La vita al giorno d’oggi scorre veloce, siamo ricoperti d’impegni, scadenze, compiti e, soprattutto nelle grandi città, siamo sempre troppo impegnati a percorrere la nostra strada per fare attenzione alle migliaia di persone che come noi attraversano chilometri per raggiungere il proprio partner, il proprio amico, il proprio posto di lavoro. Eppure se ogni tanto ci guardassimo attorno ci renderemmo conto che siamo circondati da altri esseri umani, anche questi impegnati, soli, sempre di fretta e che forse varrebbe la pena conoscere perché potremmo scoprire quante storie interessanti sono in grado di rivelarci.
Ora, anche Catania, pur non essendo una metropoli come Berlino, Parigi o Roma è una città affollata le cui vie sono intasate di individui che, pur sfiorandosi in ogni momento, non si conoscono e vagano soli verso la propria meta ed anche qui, come in molte grandi città, il senso di solitudine e di vuoto che si avverte percorrendo queste enormi ed affollatissime strade è qualcosa che ognuno di noi avverte giornalmente. Ed è proprio in una di quelle giornate in cui vai di fretta perché hai ancora tanto da fare potresti magari incontrare uno sconosciuto con un cartello con su scritto «Balla con me» che ti propone di ballare un lento, nel bel mezzo di una strada pubblica e piena di gente. Ed è davvero strano il primo impatto con questo sconosciuto che ti dice «Ti va di ballare con me?» e tu lì a chiedergli «Perché?» e lui sorridendo ti dice «Perché no?».
Devo dire che ti senti strano quanto lui ad aver accettato quella proposta ed esserti anche tu esposto così, di aver dato così tanta confidenza ad una persona che non avevi mai visto e probabilmente non rivedrai più, forse mettendoti un po’ in ridicolo in mezzo alla folla, ma alla fine, superato quel senso di estraneazione ti rendi conto che forse è ridicolo sentirsi ridicoli, perché in fin dei conti che c’è di male? Stai solo ballando ed è incredibilmente buffo, nonché divertente.
La prima domanda che però ti viene in mente è «Perché lo fa? Ma soprattutto, chi è?», ed è per questo che dopo aver ballato ho colto l’occasione per fermarlo, conoscerlo e chiacchierare un po’ con lui, parlare un della sua vita e del suo ambizioso e curioso progetto.
Il suo nome è Ming Poon ed è un ballerino professionista di 47 anni originario di Singapore, che ormai vive da un paio d’anni a Berlino e che dopo una laurea in psicologia e sociologia è volato in Europa per portare avanti le sue vere passioni: l’arte e la danza. Non che i suo studi universitari siano stati inutili, anzi, nel suo lavoro c’è molto a che vedere con la psicologia e la sociologia. Le relazioni umane, le inquietudini e la solitudine dell’uomo contemporaneo sono temi centrali della sua arte e forse, sono stati proprio questi studi a spingerlo a scendere per strada e con coraggio buttarsi tra la folla a portare l’arte nella vita di tutti i giorni. Ming infatti mi confessa che, pur amando il suo lavoro di ballerino professionista, lo stare chiuso in un teatro non lo soddisfa davvero, perché sa che lì dentro l’arte si limita ad un pubblico ristretto, specializzato ed interessato, ma non riesce a raggiungere che una porzione infinitesimale dei suoi possibili fruitori, ma soprattutto rimane un bellissimo ma, appunto, inaccessibile spettacolo. E per Ming questo è insopportabile lui vuole che l’arte sia qualcosa di partecipativo, di fisico, che sia un momento di azione e non di semplice contemplazione passiva, che si mescoli con la quotidianità e che non se ne estranei. Il pubblico come parte attiva dello spettacolo che si attiva soltanto grazie al suo intervento: se nessuno si ferma con Ming, se nessuno balla con lui, non accade nulla e ciò che vedrete è solo un uomo con un cartello in mano. Ma se deciderete di essere anche voi parte dello spettacolo forse vi distenderete un attimo e farete una bella conoscenza, vi mettereste in discussione come lui che sta lì per ore ed ore in attesa che qualcuno si metta a ballare con lui. Ballerete un lento con uno sconosciuto, vi metterete in contatto con lui e per un attimo sarete con lui in intimità e magari avrete anche il tempo di farvi un nuovo amico e superare anche solo per quel momento la vostra diffidenza verso gli altri.
Io ho fatto questa bella esperienza e volevo soltanto farvi conoscere la sua storia ed il suo progetto in poche battute, per il resto se avete anche voi curiosità, visitate la sua pagina o il suo sito e se un giorno dovreste vederlo, in mezzo alla folla con quel cartello in mano a Londra, a Parigi a Roma o Napoli; dategli un’opportunità, potrebbe anche essere divertente.
Antonio Sciuto
P.s. se vi va di dare un’occhiata alla pagina facebook del progetto: https://www.facebook.com/dancewithme.tanzmitmir?fref=ts