La legge Severino, varata nel 2012 ed entrata in vigore nel 2013, è ormai fonte di dibattito sia in Parlamento che fuori. Ultimo caso, quello di De Magistris, condannato non in via definitiva durante la sentenza emessa per il processo Why Not, che l’ha visto per oltre un mese decadere dalla carica di sindaco.
Eccezionalmente, in barba alla legge che aveva “tagliato” le teste a molti politici, l’ex magistrato partenopeo, dopo il ricorso al Tar e fortunate coincidenze come l’annuncio di Renzi su possibili modifiche alla legge Severino e il dietro front del Ministero della giustizia che sollecitava l’applicazione della suddetta, è potuto rientrare in possesso della carica di primo cittadino.
Eppure sono in molti a chiedersi cosa il reintegro di De Magistris possa comportare. A livello nazionale è il secondo caso eclatante, il primo è stato quello di Silvio Berlusconi, decaduto nel 2013 dalla carica di Senatore. Lo stesso discorso fatto per De Magistris potrebbe valere anche per l’ex Cavaliere, leader di Forza Italia e patron delle reti Mediaset?
La legge Severino, teoricamente, prevede la decadenza di politici e amministratori locali condannati per reati gravi. Dunque ecco come Berlusconi e De Magistris si sono visti venir meno i loro incarichi a livello politico, eppure per il secondo la sorte è stata diversa.
Proprio in questi giorni, inoltre, si sta discutendo della costituzionalità o meno della suddetta legge e il neoeletto presidente della Corte Costituzionale, Alessandro Criscuolo, si è lasciato andare ad alcuni commenti in merito: «Credo sia meglio che il Parlamento intervenga prima del giudice. Una questione di legittimità costituzionale è indice di un difetto di legittimità di una norma di legge, quindi, se il Parlamento interviene credo sia un fatto positivo».
Sembra quasi, stando alle parole di Criscuolo, che la Corte Costituzionale intenda caricare esclusivamente il Parlamento della responsabilità di revisionare la legge approvata durante il governo Monti e che nel frattempo ha visto la sua applicazione non solo per Berlusconi e De Magistris, ma anche per altri politici italiani.
Eppure nella legge Severino vi è una falla, un vuoto che potrebbe interessare soprattutto l’ex Cavaliere di Arcore: la legge è applicabile per reati commessi prima del 2013, ovvero l’anno della sua effettiva entrata in vigore, quindi, almeno teoricamente, Berlusconi potrebbe rientrare in possesso del suo titolo di Senatore o, meglio ancora, potersi ricandidare alle future elezioni nazionali.
Diversa, ovviamente, sarebbe la situazione nel caso in cui una corretta lettura della legge porti i parlamentari e i giudici a dichiarare la legge applicabile anche per reati commessi prima del 2013.
Nel frattempo dal Ministero della giustizia fanno sapere di non aver intenzione di mettere mano alla legge. La palla passa dunque all’ufficio legislativo di Palazzo Chigi, il quale sta cercando di attuare eventuali modifiche, in virtù anche da quanto dichiarato da Renzi su possibili cambiamenti, da limitare esclusivamente alle sentenze non definitive, come quella di De Magistris.
La partita è ancora aperta e solo nelle prossime settimane o nei prossimi mesi sapremo quale sarà il destino della discussa legge Severino.
Maria Stella Rossi