I dati sulla qualità dell’aria sono chiari: più del 90% della popolazione mondiale respira aria inquinata e l’Italia vanta la maglia nera. Una presa di coscienza sociale è necessaria e la dimostrazione organizzata dalla Federico II in occasione dell’edizione 2017 di Futuro Remoto è un’ottima iniziativa.

Il problema dell’inquinamento atmosferico diventa sempre più pressante. L’ultimo report Oms sulla qualità dell’aria non aveva lanciato dei bei segnali: nove persone su dieci respirano un quantitativo eccessivo di inquinanti. L’Italia rappresenta l’area con la maggiore concentrazione di particelle inquinanti che le regalano il record negativo. L’inquinamento dell’aria è oggi un problema sanitario e non più soltanto ambientale: le particelle inquinanti inalate provocano un invecchiamento più veloce delle nostre cellule e, quindi, abbassano le aspettative di vita aumentando l’insorgere di patologie spesso mortali. Il rapporto dell’Eea è inquietante: l’aria che si respira in Europa non è molto lontana da quella che si respira in Cina e nei paesi in via di sviluppo. Una condizione oramai insostenibile.

Nello specifico della condizione italiana i dati raccolti dall’ISPRA raccontano di un’Italia assediata dall’inquinamento specialmente nella Pianura Padana e nelle aree urbane distribuite lungo tutta la penisola. Il trend 2003-2012 ha mostrato un leggero miglioramento della qualità media dell’aria che resta però comunque al di sopra della soglie previste dalla normativa. A oggi le cose non sono migliorate affatto ed è diventata necessaria una presa di coscienza sociale del problema che ci riguarda tutti molto da vicino. Tante le iniziative volte a sensibilizzare la popolazione, molte delle quali insistono su una percezione immediata del pericolo che si corre.

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Trend 2003-2012 – dati ISPRA

Risale a qualche mese fa la notizia della messa in distribuzione di una maglietta in grado di rilevare la presenza di inquinanti nell’aria e cambiare colore in base alla quantità di questi ultimi. L’idea alla base del progetto è semplice e diretta: rendersi conto immediatamente di quanti inquinanti inaliamo ogni giorno inconsapevolmente. La consapevolezza del problema e della sua quotidianità è la possibile chiave di volta.

Lo studio, firmato Cnr e Università Parthenope di Napoli, ha indagato sulla qualità dell’aria in alcune zone del capoluogo campano raccogliendo dei risultati che hanno oltrepassato le più pessimistiche aspettative.

L’inquinamento presente in una galleria è circa 4 volte superiore al previsto rendendo immediato il paragone: l’aria che si respira in alcune zone di Napoli, in alcune ore della giornata e in particolari contesti climatici, è la stessa che si respira nell’area limitrofa all’Ilva di Taranto. Rendersi conto della realtà in cui viviamo è un passaggio fondamentale: è disponibile online sul sito dell’ARPAC un’elaborazione costante e aggiornata quotidianamente dei dati raccolti dalle varie centraline.

Numerose le campagne di sensibilizzazione: un progetto, portato avanti da AriaSaNa e realizzato grazie alla collaborazione con il DiSTAR dell’Università di Napoli “Federico II”, ha garantito il monitoraggio continuo e la previsione delle condizioni di inquinamento atmosferico utilizzando le più aggiornate tecnologie disponibili.

In occasione della nuova edizione di Futuro Remoto verrà data al pubblico la possibilità di verificare l’effetto della qualità dell’aria in base all’interazione tra condizioni meteorologiche ed emissioni. Grazie a dei supporti audiovisivi i visitatori potranno toccare con mano il problema dell’inquinamento atmosferico: che aria respiriamo? Scopritelo durante la 31esima edizione di Futuro Remoto.

Francesco Spiedo

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