Vittorio Arrigoni diceva: “Io non credo nei confini, nelle barriere, nelle bandiere, credo che apparteniamo tutti alla stessa famiglia che è la famiglia umana”.

Napoli. Sono circa le 8,00 del mattino. Il sole è tiepido. Al porto è già cominciato il solito via vai. Al molo 21 approda una nave, la “ Bruno Gregoretti”, questa trasporta 463 migranti.

Tra i migranti – approdati stamane sul suolo partenopeo – centrafricani, eritrei, somali, afghani e maghrebini. Almeno una trentina i minori non accompagnati. La prima a scendere è stata una donna di ventiquattro anni incinta, morta durante il viaggio.

Dopo la salma della donna sono scesi tutti gli altri. Impauriti,  affamati, malati, senza scarpe o indumenti, infreddoliti. Nei loro sguardi, pieni di dolore, si legge speranza.

I migranti sono stati accolti dal prefetto Gerarda Pantalone e dal vicesindaco Raffaele Del Giudice. Governo, Asl, Regione e Comune hanno messo in piedi un’imponente macchina per il soccorso che ha dimostrato una grande efficienza.

A scendere in campo, oggi, circa mille persone, tra militari, medici, volontari e protezione civile. Cibo, bevande e vestiario sono stati distribuiti durante le visite mediche previste dal protocollo e durante le operazioni di identificazione.

I 463 migranti arrivati a Napoli troveranno alloggio presso i centri di prima accoglienza e le altre strutture individuate dalle Prefetture tra le province di Napoli, Salerno e Caserta. Un’altra parte, invece, verrà trasferita in altre regioni del Centro e del Sud.

”La macchina organizzativa sta funzionando alla perfezione – dice il prefetto – sono impegnati uomini e mezzi di vari enti e associazioni di volontariato come Croce Rossa, Protezione civile della Regione, Comune, Caritas oltre alle forze dell’ordine”.

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