La Riforma del Catasto, che era in preparazione dallo scorso Gennaio, e prevista sul tavolo del Consiglio dei Ministri per oggi, è momentaneamente saltata. Era tra le riforme più attese da questo esecutivo, che avrebbe dovuto ricalcolare tutti i valori catastali.
A fermare il decreto sono certamente state le simulazioni eseguite dall’Agenzia delle Entrate che avevano previsto un risultato esplosivo che avrebbe messo in pericolo l’invarianza di gettito, colonna portante della stessa delega. Infatti, se le rendite aumentassero, le tasse sulle prime e seconde case (Imu e Tasi) dovrebbero scendere; ma si aprirebbero tanti interrogativi: a livello nazionale o locale? Come tradurla in un’unica local tax tanto promessa dal governo?
Come accennato prima, l’Agenzia delle Entrate, basandosi su un possibile algoritmo, ha ipotizzato un’inquietante impennata di tutti gli immobili, nonostante l’abbassamento del 30% previsto nel decreto proprio per attutire i rialzi. Colpisce molto il decollo del valore di case economiche e popolari (A3 e A4) nei centri storici che, secondo il decreto, salirebbe di sei volte a Napoli, cinque a Venezia e quattro a Roma. Una rivalutazione che può essere considerata giusta dove i prezzi attuali non riflettono il reale valore dell’immobile, vista l’età ormai avanzata dell’attuale catasto (70 anni). Farà, tuttavia, nascere il timore di una conseguente impennata di Imu e Tasi.
Anche le case nelle periferie, i valori delle abitazioni civili, economiche e popolari (A2, A3 e A4) subirebbero un decollo sovrannaturale. Si va da un minimo di un’abitazione a Bari che salirebbe di un quarto, fino ad un aumento massimo di quattro volte per un abitazione popolare fiorentina. Nel complesso, a livello nazionale il valore di tutte e tre le categorie catastali (A2, A3 e A4) va dal doppio fino al 312% in più.
In conclusione, entro il 2019, tutte le abitazioni degli italiani (circa 35 milioni per 25 milioni di proprietari) saranno rianalizzate in base al nuovo algoritmo; il database del mattone verrà stravolto. Non ci saranno più i vani, ma i metri quadrati e verranno eliminate le categorie come A2, A3, A4 per essere sostituite con O e S cioè ordinari (pubblici) e speciali (commerciali). Secondo la delega, la nuova funzione statistica dovrà considerare anche elementi come affaccio, ascensore, piano, esposizione, doppi servizi, zona. È ormai quasi sicuro che l’algoritmo si applicherà ai valori Omi oggi esistenti (quelli dell’Osservatorio immobiliare), tratti dai dati sulle compravendite.
Quest’ultima scelta, quella dei valori Omi, è stata non poco criticata dal presidente dell’Ordine dei geometri, Maurizio Savoncelli, che li definisce “troppo distanti dalla realtà”. Senza considerare che includere nel passaggio dai vani ai metri quadri anche gli elementi accessori (come balconi e ripostigli) si tradurrà «in un contenzioso enorme», visto che cinque vani di oggi, con tre reali e il resto accessori, «diventeranno 100 metri quadri, quando in realtà sono meno». Anche il presidente dell’Agefis, Mirco Mion (geometri fiscalisti) avverte del pericolo insito nel declinare l’invarianza di gettito a livello locale, anziché nazionale: «Rischiamo proprietari di serie A e di serie B, a seconda di dove vivono».
Federico Rossi
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