NAPOLI – Continua senza soste la battaglia delle studentesse e degli studenti dell’Università Orientale di Napoli per ottenere quello che per noi di Link Orientale rappresenta un diritto sacrosanto: il secondo appello di lingue. Tutt’oggi la condizione della didattica e la gestione burocratica nell’ateneo partenopeo sono a dir poco disastrose e si riversano direttamente sugli studenti creando disagi insuperabili. Si tratta di una situazione inaccettabile che mette in pericolo la carriera universitaria degli studenti che a causa del numero esiguo di appelli da sostenere per gli esami di lingua si trovano spesso intrappolati in tempi lunghissimi, a cui si aggiunge il rischio di diventare fuori corso non per scelta ma per necessità, con tutto l’onere economico che ne consegue, con tasse in più da pagare. Si tratta di una vera ingiustizia!
Per questo motivo non siamo più disposti a subire l’ennesima vessazione a danno di noi studenti, e per dare uno sbocco concreto a questa battaglia Link Orientale ha lanciato in questi giorni una raccolta firme da presentare sotto forma di petizione alle istituzioni universitarie per chiedere l’aumento immediato del numero degli appelli di lingue, al fine di garantire agli studenti la piena usufruibilità del diritto allo studio che si può realizzare solo attraverso la scelta dei tempi e dei modi più opportuni di cui ogni studente ha bisogno per il proseguimento della propria carriera universitaria, in piena libertà e autonomia, senza ostacoli e pressioni di alcun tipo, che siano esse didattiche, economiche o burocratiche.
La nostra è una battaglia di civiltà e di buon senso dentro l’università. E non potrebbe essere altrimenti perché mette al centro lo studente, i propri bisogni materiali e non, i propri desideri, le proprie passioni e le proprie capacità. Perché siamo anche noi persone in carne ed ossa e non numeri o semplici matricole. E’ solo così che possiamo costruire l’università del futuro, un luogo di democrazia e partecipazione, ma anche un luogo di libertà e di autonomia da ogni schema economico e finanziario che riduce i nostri diritti. L’università non è un’azienda: è la culla della cultura e della conoscenza, pilastri di un altro mondo possibile.
Redazione