Giornata storica quella di oggi per tutto il paese, grazie al Comune di Napoli. Stamattina, infatti, è stato iscritto definitivamente nel registro dell’anagrafe del Comune il figlio di due donne italiane, Daniela Conte (napoletana) e Marta Loi.

A dirla così, sembrerebbe una storia già sentita. Una peculiarità nella vicenda, però, c’è ed è ben spiegata in un post della pagina ufficiale di Rete Lenford, associazione di avvocatura per i diritti LGBT di cui fanno parte gli avvocati che hanno seguito le mamme del piccolo Ruben:

“Si tratta del primo caso di cittadino italiano, nato da due donne di esclusiva cittadinanza italiana, a cui fin dalla nascita è riconosciuta la doppia maternità, con tutti i diritti derivanti dallo status di figlio (compresi i legami di parentela), senza che all’estero ci sia stato bisogno di ricorrere all’adozione interna alla coppia.

Nel nostro Paese, esistono almeno due altri casi noti di bambini con due mamme fin dalla nascita: un bimbo spagnolo nato a Barcellona da madre spagnola e madre italiana e un bimbo argentino nato a Buenos Aires da madre argentina e madre italiana, i cui certificati di nascita sono stati trascritti in Italia e hanno determinato per i bimbi l’acquisto della cittadinanza italiana. Per quanto possano sembrare simili, il caso di Ruben e quelli degli altri bimbi sono giuridicamente molto diversi, perché in questi ultimi le regole di diritto internazionale privato e il corretto principio di ordine pubblico internazionale obbligavano l’Italia a rispettare le leggi straniere attributive della doppia maternità.

Ruben, invece, è un bambino di sola cittadinanza italiana, nato da due mamme esclusivamente italiane, a cui lo Stato ha riconosciuto il diritto fondamentale a vedersi riconosciuto, anche a protezione della sua identità personale, l’originario status filiationis.

Gli altri casi italiani di bambini con due genitori dello stesso sesso, poi, derivano o da sentenze di adozione interna, purtroppo “mite” (anche nota come stepchild e, dunque, senza il riconoscimento di tutti i diritti connessi allo stato di figlio, come ad esempio i legami di parentela), o dalla trascrizione di atti stranieri di adozione piena, con tutti i diritti”.

Poche ore dopo la trascrizione, abbiamo sentito Daniela, che ci ha detto:

“Si apre un precedente importante. Facciamo parte delle Famiglie Arcobaleno, famiglie omogenitoriali che continuano la lotta per la tutela dei nostri figli.

Da Napoli una grande risposta alla difesa dei diritti, sono orgogliosa della mia città.

Una seconda vittoria per noi. Un anno fa abbiamo iniziato la lotta per un documento a nostro figlio, trascritto grazie al Sindaco e poi annullato parzialmente dal prefetto. 

Con il sostegno legale di Rete Lenford abbiamo RIVINTO una battaglia: non solo a Ruben si conferma la trascrizione con i due cognomi, ma nell’atto di nascita appare anche mamma Marta”.

Quella di oggi, infatti, è stata la seconda volta in cui l’atto di nascita del piccolo veniva trascritto all’anagrafe. La prima risale al 30 settembre 2015, annullato parzialmente dal prefetto il 5 novembre di quello stesso anno. Si era giunti, così, alla cancellazione sia delle generalità di “mamma Marta” riportate nello spazio riservato al padre, sia del doppio cognome.

il 5 dicembre 2016, però, grazie al sostegno dell’amministrazione comunale, costituita parte civile in giudizio, la prima sezione civile del tribunale di Napoli ha dichiarato “la nullità del decreto del prefetto per carenza assoluta di potere” e ha “ordinato all’ufficiale dello stato civile di ripristinare la trascrizione integrale dell’atto di nascita” del piccolo Ruben.

Presente a Palazzo San Giacomo per la trascrizione, il sindaco Luigi de Magistris:

“È il primo caso in Italia, per cui ho voluto farlo io, con la mia firma. Oggi diamo diritti pieni a un bambino che deve avere i medesimi diritti di qualsiasi altro bambino. Questa è anche la storia di una grande battaglia umana, giuridica, morale, istituzionale, amministrativa, di queste due mamma e non solo”.

Daniela e Marta, che avevano iniziato questo percorso costrette dallo ius sanguinis vigente in Spagna (e cioè l’attribuzione al figlio della stessa cittadinanza della madre), possono finalmente vedere garantiti al loro piccolo tutti i diritti, cominciando da quelli basilari.

Questa famiglia, però, non ha vinto solo per sé stessa, ma per tutte le famiglie italiane come la loro. La famiglia Conte-Loi ha scritto un piccolo pezzo di storia oggi. E lo ha fatto da Napoli.

Desire Rosaria Nacarlo

 

 

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