Che la stampa 3D rivelasse una notevole applicabilità anche in ambito medico era noto già da tempo. Si tratta infatti di una tecnologia estremamente versatile, potenzialmente in grado di riprodurre di tutto, a partire dall’elaborazione di immagini tridimensionali.
Quando si parla di stampa 3D però, almeno fino ad ora, ci si riferisce a materiali inerti, generalmente polimeri plastici, adatti come detto ad ogni applicazione, compresa la produzione di protesi di vario tipo, riprodotte con estrema precisione.
Oggi però siamo di fronte forse al definitivo salto di qualità della stampa 3D, ovvero la realizzazione di materiale biologico. Un salto che ci porta dritti a quello che in fin dei conti è da sempre uno dei “sogni nel cassetto” degli scienziati, la produzione e l’impianto di organi e tessuti umani.
La tecnologia sviluppata dai ricercatori del Wake Forest Institute for Regenerative Medicine, denominata ITOP (Integrated Tissue and Organ Printing System), parla senza mezzi termini di stampa 3D biologica e probabilmente individua la via più breve e sicura per la produzione di organi umani funzionanti.
Ma come funziona? Sostanzialmente si tratta di un “ibrido” fra cellule e polimeri specifici biodegradabili.
La caratteristica principale della stampa 3D biologica è l’utilizzo di polimeri in grado di essere vascolarizzati e percorsi da nutrienti una volta che l’organo o il segmento di tessuto viene impiantato. Questo permette che la struttura di sostegno si degradi man mano che le cellule la colonizzano, andando così a formare tessuto biologico vero e proprio, funzionante e senza problemi di rigetto.
Nel modello animale l’idea sembra funzionare, tant’è che un team del US Armed Force Institute for Regenerative Medicine ha già impiantato tessuti e organi ottenuti con la stampa 3D (nello specifico tessuto muscolare ed un orecchio intero) su alcune cavie riscontrando risultati positivi.
Chiaro che si tratta di un progetto in fase embrionale se non pionieristica, i tempi sono lunghi, pare che le strutture cartilaginee compaiano dopo un paio di mesi, i costi elevati e, cosa più importante, se ne dovrà testare l’applicabilità riguardo organi dal funzionamento più complesso. Ma se è l’idea di base quella che conta, allora la stampa 3D, o biostampa 3D se vogliamo, presenta ottime premesse.
Quindi tutto perfetto, sostanzialmente applicabile e libero da retropensieri moralistici e filosofici? No, per niente. Esiste una sorta di ragnatela che imprigiona ogni passo avanti della ricerca e della medicina e che sposta ogni volta l’intera questione su un terreno paludoso, che ha poco a che vedere con la scienza e il progresso. E’ una ragnatela a cui non sfugge niente, tesa ed in attesa della preda da sempre, che si parli di staminali, di genetica in generale, di fecondazione artificiale o di qualunque altra cosa in grado di portare l’uomo un gradino più in alto. Ed oggi tocca alla stampa 3D biologica.
C’è già chi parla di fabbriche di pezzi di ricambio, di etica, di uomini e donne alla stregua di automobili in officina ad attendere i pezzi di ricambio, c’è Donald Trump che parla di questione morale nella scienza mentre promette di costruire muri ai confini. Ma la medicina non è già questo? La chirurgia non è intervenire sul motore o sulla trasmissione? La farmacologia non è l’additivo che pulisce le valvole, lo scarico o fa circolare l’acqua alla temperatura giusta nel radiatore? Il trapianto non è prendere un pezzo di ricambio dallo sfasciacarrozze per metterlo da un’altra parte?
Siamo in grado di intervenire sui nostri corpi per continuare a farli funzionare nel modo giusto, in fin dei conti è una delle nostre caratteristiche principali. E inventiamo di continuo strumenti per farlo nel modo migliore. Ma siamo davvero curiosi, dipingiamo ogni volta questi strumenti come delle mostruosità, per poi in seguito accettarli. La storia dice questo, sin da quando i primi anatomisti lavoravano di notte nei cimiteri per non essere scoperti. Accetteremo pure la stampa 3D biologica, nel frattempo, attendiamo i pezzi di ricambio.
http://www.nature.com/nbt/journal/vaop/ncurrent/full/nbt.3413.html
http://www.focus.it/tecnologia/innovazione/organi-umani-la-stampante-3d-biologica
Mauro Presciutti