Il brainch di Natale: caro Babbo, quest’anno sotto l’albero vorrei…
Caro Babbo Natale,
mentre ti scrivo queste poche righe accompagnato dall’odore del baccalà che frigge, tu sarai sicuramente impegnato a impacchettare gli ultimi regali prima di metterti in viaggio verso le case di tutto il mondo. Ti aspetta un lungo viaggio tra i camini e il pan di zenzero, i fiocchi di neve e le comete dei presepi, per cui spero che tu abbia il tempo di leggere anche il mio messaggio, tra una consegna e l’altra.
Mi perdonerai il ritardo con cui scrivo, ma non è stato un anno semplice per me, e ho dovuto riflettere con attenzione su cosa chiederti prima di prendere il coraggio a due mani (e una tastiera) e buttare giù queste parole.
Sai, ho provato spesso a immaginare come sarebbe la mia vita se non mi mancasse nulla di ciò che desidero. E alla fine ho capito che non sarebbe affatto semplice lo stesso: quindi no, non è vero che possedere tutto risolve ogni problema. Del resto ci sono regali che non possono stare sotto un albero, ed altri troppo difficili da realizzare persino per te, che dei regali sei il maestro.
Ho provato allora a immaginare come potrebbe cambiare la mia vita se cambiassero quelle cose che mi danno più fastidio, e che ostacolano la realizzazione del “mondo perfetto”, quello in cui vorrei vivere e che vorrei vedere costruito anche attraverso la mia opera, la mia piccola opera di scrittore, paroliere, e magari giornalista, prima o poi.
Caro Babbo, tu che esaudisci i desideri sai bene che il nostro regalo più grande possiamo essere noi stessi, iniziando dal riconoscere e correggere i nostri errori, ammettere i nostri sbagli, impegnarsi a comprendere, perdonare, migliorare.
Ho visto molte cose, quest’anno, che non mi sono piaciute. Ma non sono così stupido o presuntuoso da credere che tutto possa sistemarsi da un momento all’altro. Non posso chiederti la pace nel mondo, caro Babbo, ma posso confessarti ciò che vorrei essere in grado di cambiare.
Sotto l’albero di Natale vorrei quindi trovare, innanzitutto, un confronto politico serio e rispettoso. A marzo voteremo e qui sono già tutti in fermento, in fibrillazione. Ma nel modo sbagliato. Non fanno che insultarsi e accusarsi a vicenda, soprattutto a Sinistra – lì dove sarebbe o dovrebbe essere la mia casa. Sento parlare pochissimo di cosa andrebbe realizzato, molto invece di chi è cattivo, di chi è indegno, di chi fa schifo e di chi ha il simbolo più brutto. Ma ti pare? Persino i bambini quando scartano i regali, caro Babbo, hanno più contegno e maturità. E l’idea di dover decidere le sorti del Paese attraverso un confronto del genere, più che disgustarmi, mi terrorizza. Sul serio.
Vorrei poi trovare sotto l’albero (già, appunto l’albero, finché ce ne rimane uno) una reale discussione sulle tematiche ambientali. Perché vedi, caro Babbo, il nostro pianeta sta morendo e ragionare sull’aumento di temperatura che possiamo ritenere tollerabile è una vera assurdità. Ci stiamo comportando come aragoste che scelgono il momento in cui finire in pentola bollite. Come si può essere così scellerati da devastare interi territori, prosciugare ogni risorsa e sostenere che il modello capitalistico, con i suoi meccanismi di sfruttamento intensivo, è il migliore concepibile? Davvero non lo so, ma mi auguro di non verificarne mai le conseguenze.
Vorrei, poi, che possa ritornare un femminismo autentico e genuino, che parli il linguaggio dell’uguaglianza e della parità. Caro Babbo, il femminismo pop che va tanto di moda oggi (veicolato da pagine facebook come Freeda o Alpha Woman), quello che ritiene le donne realizzate solo quando riescono a fare le stesse cose che fanno i maschi, che scrive con gli asterischi all* fin* dell* parol*, che combatte per i termini “sindaca” e “assessora”, è un fastidioso e irritante fumo negli occhi. In molti ci cascano sentendosi paladini dei diritti. Ma non ci sarà mai vera parità finché non verrà compreso che la parità stessa è una condizione intrinseca e naturale, non una guerra da combattere per indebolire un sesso e rafforzarne un altro.
Infine, caro Babbo, dal momento che ti scrivo attraverso le pagine di un giornale, vorrei tanto che il nuovo anno ci portasse meno fake news e più informazione di qualità. Vorrei che si leggesse di più e giudicasse di meno, ma questo implica un grande sforzo di maturità: sia da parte di chi scrive allettato dai facili guadagni di un titolo clickbait, sia da parte di chi si trova davanti quella notizia troppo assurda per essere vera, ma proprio per questo così allettante… è facile inquinare il confronto, plagiare e manipolare i lettori sfruttando gli strumenti della rete, ma è anche una delle vigliaccate più vili e infami che si possano compiere. E a Natale, si sa, chi si è comportato male riceve il carbone. Quello delle miniere siberiane, spero.
Adesso sarai in viaggio, mentre io sazio di speranza ripercorro i miei propositi nell’assurdità dell’auspicio. Probabilmente fra un anno sarò di nuovo qui a constatare di non aver ottenuto nulla di tutto questo, caro Babbo. Ma non importa. Io ci ho provato, e tu comunque non mi devi niente. Del resto lo diceva anche Orwell: siamo impegnati in un gioco in cui non possiamo vincere; alcuni fallimenti sono migliori di altri, questo è tutto. Apprezzerò il pensiero e continuerò a coltivare il mio. Libero, come sempre.
Buon Natale a te, Babbo, e a voi, lettori cari.
Emanuele Tanzilli
@ematanzilli