Venerdì 25 novembre alle ore 17:00, in Galleria Toledo, si terrà il secondo appuntamento con la storica rassegna ‘Musica Millemondi‘: in questa giornata sarà messa in scena la perifrasi shakesperiana ‘O Solitude’ e verrà presentato il nuovo libro “Musica sottile” del compositore partenopeo Girolamo De Simone.
In ‘O Solitude’, De Simone propone la sua ‘musica sottile’ riscrivendo, con sensibilità contemporanea e su strumenti antichi, opere note o rarissime di Locke, Ferrabosco, Morley, ispirate alle trasformazioni alchemiche di alcune delle opere più famose e controverse di William Shakespeare: la Tempesta, Sogno di una notte di mezz’estate, La tortora e la fenice.
De Simone, ideatore e autore di queste “metacomposizioni”, sarà accompagnato da Vincenzo Maiello che, attraverso alcune letture, completerà il percorso alchemico tra musica, parole e suggestioni visive.
L’intento di Musica Millemondi è quello di indicare i mille ‘modi’ della musica contemporanea, come questa possa creare contiguità tra generi artistici differenti, come le musiche contemporanee si possano mescolare, contaminare, in linea con l’instancabile attività di De Simone dimostrata più che mai nell’impiego creativo di ‘O Solitude’.
Il compositore Girolamo De Simone ha risposto ad alcune delle nostre domande-
Come nasce l’idea per questa rappresentazione?
“Da molti anni ricerco nel passato gli elementi del pensiero tradizionale che possano rivisitare e motivare il nostro agire quotidiano. Questa ‘attualizzazione’ parte dal mio interesse per la memoria, la quale non è, però, semplice occasione di ricordo: la ricorrenza, la commemorazione periodica. La memoria è l’attenzione per ciò che è sommerso, dimenticato. La possibilità di tramandare un sistema di verità immutate nel tempo. Alcune figure, sia della storia lontana, che del trascorso più vicino a noi, hanno costruito, creato, trasferito queste intuizioni. Spesso lo hanno fatto nel silenzio, o lavorando dietro le quinte dell’ufficialità. Si tratta, quindi, di memorie inconciliate. Spesso, altri si sono appropriati di quelle intuizioni, rendendole in modo solo superficiale, trasformandole in mode temporanee. Quando mi pare di cogliere, in una figura o in un’idea, i barlumi di queste verità, cerco a mia volta di trasferirle, per quanto possibile, nel mio agire culturale, e talvolta anche nelle prassi musicali: è il caso di ‘O Solitude’”.
Quanto tempo è stato impiegato per realizzare concretamente il progetto?
“Ho raccolto un suggerimento di Laura Angiulli, studiosa e autrice shakespeariana: trovare le suggestioni musicali nelle opere del celebre poeta. Per circa un anno ho quindi ricercato musiche rare, o ‘tradotto’ musiche note, collocandole in vibrazione simpatica con frammenti tratti dalle opere alchemiche di Shakespeare, cioè quelle che la tradizione attribuisce alla ricerca più sottile e profonda di quell’Autore”.
Perché volete sottolineare l’importanza della fusione tra parole e musica?
“Da sempre ho prodotto contemporaneamente testi e composto le musiche che li ‘traducessero’ in linguaggio più astratto, forse più sottile. Da quando leggo il vangelo più spirituale, quello di Giovanni, che ci parla della Chiesa sotterranea, la terza chiesa, quasi ogni notte studio i versi iniziali, e i punti considerati più ardui, commentati anche da Agostino. Là, il Verbo traduce quasi alla lettera alcune iscrizioni contenute anche nella Tabula di Smeraldo, testo della tradizione ermetica, svelandone una delle Chiavi. Il testo di ‘O Solitude’ raccoglie e continua in forma di performance, con la lettura affidata alla profondità vocale di Vincenzo Maiello, alcune intuizioni esposte in un recentissimo libro: “Musica sottile”, pubblicato pochi mesi fa da Guida Editore, grazie all’accoglienza ricevuta da Diego Guida. Per questo, alla performance si abbina una sorta di presentazione e trasposizione scenica implicita, di tutte queste riflessioni. Lo scopo non è solo quello di fare uno spettacolo tra tanti, ma quello di formulare un lascito, esplicito per quanto possibile (e il possibile è dato proprio dall’opportunità che ciascuno di noi ha di far sue alcune intuizioni, riflettendoci con calma, magari raccogliendo le suggestioni musicali e testuali). Un lascito significa aver scritto per i più giovani, che saranno presenti al Teatro d’Innovazione Galleria Toledo di Napoli grazie al coinvolgimento e l’apertura al pubblico dei Licei cittadini”.
Nello spettacolo ci si ispira e tre grandi componimenti di Shakespeare,cosa viene estrapolato in particolar modo da questi ultimi in ‘O Solitude’?
“Si seguono due strade: la prima è andare a cogliere i punti dove, letteralmente, compare la musica per espressa volontà di Shakespeare. La seconda è cogliere ‘simmetrie’ non espresse, con testi anche lontani. Un nesso fondamentale è la vicinanza storica tra le conoscenze druidiche e quelle cristiane (le più antiche). Poi, scegliere quei brani, spesso poco noti, che le hanno accompagnate, fin dal titolo e dal progetto dei diversi compositori; o che, in altri casi, verosimilmente avrebbero potuto farlo: scegliendo quelle forme compositore in voga in quei secoli, quindi anche anche ‘prima’ dell’epoca di Shakespeare. Poi, ho fatto mie quelle musiche, sempre trascrivendole o ‘metacomponendole’ (cioè trasformandole anche radicalmente) per uno strumento di raro ascolto, una spinetta, che è una fedele riproduzione di quei secoli. Chi verrà alla performance, così, potrà raccogliere una suggestione che ha le sue radici in tempi lontani, ma che è fortemente agganciata al nostro percorso e alla nostra sensibilità contemporanea”.
Daniela Diodato