Che le province del sud Italia siano, anche quest’anno, agli ultimi posti nella consueta classifica della qualità della vita stilata dal quotidiano “Il Sole 24 Ore”, fa poca notizia.

Il trend negativo coinvolge tutto il Mezzogiorno, con la maglia nera d’Italia che spetta a Reggio Calabria, centodecima. Per la cronaca, il primo posto se l’è aggiudicato, per la quinta volta, Bolzano, anche se qui lo status di Provincia autonoma concede sicuramente qualche vantaggio rispetto al resto d’Italia e del Nord, comunque premiato dalla graduatoria.

Che la provincia di Napoli, poi, non meriti più di un 101esimo posto, nemmeno sorprende. Ultima nel 2013, il miracolo era già stato compiuto lo scorso anno, quando si piazzò 96esima. La perdita di cinque posizioni, dunque, non può colpire più di tanto gli oltre 3 milioni di abitanti che quotidianamente si confrontano con le mille difficoltà del territorio.

La classifica, disponibile sul sito della testata, illustra con grafici semplici ed intuitivi i criteri di valutazione. Ciascun risultato napoletano, in ogni voce di riferimento, è confrontato con la media nazionale: si scopre così che il valore aggiunto pro capite, il patrimonio familiare medio e i consumi medi per famiglia, parecchio al di sotto della media italiana, intaccano decisamente il tenore di vita. I servizi sono insufficienti, con un numero di posti in asilo disponibili che ammonta a soli 2 ogni cento bambini; la percentuale di emigrazione ospedaliera, poi, è più alta della media nazionale; in controtendenza, la copertura della banda larga vola ben al di sopra della media nazionale. Il capitolo “Popolazione” dice che l’indice di vecchiaia è pari a 100, quindi la provincia è molto più giovane della media nazionale; la sezione “Affari & lavoro”, tuttavia, comunica che il tasso di occupati tra i 15 e i 64 anni è più basso della media nazionale di quasi la metà. Così si spiega anche il saldo migratorio negativo, che vuol dire che tantissimi se ne vanno, e nessuno viene accolto. Per quanto riguarda l’ordine pubblico, infine, sono lievitate di parecchio oltre la media nazionale le rapine in casa.

In estrema sintesi, secondo le statistiche la provincia di Napoli sembra essere la dimora (finché non emigrano, almeno) di cittadini impoveriti, che non sanno dove mandare i figli all’asilo, non trovano lavoro, si fanno curare lontano da casa e non riescono a non farsela derubare, la casa. Però, almeno, grazie alla banda larga vanno in internet quando gli pare.

Quest’anno, il destino ha voluto che la pubblicazione delle graduatorie sulla vivibilità coincidesse con la campagna elettorale per le comunali a Napoli. Ecco perché il sindaco De Magistris si è sentito in dovere, più che in passato, di smentire le apparentemente cattive performance della provincia e della città in particolare. Il sindaco ha tenuto a precisare che i freddi numeri delle statistiche non lo convincono, avendo una visione più dinamica ed “emozionale” del concetto di benessere dei cittadini: stando ad alcune dichiarazioni pubblicate da “la Repubblica”, infatti, il primo cittadino afferma che l’obiettivo dell’amministrazione non è “scalare le classifiche, ma far vivere sempre meglio i napoletani che decidono di rimanere qui”. La vera vivibilità, insomma, non è quella nelle graduatorie, ma quella “animata dalla felicità”: oltre ai soldi per arrivare a fine mese e ai servizi che, si legge, comunque “fanno comodo”, il segreto per una buona qualità della vita è “rimanere umani”. Secondo il sindaco, la classifica non racconta la bellezza delle strade “piene di giovani” (che magari lo sono a causa dell’abbandono scolastico e della disoccupazione giovanile), “il mare, l’umanità delle nostre periferie, lo stare insieme.

Le pittoresche e romantiche dichiarazioni di De Magistris appaiono coerenti con la recente svolta in senso “umanista” della sua strategia politica: è di questi giorni il caso della distribuzione delle caramelle ai bambini delle periferie da parte di associazioni che sponsorizzano la ricandidatura del sindaco, evento che ha suscitato critiche e polemiche.

Anche stavolta, il ghiotto boccone non ha tardato a finire in pasto agli avversari politici del sindaco, che proprio sul degrado della città puntano per convincere l’elettorato a voltare pagina: tra le critiche più dure, quelle di Antonio Bassolino, che accusa De Magistris di nascondere i problemi, invece di risolverli.

In effetti, sembra difficile che affidare il contenuto di un commento istituzionale, per di più su una classifica stilata da uno dei quotidiani più antichi e prestigiosi d’Italia, allo stereotipo del napoletano cui “c’è rimasto ‘o mare” per essere felice possa essere una strategia vincente. A meno di non chiamare in causa anche Pulcinella, la pizza e il mandolino, per ora, sembra, ingiustamente trascurati.

Ludovico Maremonti

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