Viene ufficializzato, finalmente, il bonus bebè (prima vera vittoria di NCD a più di un anno dall’inizio del suo mandato) dopo un iter molto lungo e travagliato per le tabelle sulle coperture e le entrate della nuova legge di stabilità, che sono state finalmente diramate.
Il testo era giunto al Presidente della Repubblica privo della bollinatura della Ragioneria dello Stato (per incertezze sulle coperture), causando preoccupazione a Napolitano che aveva chiesto chiarimenti a Renzi e Padoan. Quest’ultimo, nonostante avesse promesso il documento entro il 15 sera, ha ammesso che il testo uscito dal Consiglio dei Ministri non era definitivo ma, dopo aver ottenuto la bollinatura, che è una certificazione di veridicità da parte dello Stato, è stato inviato a Bruxelles sul gong.
Il “bonus bebè”
La più importante vittoria politica, dopo il varo della legge, è sicuramente di NCD sul “bonus bebè” che è stata sottolineata anche dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, con queste parole: “In Italia c’è un’emergenza denatalità. Solo nell’anno scorso sono nati 25.000 bambini in meno e, mancando i bambini, il nostro è un Paese senza futuro e senza la possibilità di versare i contributi ad una popolazione sempre più numerosa e longeva”.
Il provvedimento, che garantirà aiuti di 960 euro annui alle famiglie, riguarda i primi 3 anni di età dei bambini (concepiti ed adottati), è elargito solo a coloro che ne facciano richiesta ed abbiano un reddito di massimo 90.000 euro annui. Inoltre, Lorenzin spera di riuscire ad allungare la durata di questa nuova forma di welfare familiare, facendola durare per i primi 5 anni di vita dei nascituri, spiegando quali sono le cifre che saranno investite: 500 milioni del 2015, di cui 202 in assegni per la natalità e 298 accantonati come fondi per le politiche familiari; 607 milioni nel 2016 e circa 1 miliardo negli anni 2017 e 2018. È risaputo che la legge di stabilità ha una portata triennale ma sono stati previsti anche fondi, che ovviamente potranno essere ritoccati, per il 2019 (607 milioni) e il 2020 (202 milioni). Il Ministro ha chiosato: “Stavolta non si tratta di uno spot, ma di una misura strutturale di welfare familiare”.
Le misure contro l’evasione fiscale
Se, secondo il ministro Lorenzin, questa misura non è un annuncio, in molti iniziano a pensare che le dichiarazioni di Padoan in Rai, “Abbiamo previsto misure fattive contro l’evasione fiscale”, lo fossero. Tracce di misure anti-evasione nella legge ci sono e sono due: il reverse charge (che abbiamo già affrontato qui, ndr) e lo split payment (pagamento dilazionato); ma queste misure potrebbero non bastare e, come clausole di salvaguardia, ci sono aumento delle accise (benzina, in primis) e aumento IVA. Un’altra misura importante, oltre al taglio IRAP, è sicuramente lo sgravio fiscale per le nuove assunzioni nel 2015 fino a 8.060 euro annui di tasse e la possibilità per i dipendenti, in via sperimentale (per i periodi di paga tra il 1° marzo 2015 e il 30 giugno 2018), di ricevere il TFR in busta paga.
Il quadro generale della legge di stabilità
In virtù delle misure più significative elencate, i dati inviati a Bruxelles parlano di un deficit pubblico (l’aspetto che più interessa all’Europa) in crescita: con maggiori spese per 4,8 miliardi e minori entrate per 1,9. Se nelle slides si parlava di 18 miliardi di tasse in meno, nella realtà ci sono 15 miliardi di tagli alla spesa pubblica, assieme all’aumento di spese correnti (per servizi pubblici o a fini produttivi) per 24,3 miliardi ed un taglio di 5,7 miliardi, di cui: 4 effettuati dalle Regioni e solo 1,17 dai Ministeri (solo 413 sulla spesa corrente). Per quanto riguarda, invece, le entrate del fisco e non solo, si prevede un saldo positivo di +8 miliardi. Mentre si attendono con trepidante attesa i responsi da Bruxelles, molti economisti italiani e il Tesoro sostengono che “cambiare la manovra sarebbe un errore in virtù della sua concezione organica e del taglio IRAP”.
Ferdinando Paciolla