Alla fine, probabilmente tutti gli attori coinvolti possono dirsi soddisfatti: la tanto discussa manifestazione degli attivisti per “Bagnoli Libera”, organizzata ieri a Roma per contestare e chiedere la rimozione del commissariamento di Governo sull’area ex Italsider nella periferia ovest di Napoli, si è conclusa pacificamente e senza particolari tensioni.
Il corteo per “Bagnoli Libera”, infatti, si è svolto nel percorso auspicato dagli organizzatori, arrivando fino a Palazzo Chigi tra slogan, cartelloni, pupazzi di cartapesta, fumogeni e qualche disagio solo iniziale per i controlli della polizia su alcuni autobus di attivisti provenienti da Napoli e fatti convergere in zona Roma Sud.
Rispetto alle previsioni, dunque, nulla di particolarmente critico o “estremo” nella giornata che pure era annunciata come di contestazione durissima e senza appello al Governo Renzi, colpevole, a detta dei manifestanti, di sacrificare il futuro di Bagnoli sull’altare dell’interesse politico ed economico, strappandolo dalle mani della comunità locale e da quelle dei soggetti istituzionali che dovrebbero essere naturalmente preposti alla sua programmazione. Era stata questa peraltro la linea dura della protesta annunciata nelle ore precedenti l’evento, che aveva destato vivaci polemiche su più fronti: innanzitutto, aveva fatto discutere l’atteggiamento intransigente del Questore di Roma, che aveva inizialmente vietato agli organizzatori di percorrere la direttrice Largo Argentina – Palazzo Chigi, in nome di esigenze di ordine pubblico che erano state interpretate come un vero e proprio bavaglio repressivo imposto dalla forza pubblica al corteo; in secondo luogo, lo stesso dibattito politico si era concentrato particolarmente sulla contrapposizione, ormai “antica” e ben nota, tra il Governo e il sindaco di Napoli De Magistris, che aveva annunciato la sua partecipazione alla giornata ribadendo a chiare lettere il concetto di un Governo che <<ha espropriato la comunità locale e i suoi rappresentanti democraticamente eletti delle prerogative costituzionali sulle scelte urbanistiche di una importante area della città>>. In sostanza, il fuoco incrociato di associazioni e centri sociali impegnati sul territorio e delle istituzioni cittadine da mesi consumate in una lotta senza quartiere con Palazzo Chigi prometteva di essere caldissimo e difficile da gestire per le autorità della Capitale.
Invece, la capacità degli organizzatori e quella delle Forze dell’Ordine (che non si sono più di tanto accanite nel vietare ancora di percorrere il tracciato desiderato dai manifestanti fino a Palazzo Chigi) hanno scongiurato qualsiasi degenerazione violenta: come accennato, gli unici momenti di tensione sembrano essere stati quelli delle perquisizioni degli autobus a Roma sud, denunciate in modo piuttosto acceso da una parte dei presenti sul posto (<<Veniamo trattati come criminali>>, hanno scritto su Facebook durante le perquisizioni gli appartenenti al collettivo “Bagnoli Libera”), ma che in realtà pare non avessero altro significato che applicare un protocollo di sicurezza piuttosto stringente, in una Capitale già protagonista del Giubileo straordinario. Non sono comunque mancati i toni piuttosto accesi (ormai onnipresente è il pupazzo di Renzi – Pinocchio, simbolo, per i manifestanti, delle bugie del Presidente del Consiglio su Bagnoli e altri temi caldi) annunciati alla vigilia: tutto però in un’atmosfera generale che diversi osservatori riportano tesa ma non incandescente, in cui ognuno ha fatto la propria parte.
In coda alla manifestazione, è stata autorizzata la consegna a Palazzo Chigi di un documento contenente le ragioni del “no” al commissariamento da parte di una delegazione composta dall’assessore all’urbanistica del Comune di Napoli Piscopo, dal consigliere comunale Bismuto, dal presidente della Municipalità Bagnoli – Fuorigrotta Civitillo e da rappresentanti delle diverse anime del corteo, tra cui non mancavano disoccupati e comitati e associazioni di vario genere. In effetti, la giornata è stata l’occasione anche per ribadire che è necessario da parte del Governo prestare attenzione anche ad altre problematiche, come il lavoro o persino il no alla TAV.
Meno preventivabile è stato, tuttavia, il tentativo della piazza di distinguersi nettamente dalla polemica politica del sindaco De Magistris col commissario Nastasi e col Governo: se qualcuno si aspettava un De Magistris alla testa del corteo e in prima linea nel ribadire gli slogan dei movimenti per Bagnoli, è rimasto deluso. Il sindaco è stato tenuto volutamente ai margini dagli organizzatori, come ha testimoniato uno di loro a Repubblica: <<Qui c’è il popolo di Bagnoli che deve parlare, non siamo qui per la contrapposizione Renzi – De Magistris>>. In effetti, più testimoni hanno riportato come un microfono sia stato letteralmente strappato dalle mani di chi lo voleva porgere troppo presto al sindaco, prima di altri salienti interventi da parte dei manifestanti. Alla fine, però, il Capo della Giunta è riuscito a esprimere la propria posizione nei termini a lui consueti: <<In Italia l’autoritarismo è diventato tracotante (…) Decidono tutto loro, sono due anni che non riesco a incontrare Renzi (…) La manifestazione di oggi dimostra che la difesa della città è un’iniziativa popolare, che si fermerà quando termineranno gli abusi su Napoli>>. Che la volontà degli organizzatori di distinguersi il più possibile dalla battaglia politica di De Magistris sia il sintomo della consumata frizione che il sindaco sta soffrendo con la sua base di consenso, quella dei centri sociali e delle organizzazioni giovanili, anche a causa della vicenda ABC, sarà però solo il tempo a dirlo.
Per ora, è evidente che, al termine della giornata di corteo, sotto la lente della polemica politica ci finisce praticamente proprio solo il sindaco: un attacco importante gli arriva ancora dal Presidente della Regione De Luca, che ormai ha di fatto rinunciato a proporsi come mediatore tra Comune e Governo, vista l’incomunicabilità dei rispettivi uomini di punta: <<Bagnoli libera dalla cialtroneria amministrativa – ha tuonato De Luca – libera dalla propaganda e finalmente risanata. E meno male che c’è la Regione a tutelare Napoli (…) La società del Comune Bagnolifutura è fallita per irresponsabilità delle istituzioni (…) Il Comune ha fatto ricorso al TAR contro il commissariamento e il TAR gli ha dato torto (…) È la cabina di regia, istituzione democratica cui c’è chi sceglie di non partecipare, non il commissario, che decide su Bagnoli>>.
Ludovico Maremonti