Il fiore maligno della guerra è tornato sulle scene dell’Ucraina con dei razzi che hanno colpito la città di Mariupol, nel sud-est del Paese. Secondo le fonti delle forze dell’ordine ucraine, avrebbero perso la vita una decina di persone. Stando ad Avakov, circa 60 filorussi armati hanno attaccato la caserma locale della polizia, secondo altre fonti l’edificio era invece in mano agli insorti ed è stato attaccato dalle truppe fedeli a Kiev.
Il trattato stipulato precedentemente a Minsk, il quale avrebbe siglato una cessazione delle ostilità tra la Russia e l’Ucraina, non è servito a molto: oltre alla mancata interruzione delle ostilità, un punto sarebbe rimasto in sospeso, ovvero la demarcazione dei territori per la tregua.
«Il processo di secessione dall’Ucraina è irreversibile», sono state queste le parole pronunciate dal premier della Repubblica di Donetsk, Alexandr Zakharchenko. Sta di fatto che la guerra non è solo sul fronte bellico ma anche su quello psicologico, poiché Kiev e Mosca, sperano nella disfatta dell’altra, dato che entrambe si sono venute e trovare in un momento economico di recessione, tra crisi del petrolio e dipendenza di prestiti dal Fondo Monetario Internazionale. Vladimir Putin, inoltre, ha sostanzialmente proposto un patto di cessazione delle ostilità simile a quello di Minsk, che però prevedesse la Russia come mediatrice di una presunta guerra civile in Ucraina, la quale per Kiev di fatto non esiste, tant’è che l’Ucraina considera la Russia controparte del conflitto e vuole trattare la tregua non con i ribelli ma con il Cremlino.
Va detto che Mariupol è stata presa di mira per la sua posizione strategica sulla strada costiera tra Russia e Crimea, quest’ultima tanto contesa in una guerra che sembra sfiorare l’infinito. Una guerra che sta logorando un paese. Si spera in una resa, infatti, un raduno per la pace per scongiurare il timore di una guerra è stato fatto. Centinaia di residenti di Mariupol, nel sud-est dell’Ucraina, si sono raccolti nel centro città sventolando bandiere ucraine e scandendo slogan contro la Russia.
Fabrizio Consiglio