoria per lo sversamento di rifiuti tossici in Campania; notizie che tralaltro aveva già fornito alla magistratura tra il 1993 e il 1997. Schiavone aveva anche descritto le attività del clan nella zona del basso Lazio, tra la provincia di Latina e quella di Frosinone, indicando la discarica di Borgo Montello come uno dei luoghi degli sversamenti di scorie dannose. Ha frantumato l’ordine pubblico dopo la desecretazione dell’intero verbale della sua audizione davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti, presieduta da Massimo Scalia, dell’ottobre 1997, fornendo l’elenco completo degli automezzi con targhe e nomi degli autisti utilizzati tra la fine degli anno 80 e l’inizio dei 90; al maxi bliz contro i casalesi che fece finire in cella 136 persone. Nella versione ufficiale dichiararono che Schiavone si pentì perché sospettava che qualcuno all’interno del clan lo avesse tradito, dopo un’evasione dai domiciliari. Il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho definì la sua collaborazione “fondamentale” : <<fu il primo esponente del clan che ha aperto uno squarcio sul sistema criminale creato dai casalesi e l’unico che davvero ci ha aiutato a capire una realtà in cui accanto alla forza militare c’era una rilevante forza economico-imprenditoriale >> Continua De Raho :«Grazie a lui scoprimmo che il clan controllava ogni attività economica nel casertano. E poi arrivarono le dichiarazioni choc sui rifiuti» L’ex boss ha per primo esposto la problematica della così detta Terra dei fuochi: <<Per l’immondizia entravano 100 milioni al mese, poi mi sono reso conto che il profitto era di almeno 600-700 milioni al mese>> <<Dalla Germania arrivano camion che trasportavano fanghi nucleari…arrivavano in cassette di piombo da 50>> <<Vi sono molte sostanze tossiche come fanghi industriali, rifiuti di lavorazione di tutte le specie, tra cui quelli provenienti dalle concerie, dovrebbero esserci anche rifiuti radioattivi collocati in un terreno sul quale oggi vi sono i bufali e su cui non cresce più erba» Quando gli chiesero di quante migliaia di tonnellate stesse parlando, Schiavone rispose così: «ma quale migliaia, qui si parla di milioni e milioni di tonnellate. Per bonificare la zona ci vorrebbero tutti i soldi dello Stato di un anno». Ma la cosa più sconcertante per le autorità fu scoprire che Schiavone come i restanti componenti del clan dei casalesi conoscevano bene le conseguenze di quello che per loro era solamente “business” : <<gli abitanti di paesi come Casapesenna, Casal di Principe, Castel Volturno, rischiano di morire tutti di cancro entro 20 anni, avranno forse 20 anni di vita, non credo che si salveranno».
Schiavone ha passato gli ultimi anni in una località protetta dell’alto Lazio, insieme ad un figlio ed alla moglie, con una nuova identità. Al momento la causa della morte non è certa, le prime informazioni parlano di arresto cardiaco improvviso, mentre altre riferiscono che l’operazione alla vertebra lesionata a causa di un incidente avvenuta nei giorni scorsi possa non essere andata bene.
Ha commentato la morte “del collaboratore di giustizia” anche il giornalista Sandro Ruotolo con un video che ha pubblicato sulla sua pagina facebook:
<<Ero andato a trovare Carmine Schiavone nell’ospedale di Viterbo una settimana fa, domenica scorsa. L’avevamo invitato alla puntata sulla terra dei fuochi, poi avevamo perso i contatti con lui e abbiamo scoperto che si era fatto male, abbiamo saputo che era caduto dal camino di casa ed era stato ricoverato in ospedale ed io sono andato a trovarlo. Mercoledì scorso è stato operato alla colonna vertebrale, gli hanno messo una piastra alla prima lombare. Ci ho parlato, era dolorante ma stava bene, e mi ha detto subito due cose: la prima è che aveva portato gli investigatori nella zona di Castel Volturno a fare dei sopraluoghi due mesi fa, la seconda cosa che avrebbe detto quello che a noi due anni fa disse di non poter dire.>>
C’è chi come Ruotolo lo definisce un collaboratore di giustizia ed avanza interrogativi sulla sua morta e chi, come Lucio Iavarone ex presidente del Coordinamento Comitato Fuochi, non si preoccupa delle dinamiche ma del significato e spera che con la morte di Schiavone non siano spariti anche i segreti del Clan dei Casalesi.
Racconta Iavarone:
<< La dinamica della sua morte dovrà essere verificata da chi di competenza, per noi la morte di Carmine Schiavone è un ulteriore infangamento del passato, quel passato di cui tanto si ha bisogno per riqualificare le terre della provincia Napoletana, devastate dallo stesso… Perché noi , che viviamo in queste terre intossicate dai rifiuti nocivi versati negli anni dal clan dei Casalesi, non abbiamo mai creduto al suo “pentimento” e siamo stati contrari alla “santificazione mediatica” che ha ottenuto negli ultimi anni. Per noi era e resterà un delinquente, colui che ha contribuito alla devastazione di quella che ora è la Terra dei Fuochi.>>