L’Italia e l’Europa sono finalmente pronte a crescere insieme. Ѐ questo quello che si evince dalle parole pronunciate ieri in Parlamento dal premier Matteo Renzi, il quale ha anche più volte risaltato il nuovo ruolo del belpaese all’interno del sistema europeo.
“La più grande vittoria dell’Italia in Europa è quella di aver proposto e per alcuni versi imposto un piano di investimenti da 300 miliardi di euro” ha affermato il capo di governo. “E’ il primo segno di attenzione non solo all’austerità e al rigore ma anche a crescita e investimenti. Siamo in una frase di transizione, come sempre. La UE sta cambiando le sue istituzioni e bisogna cogliere questa occasione, perché noi non siamo gli osservati speciali, ma un Paese che fa le riforme. Ma l’Europa deve realmente cambiare, finché sarà percepita come matrigna genererà sospetti e paure”.
Parole d’apprezzamento sono state anche spese per il cambio di presidenza all’interno del Consiglio europeo. Dopo dieci anni, difatti, nella giornata di oggi Van Rompuy terrà la sua la sua ultima sessione da presidente. Renzi ha commentato positivamente il cambio di guarda all’interno del Consiglio europeo, apprezzando il fatto che “l’Europa volta finalmente pagina nella guida delle sue istituzioni”.
Il suo discorso tuttavia tocca anche temi più ampi, tra cui quello economico. Dopo il piano d’investimenti di 300 miliardi di euro, il premier punta soprattutto sulla crescita. “Il clima della comunità economica internazionale sta rapidamente cambiando. Il vertice del G20 metterà al centro la parola crescita. Io trovo che questa sia una questione non più rinviabile, poiché non è solo un problema italiano, ma dell’intera area dell’euro, che è oggi la cenerentola dello sviluppo mondiale. Del resto, il Fondo Monetario Internazionale ha evidenziato come il focus sulla crescita sia assolutamente prioritario” e sul come crescere, Renzi sembra avere le idee abbastanza chiare: l’energia pulita.
“Non sarà facile perché molti paesi spingono per il carbone, ma ci proveremo. Bisogna creare un piano industriale dell’economia verde e aumentare al 27% del totale la quota obbligatoria di energia prodotta da rinnovabili”.
Intanto in Europa, il Parlamento Europeo con 423 voti favorevoli, 209 contrari e 67 astenuti, ha dato il via libera alla nuova Commissione europea guidata da Jean-Claude Juncker, il quale potrà insediarsi subito dopo l’uscita dell’attuale presidente, Josè Manuel Barroso.
Juncker, tuttavia, non ha perso tempo e ha presentato al Parlamento la sua nuova Commissione, rimproverando però ai governi le difficoltà incontrate nel nominare un numero sufficiente di donne. “Trovo ridicolo che ci siano solo 9 donne su 28 commissari” ha detto nel suo discorso, commentando anche come l’Europa necessiti non solo di una tripla A a livello economico, ma anche di un’altra “tripla A , quella sociale, altrettanto importante di quella economica”.
Il nuovo presidente della Commissione europea, ha anche speso qualche parola sul piano di investimenti da 300 miliardi esaltato da Renzi e fortemente voluto anche dalla Francia, ricordando però “ai colleghi che criticano l’austerità ad abbandonare l’idea che si possa crescere con deficit e debito. Non è così. Se così fosse oggi l’Europa conoscerebbe la più alta crescita al mondo, ma non è questo il caso. Dobbiamo rispettare le regole del patto di stabilità, usando i margini di flessibilità previsti”, rimproverando poi che “si è parlato molto di patto di stabilità senza rifletterci molto: voglio essere chiaro, le regole non si cambiano e vanno interpretate secondo quanto indicato dal consiglio europeo a giugno, vanno interpretate con quel margine di flessibilità consentito dal trattato e dai testi giuridici, quindi non ci saranno svolte drastiche”.
Ecco come le parole di Juncker, nonostante siano apparentemente da una scorza dura, mostrano una piccola apertura dell’Europa verso i Paesi in difficoltà come l’Italia. E mentre l’UE attende l’ufficializzazione della legge di stabilità italiana, il nuovo presidente della Commissione ha le idee chiare: crescere, sì, ma sempre nel rispetto delle regole dell’Unione Europea.
Maria Stella Rossi