Un gruppo di ricercatori coordinato da Matteo Dell’Acqua, ricercatore presso l’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e composto da altri ricercatori dell’Università di Bologna e di Biodiversity International ha condotto uno studio basato sulla ricerca genomica, ossia la branca della biologia molecolare che si occupa dello studio del genoma degli organismi viventi, applicata alle antiche conoscenze tradizionali dei contadini etiopi.
Il team di ricerca ha valutato le caratteristiche di 400 varietà di grano raccogliendo 190.000 dati in due settimane e coinvolgendo una sessantina di agricoltori delle comunità di Melfa e Workaye delle regioni etiopi dell’Amhare e del Tigray . I numeri raccolti sono stati poi incrociati con 30 milioni di dati molecolari prodotti dal sequenziamento del Dna delle varietà di grano. Tutto questo ha portato all’identificazione dei fattori genetici utili al miglioramento delle colture di grano.
Il metodo di studio utilizzato potrebbe essere una risposta concreta al problema dell’agricoltura di sussistenza afflitta sempre più dai cambiamenti climatici e della sicurezza alimentare nel sud del mondo. Il progetto ha vinto la seconda edizione del Bologna Award, premio internazionale sulla sostenibilità agroalimentare celebratosi in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione lo scorso 16 ottobre.
Ma cos’è la sostenibilità agroalimentare? Possiamo metterla in pratica anche nel nostro piccolo? La Fao ha dato una definizione a questo termine indicando come sostenibile quel sistema alimentare dal produttore al consumatore che presenta un basso impatto ambientale e che garantisce la sicurezza alimentare alle generazioni presenti e future.
La sostenibilità, infatti, non può dipendere solo dalle scelte di chi acquista. E’ ormai noto che l’agricoltura industriale negli anni, a causa dell’uso massiccio di fertilizzanti e pesticidi, ha distrutto quello che viene definito il suolo fertile. Conosciamo benissimo anche l’elevato impatto ambientale che hanno gli allevamenti intensivi di bestiame che consumano enormi quantità d’acqua e che generano elevate emissioni di gas serra.
Un’agroalimentazione sostenibile prevede che nella produzione di un determinato alimento debbano essere assenti tutti quei fattori che sono causa di inquinamento come ad esempio le emissioni dovute all’uso di combustibili fossili oppure lo spreco di risorse naturali e di energia. Il consumatore dovrebbe, dunque, essere a conoscenza di tutti i passaggi della filiera produttiva degli alimenti per poter poi scegliere nel migliore dei modi cosa acquistare per perseguire un’alimentazione sana e sostenibile.
Il WWF tramite il suo sito dedicato One Planet Food ci indica dieci comportamenti da poter seguire per un’alimentazione a minor impatto ambientale. Eccoli di seguito:
- Acquista prodotti locali privilegiando la filiera corta. Così facendo si riducono i passaggi tra produttore e consumatore e, eliminando gli intermediari, si riduce altresì l’impatto ambientale e la spesa settimanale.
- Mangia prodotti di stagione. Più buoni, profumati ed economici i prodotti di stagione impiegano poco tempo per arrivare sulle nostre tavole mantenendo così un maggiore contenuto di vitamine e nutrienti. Inoltre la produzione in serra dei prodotti fuori stagione richiede un’enorme quantità d’energia per l’illuminazione e per il mantenimento delle temperature di coltivazione, energia che ad oggi deriva maggiormente dai combustibili fossili.
- Diminuisci i consumi di carne. L’attuale modello industriale di allevamento animale è causa di gravissimi problemi ambientali come i cambiamenti climatici, l’inquinamento, lo speco d’acqua, la perdita di biodiversità, la deforestazione e il consumo di risorse fossili. Per ottenere 1 Kg di carne di manzo in un allevamento intensivo sono necessari 15 Kg di cereali, 15 mila litri d’acqua e si emettono nell’atmosfera fino a 68 Kg di Co2. Se non si vuole rinunciare alla carne, ridurne il consumo settimanale e le porzioni, consumando quella prodotta localmente e con metodo d’allevamento estensivo, può aiutare notevolmente l’ambiente.
