Il National Health Service è il sistema sanitario nazionale in vigore in Gran Bretagna e offre assistenza medica a tutti i residenti del Regno Unito senza discriminazione tra parti geografiche. Cosa accadrà dopo la decisione di lasciare l’UE?
Il NHS è entrato in funzione nel 1948 a seguito del National Health Service Act e col tempo è diventato parte integrante della società britannica. Gran parte dell’assistenza è priva di costi per i pazienti e senza alcuna tassazione. Sin dalla sua istituzione è stato caratterizzato da finanziamento a carico dello stato, centralità della proprietà pubblica delle strutture sanitarie, integrazione verticale delle strutture di erogazione delle prestazioni di medicina preventiva e primaria e poteri direzionali collocati presso il governo centrale.
Oggi il sistema sanitario britannico è il più ampio e centralizzato al mondo ed è terzo a livello globale come numero d’impiegati dopo l’Esercito Popolare di Liberazione cinese e le ferrovie indiane. La maggior parte del personale medico e degli infermieri sono stranieri provenienti da tutta Europa e il Brexit potrebbe essere pertanto fatale.
L’amministratore delegato Simon Stevens appare alquanto preoccupato per la questione e in una recente intervista ha dichiarato: ”Se solo una parte di infermieri e medici scegliessero di lasciare l’ UK ci sarebbe un vero problema negli ospedali di tutta la Nazione. Abbiamo 130 mila infermieri dell’Unione Europea, medici e operatori sanitari negli ospedali e nelle case di cura e andremmo a perdere i benefici che essi hanno portato al sistema.”
Dello stesso tenore la Segretaria di Stato per la Salute Heidi Alexander: ”Sono molto di più i professionisti sanitari che contribuiscono a rendere efficiente il sistema, che quelli vicini di letto negli ospedali. Con il Brexit si rischia di far precipitare in una crisi ancora più profonda la NHS, che potrebbe creare un buco di 10,5 miliardi di sterline. 10,5 miliardi di sterline significherebbe tagliare 1000 infermieri e 155 medici per ogni Trust del Regno Unito.”
Il leader della British Medical Association Mark Porter è stato categorico: “Le dichiarazioni dei pro Brexit sono una farsa e sono basate su numeri fantasiosi. Quei 100 milioni a settimana di cui parlano non corrisponderebbero affatto ai reali risparmi, di molto inferiori e che sicuramente sarebbero controbilanciati dalle perdite causate da un’economia rallentata alla quale si associerebbe un introito fiscale in sofferenza. ”
I pro Brexit, tuttavia, sono sempre fermi e determinati nelle loro posizioni. Il leader dell’Ukip Nigel Farage più volte ha detto che l’immigrazione causa troppe pressioni sul servizio sanitario nazionale, facendo aumentare i tempi di attesa al pronto soccorso o negli studi dei medici di famiglia.
L’ex sindaco di Londra Boris Johnson sostiene: ”I costi tenuti per restare in Europa potrebbero essere riversati dopo l’uscita sul sistema NHS. La diminuzione dell’immigrazione allevierebbe la pressione sul sistema sanitario soprattutto nei Pronto Soccorso.”
L’R.C.N., il più grande sindacato di categoria con oltre 435 iscritti, non ha ancora preso una posizione a riguardo. Qualche giorno fa l’amministratore delegato Janet Davies aveva affermato: ”Mentre i benefici sono stati testati , non sappiamo le conseguenze del venirne fuori.”
Il dibattito negli ultimi giorni si è fatto sempre più feroce e la sanità britannica è al centro delle cronache dei giornali. Ad oggi diventa difficile fare delle previsioni. Nelle prossime settimane comprenderemo meglio la portata dell’accaduto.
Vincenzo Nicoletti