Salve a tutti, cari amici di Fantabreak. In questa puntata vi narriamo delle riserve di lusso, cioè quegli ipotetici top player che ritrovandosi tesserati in grandi squadre, non vengono utilizzati nel modo e nel minutaggio giusto dai loro allenatori.
Vi proponiamo l’esempio di Manolo Gabbiadini, attaccante del Napoli divenuto (causa manifesta superiorità di Higuaìn) seconda linea in maniera quasi incredibile, poiché l’italiano durante gli aurei tempi doriani era titolare inamovibile. Ma è il prezzo da pagare per essere tesserato in un top club, in questo caso il Napoli, dove Gabbiadini ha racimolato solo 19 presenze in campionato, condite da tre reti e tanti assist, con mediavoto e fantamediavoto che rasentano il sette. Approfittando, in un certo senso, dell’animo caliente del Pipita, durante le tre giornate di squalifica rimediate per lo sfogo contro l’Udinese, Gabbiadini è sceso in campo e ha dimostrando di essere stato un supercolpo, paragonabile poi ad una miniera d’oro venuta fuori dal nulla. Infatti ha sbloccato la sfida interna contro l’Hellas Verona e realizzato una doppietta contro il Bologna. Due match sulla carta facili, ma due squadre che tendevano spesso al chiudersi, quindi si necessitava del guizzo del campione.
Ma il ritorno del Pipita da titolare ha relegato lo sfortunato Gabbiadini a sedere in panchina con veste aurea – così come mostrato nella vignetta dell’ormai immancabile Savio – per essere pronto all’uso ed al bonus come spesso ha fatto, dimostrandosi illuminato ed illuminatore. Infatti nel match odierno all’Olimpico contro la Roma, più paragonabile ad una partita a scacchi, sarebbe servita una giocata di Manolo. Purtroppo, dobbiamo in parte affidare a Sarri la colpa di questo pareggio, dato che il Napoli lì davanti è parso un po’ spento, e magari qualche illuminazione del fantasista italiano sarebbe stata utile. Evidentemente, si sarebbe sfociato nella lesa maestà, facendo uscire Higuaìn. Perciò il povero Manolo è rimasto a fornire la propria luce benefica in panchina, lasciando un campo spento.
Eugenio Fiorentino