- Scegli pesci giusti. E’ fondamentale diffondere il concetto di stagionalità del pescato che consente di comprare il pesce in certi periodi dell’anno promuovendo così anche la pesca locale. Questo perchè abbiamo pescato e stiamo pescando più di quanto le popolazioni ittiche siano in grado di riprodursi.
- Riduci gli sprechi di cibo. Un miliardo e 600 milioni di tonnellate di alimenti prodotti viene gettato, di cui l’80% è ancora buono. Per produrre suddetto cibo si consumano anche 250 miliardi di litri d’acqua, 1,4 miliardi di ettari di suolo e si emettono nell’atmosfera 3,3 miliardi di tonnellate di Co2. Esistono piccoli trucchi per ridurre gli sprechi in casa come ad esempio preparare una lista della spesa ed attenersi ad essa, controllando le date di scadenza al momento dell’acquisto, oppure far ruotare il cibo nel frigo portando avanti quello più vicino alla scadenza. Al momento di cucinare bisogna fare attenzione alle quantità e in seguito conservare gli avanzi in frigo in appositi contenitori.
- Privilegia i prodotti biologici. Conosciamo tutti i vantaggi dell’agricoltura biologica che riduce l’impatto ambientale delle attività produttive, rispettando i processi ecologici, le risorse naturali e la biodiversità ed elimina l’uso di prodotti chimici tra cui pesticidi e fertilizzanti, riducendo così il rischio di contaminazione dei corsi d’acqua e il bioaccumulo di sostanze tossiche negli alimenti.
- Cerca di non acquistare prodotti con troppi imballaggi. Come consumatori possiamo scegliere di acquistare merci con meno imballaggi ricordando che questi rappresentano un costo ambientale elevato in quanto richiedono risorse per essere prodotti e hanno impatto sulle emissioni di gas serra e sulla salute umana. La soluzione sta nella scelta di prodotti sfusi e alla spina che puntano a ridurre l’uso dei contenitori e ne permettono il riutilizzo.
- Cerca di evitare cibi eccessivamente elaborati. I piatti pronti hanno fatto registrare, tra tutti gli alimenti, il record di aumento delle quantità acquistate con una crescita del 10% negli ultimi anni. Questa tipologia di alimenti (sughi surgelati, caffè in cialde, piatti pronti refrigerati etc.) ha un impatto ambientale molto elevato, dovuto principalmente alla richiesta di energia per la produzione e la conservazione. Non si deve rinunciare a tutto, ma provare a sostituire qualche snack con frutta fresca potrebbe essere un buon punto d’inizio.
- Bevi acqua del rubinetto. L’acqua in bottiglia è totalmente insostenibile dal punto di vista ambientale. Gli italiani sono i maggior consumatori di acqua in bottiglia in Europa con 192 litri a testa. La miglior acqua da bere non si trova necessariamente in una bottiglia: se vogliamo bere acqua pura dobbiamo porre maggiori sforzi nel proteggere fiumi, laghi e falde idriche e investire affinché l’acqua arrivi in modo sicuro alle case del consumatore attraverso i rubinetti.
- Evita sprechi anche ai fornelli. Oltre a riciclare quello che avanza in cucina, anche l’uso corretto dei fornelli può aiutare a non “bruciare” risorse. Ad esempio quando usi il forno puoi decidere di mettere a cuocere più teglie insieme cercando di evitare di aprire in continuazione il forno. Puoi, inoltre, spegnere qualche minuto prima dell’avvenuta cottura ultimandola con il calore residuo. Anche la scelta del recipiente in cui cucinare è importante: i recipienti in rame e alluminio, ad esempio, possono essere dannosi per la salute perché durante la cottura rilasciano sostanze pericolose, mentre l’acciaio inox è un materiale particolarmente inerte, atossico e adatto praticamente ad ogni tipo di cottura.
Marco Pisano