Lunedì 24 ottobre, le donne polacche protesteranno per il diritto all’aborto. Tra i punti della manifestazione c’è NIE dla Kościoła w polityce (NO alla Chiesa nella politica). In questo articolo vedremo, brevemente, perché questo punto è così importante.
Tadeusz Rydzyk è un prete cattolico redentorista, che nel 1991 fondò Radio Maryja, da non confondere con l’internazionale Radio Maria. La radio di Rydzyk, del resto, è inconfondibile. Nel 2006, persino Papa Ratzinger dovette intervenire. Quella volta, come scrisse Repubblica, Rydzyk aveva affermato che gli ebrei avevano avuto vantaggi economici dall’olocausto.
Qualcuno potrebbe pensare che questi siano vaneggiamenti e che chi li afferma sia una persona senza seguito. E invece Rydzyk, pur essendo un semplice “padre”, è una delle persone più influenti nel suo paese. Infatti Rydzyk, partendo da una radio finanziata con l’aiuto di un gruppo di fedeli, ha costruito un impero mediatico. Non solo la radio, ma anche la TV Trwam e il giornale Nasz Dziennik. Inoltre, padre Rydzyk ha anche fondato un’università privata a Toruń, stessa città dove ha sede la radio.
L’immagine dovrebbe ormai essere chiara: un uomo con opinioni discutibili come l’antisemitismo e con un grande potere mediatico.
I legami tra Rydzyk e il PiS sono ormai di lunga durata. In uno studio pubblicato su Limes nel 2007, Pasquale Belmonte riportava le dichiarazioni di Kaczyński, che candidamente affermava: «Tutto quello che abbiamo fatto non sarebbe stato possibile senza l’appoggio di questa emittente». Anche durante le ultime elezioni, Rydzyk e i suoi media hanno portato al PiS molti elettori. Come è ovvio, ora il PiS deve ricambiare la cortesia. Una cortesia potrebbe essere proprio restringere il diritto all’aborto.
Il corpo della donna, dunque, come semplice merce di scambio negli accordi politici tra Stato e Chiesa. Non è previsto che la donna possa avere un’opinione su tutto ciò. E questo vale per tutti, se è vero che la moglie di Lech Kaczyński (fratello gemello dell’attuale leader del PiS) fu brutalmente insultata da padre Rydzyk, che l’aveva definita «una strega, che avrebbe dovuto praticare l’eutanasia su sé stessa». La sua colpa era aver firmato un appello contro una proposta di legge restrittiva sull’aborto.
Il fatto che Rydzyk non abbia mai pagato per queste sue dichiarazioni dovrebbe far capire quanto potente sia questo uomo di Chiesa.
Kaczyński, ora, deve preoccuparsi di due forze opposte.
Una è rappresentata da Rydzyk, che ha minacciato, in seguito alla bocciatura del progetto antiabortista, di interrompere la collaborazione col PiS. L’altra forza è costituita dalle donne polacche, quelle che sono scese per strada lunedì 3 ottobre e quelle che scenderanno per strada lunedì 24. E non si tratta, vale la pena sottolinearlo, solo di donne atee: nella manifestazione di solidarietà tenutasi a Bologna, per esempio, c’erano diverse credenti. Nemmeno si tratta di sole donne: è famosa ormai la foto di quel ragazzo che preparava panini per i manifestanti. Si tratta della forza di chiunque consideri importante la libertà di poter disporre del proprio corpo autonomamente, senza interferenze da parte dello Stato.
Kaczyński appare dunque in bilico: non può perdere l’appoggio di Rydzyk, ma è evidente che non possa inimicarsi quasi tutte le donne del Paese.
In un’intervista ha dichiarato che non avrebbe mai appoggiato la proposta di legge che prevedeva la completa messa al bando dell’aborto. Ma nella stessa intervista Kaczyński ha anche detto altre cose – ad esempio, che il bambino deve essere fatto nascere anche nel caso sia gravemente malformato, in modo tale da poter essere battezzato prima di morire. Tutto questo, anche per chi vive in Italia, appare molto attuale dopo i recenti fatti di Catania (sebbene ancora tutti da verificare).
È anche per tutti questi rapporti di potere, nel quale il corpo della donna è poco più che merce di scambio, che in Polonia, come in tante città fuori dalla Polonia, lunedì si tornerà a protestare.
Luca Ventura