Crimini contro la natura. Nel mondo il bracconaggio e il commercio illegale minacciano almeno 7000 specie animali. È quanto emerge dal nuovo report Bracconaggio Connection del WWF a sostegno della campagna Sos Animali In Trappola, iniziativa atta a contrastare lo sfruttamento illegale della natura che sta conducendo all’estinzione di specie, la distruzione di ecosistemi e verso un vero e proprio deficit ecologico per la nostra generazione e per quelle future.
«Chi nel mondo uccide animali carismatici e alimenta i network criminali, chi in Italia spara ad animali protetti e distrugge gli ecosistemi, mette a rischio la sicurezza del nostro futuro e la nostra salute, offende il senso della vita, rendendo tutti infinitamente più poveri»: questo l’incipit del dossier. Ad oggi i crimini di natura rappresentano il quarto principale mercato illegale dell’intero pianeta. Mercato che, secondo i dati forniti dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, crea un business che si aggira attorno ai 23 miliardi di dollari all’anno.
I numeri sono impressionanti. Elefanti, trichechi, ippopotami, persino il bucero dell’elmo, una delle specie di uccelli più rare al mondo, sono vittime del traffico criminale d’avorio. Ogni settimana vengono uccisi 20 rinoceronti, 2 tigri e 384 elefanti (nell’arco di un anno la cifra può raggiungere le 20.000 unità). Secondo il dossier fino al 2015 nel Sud Africa è stato ucciso il 70% della popolazione di rinoceronte bianco. Non solo gli animali. I crimini di natura riguardano anche materiali come il legno. Il taglio illegale di quest’ultimo «equivale al 30% del commercio totale di legno nel mondo ed è responsabile del 50% delle deforestazione tropicale».
L’Italia, paese con un altissimo tasso di criminalità ambientale e al contempo con la maggiore ricchezza di biodiversità, non è esclusa dalla lista dei paesi che stanno combattendo l’atroce guerra contro i crimini ambientali. Solo nel 2016 nel Belpaese sono stati identificati quasi 6000 reati riguardanti esclusivamente i crimini contro gli animali. Ma quel che preoccupa maggiormente gli ambientalisti è il triste record a livello europeo concernente le attività illecite nei confronti degli uccelli. Secondo il WWF infatti «in Italia vengono uccisi illegalmente ogni anno circa 6 milioni di esemplari, soprattutto passeriformi ed uccelli acquatici».
L’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ha individuato sette aree “calde” (le cosiddette black spot) sul suolo italico in cui i crimini contro uccelli sono particolarmente intensi: Prealpi lombardo-venete, Delta del Po, coste e zone umide pugliesi, coste pontino-campane, Sardegna meridionale, stretto di Messina e Sicilia occidentale. Successivamente il World Wide Fund for Nature ha identificato altre quattro aree-trappola «in cui la concentrazione di crimini contro la natura, e nello specifico contro la fauna, è particolarmente elevata ed impattante sulla biodiversità».
Quali sono i vecchi e i nuovi strumenti adottati dai criminali di natura?
L’arsenale è drammaticamente ampio e varia in base alla tipologia di specie target e zona di azione. Dai classici fucili ai roccoli, reti alte fino a 5 metri e lunghe fino a 400 metri costituite da elementi di vegetazione che facilitano la posa e la cattura degli uccelli. I veleni, da quelli facilmente reperibili poiché utilizzati in agricoltura a quelli reperibili unicamente attraverso via legali come la stricnina. E ancora, reti da uccellagione, richiami acustici elettromagnetici, richiami vivi, tagliole, archetti, fino ai lacci di nylon, metodo di cattura diffuso soprattutto in Sardegna per la cattura di uccelli di piccola taglia che vi restano impigliati.
Il punto cruciale è quello relativo alle sanzioni penali previste per l’uccisione illegale di un animale selvatico protetto che, secondo il WWF Italia, risultano essere davvero inadeguate. Per questo motivo urge una razionalizzazione delle norme riguardanti la tutela penale della fauna selvatica protetta e di un inasprimento delle sanzioni nella forma di “delitti”. L’associazione ambientalista chiede quindi «una riforma del sistema sanzionatorio penale per l’uccisione, le catture illegali, il commercio illecito di animali appartenenti a specie protette dalle leggi Italiane, europee od internazionali con l’introduzione del “Delitto di uccisione di specie protetta”».
“Grandezza e progresso morale di una nazione si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali“. È una delle citazioni più famose di Mahatma Gandhi, politico e filosofo indiano, padre dell’indipendenza dell’India, pioniere della resistenza all’oppressione tramite azioni di disobbedienza civile e proteste non violente. Il dossier redatto dalla più grande organizzazione mondiale per la conservazione di natura, habitat e specie in pericolo, ci ha fornito un chiaro quadro della tragica situazione riguardante il nostro paese.
Pertanto la presenza di Oasi WWF, luoghi di conservazione e presidi di legalità, risulta essere di fondamentale importanza per l’ambiente italiano. Donatella Bianchi, presidente del WWF Italia sottolinea che «nel nostro Paese il successo di progetti di conservazione Made in Italy, come quello che ha riportato la nidificazione del falco pescatore anche nell’Oasi di Orbetello, rappresenta una grandissima iniezione di energia oltre che la migliore risposta a bracconieri e a chi distrugge la natura: è, finalmente, la vittoria di chi ha dedicato la vita, con sacrifici e competenza, a proteggere un patrimonio, fragile, delicato ma bellissimo e che appartiene a tutti noi».
Marco Pisano