Il decreto Minniti continua a creare polemiche. Dopo i rastrellamenti di migranti alla stazione centrale di Milano, arriva l’Associazione Transessuali Napoli a denunciare quanto sta accadendo nel capoluogo campano ai danni di alcune ragazze transessuali.

“Pochi giorni fa due trans, che chiacchieravano nei pressi della stazione di piazza Garibaldi, sono state fermate dalla Polizia, accusate di adescamento e colpite da Daspo urbano, con il divieto di avvicinarsi alla zona per 48 ore e una multa di 100 euro. Ma loro stavano solo chiacchierando ad un angolo di strada.” si legge nella nota diffusa dall’associazione.

Il decreto Minniti-Orlando, approvato dalla Camera lo scorso aprile, prevede, infatti, il cosiddetto “daspo urbano”, misura che consente al sindaco di imporre una sanzione amministrativa pecuniaria a “chi compie atti contrari alla pubblica decenza” e un ordine di allontanamento di 48 ore dal luogo in cui si è verificato il fatto.

“La legge Minniti è una legge fascista: in questo modo si limita la libertà dei cittadini – continua la nota diffusa da ATN – Un’ altra transessuale, mentre era al bar, è stata prelevata dalla Polizia municipale e identificata. Sembra di essere tornati indietro di mezzo secolo, quando le transessuali venivano prelevate dalla polizia in ogni momento e non erano libere di muoversi come tutti i cittadini. Il governo, il Partito Democratico, il ministro Minniti hanno prodotto una legge fascista, che nemmeno la destra più estrema avrebbe mai varato. Hanno tolto la libertà a dei cittadini italiani, devono vergognarsi”.

La presidente di ATN Loredana Rossi ha raccontato che molte ragazze trans sono preoccupate per questa situazione, che va avanti da circa due mesi ormai e che vede quotidianamente transessuali prelevate e portate in commissariato. “Hanno paura ad uscire di casa” dice e auspica un incontro con il sindaco De Magistris, che “si è sempre dimostrato aperto e libero su questi temi”.

“Le ragazze a cui è stato applicato il Daspo stavano semplicemente parlando tra di loro, non stavano adescando nessuno. Allora significa che una persona viene vista come socialmente pericolosa soltanto perchè è trans? Se continuiamo così dove andiamo? Che vogliono fare, ci vogliono mandare al confino come ai tempi del fascismo?”.

Ad intervenire sulla questione è anche Porpora Marcasciano, presidente onoraria del Movimento Identità Trans: “Il decreto Minniti fa le sue prime vittime, che, assurdo veramente, sono le vittime di sempre. Dopo decenni di battaglie con cui eravamo riuscite a trasformare l’esistente, arriva la bastonata che annulla anni di conquiste. Oggi, come prima, le persone trans continuano ad essere viste come indecorose”.

Una criminalizzazione dell’uomo, di ciò che è considerato diverso e osceno, che come tale va portato al di fuori della scena. Questa sembra essere la logica sottesa ad un decreto che fa tornare alla memoria i tempi della buon costume e che ha come obiettivo quello di eliminare dalla scena pubblica quelle che Bauman chiamava ”vite di scarto”.

Lo Stato, per Bauman, è cresciuto sulla produzione di scarti, scarti umani. In un’epoca in cui lo Stato del welfare sembrerebbe essere surclassato, fatto fuori da logiche liberiste, l’ultimo tentativo di autolegittimazione dell’entità statale è rappresentato dalla questione della sicurezza. I governi scriveva Bauman “non possono fare altro che scegliere con cura i bersagli che sono in grado di contrastare e contro cui possono sparare le loro salve retoriche”.

Bersagli diventano allora le persone trans, i clochard, i migranti, dipinti come soggetti socialmente pericolosi contro cui scagliare l’odio, in nome del mito della sicurezza, unico mito a cui lo Stato può ancora appigliarsi per salvaguardare quel briciolo di autorità che gli resta, per recuperare quell’aspetto di protezione agli occhi di un cittadino che sempre più si sente solo di fronte al crollo delle politiche sociali.

Per lo smaltimento di questi ”rifiuti umani”, come fa notare Bauman, lo Stato continua a costruire luoghi appositi, che possono essere le banlieu, i Centri di Identificazione ed Espulsione, i nuovi ghetti delle metropoli occidentali, mentre i centri storici diventano sempre più delle ”gabbie dorate”.

Se lo Stato che si trincera dietro la sicurezza è uno Stato in crisi che nasconde le sue crepe allora forse può essere proprio tutto ciò che oggi viene bollato come “indecoroso” a mostrarne le debolezze, a smascherare il ”re nudo”.

Giulia Tesauro

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