Le parole proferite da Napolitano nel suo discorso di ieri al Csm hanno tutta l’aria delle ultime raccomandazioni dell’esperto poliziotto all’ultimo giorno di servizio, che prima di lasciare colleghi e ufficio per godersi la pensione ci tiene ad indicare ancora il cammino giusto da seguire, e perchè no, togliersi qualche sassolino dalla scarpa. La cinematografia statunitense trabocca di simili scene, e ieri Napolitano, per un attimo, le ha ricordate tutte. Sono imminenti infatti le sue dimissioni, e il “giusto cammino” raccomandato è solo uno: seguire Renzi.
Sposa in pieno l’abolizione del senato, dichiarando che “la riforma del bicameralismo perfetto è una grande occasione per avere un processo legislativo più trasparente”, Napolitano parla infatti di come “secondo il riconoscimento degli stessi maggiori artefici della carta costituzionale”, la parità tra le due camere non sia mai stata funzionale, riferendosi non al “rapporto di fiducia politico tra le due camere” ma alla “parità di funzioni”, riconoscendo come questo sia stato “un tarlo abbastanza sottovalutato”. Esprime poi rammarico riguardo al fatto che “sia da parte dei sostenitori della riforma, sia da parte dei critici della riforma non si sia colto un punto essenziale, e cioè la necessità e la funzionalità della riforma rispetto alla produzione legislativa”.
Una dichiarazione forte e inaspettata, con la quale Napolitano stende un simbolico tappeto rosso a Renzi e ai suoi progetti. Passando ai “sassolini levati”, non c’è dubbio che il più grande riguardi la giustizia, in particolare l’operato dei pm, che attacca con sorprendente ferocia: “è fondamentale l’azione repressiva affidata ai pubblici ministeri e alle forze di polizia, questa considerazione peraltro non può evitare di segnalare i comportamenti propriamente protagonistici e iniziative di dubbia sostenibilità assunte nel corso degli anni da alcuni magistrati della pubblica accusa”, consueto il riferimento alla sua interrogazione come testimone da parte dei magistrati di Palermo, nell’ambito dell’indagine sulla presunta trattativa stato-mafia.
Valerio Santori