Gli europeisti britannici non hanno digerito l’esito del referendum per la Brexit. Rispondono con una petizione per chiedere un secondo referendum.

La petizione, sul sito parliament.uk, chiede modifiche al processo referendario e potrebbe trasformarsi in un secondo referendum sull’adesione del Regno Unito all’Unione europea. È stata già superata la soglia del milione di firme, l’obiettivo è avviare un dibattito in Parlamento: il minimo consentito di firme per far approdare la questione in Parlamento era di 100mila, ampiamente superate e ora si attende la risposta dal Ministero dell’Interno britannico.

I firmatari della petizione, come si legge sul sito, chiedono al governo di “varare una regola in base alla quale se il voto per il Remain o il Leave è inferiore al 60% e la partecipazione inferiore al 75%, un nuovo referendum deve essere indetto”.

Alla petizione il Parlamento dovrà discutere la questione e il governo risponderà agli organizzatori della raccolta firme. Al voto sulla Brexit, il 23 giugno, hanno partecipato infatti il 72% degli elettori e il “leave” ha vinto per un soffio: il fronte anti-europeo ha conquistato il 51,9% dei voti mentre il “remain” ha ottenuto il 48,1%.

Che però sia un tentativo dalla riuscita insperata pare chiaro a tutti: nonostante la delusione e la tristezza, il Regno Unito ha votato e la maggioranza, nonostante la partecipazione, si è schierata per la Brexit. Il punto di non ritorno sembra essere stato già raggiunto secondo le parole di Juncker, il quale ha detto che “non si arriva ad una separazione consensuale, non è stato, del resto, una bella relazione d’amore”. Le parole, molto forti, segnano il cammino dell’Europa, che già da ieri, ha dovuto prendere in considerazioni qualsiasi tipo di soluzione per arginare il disastro sui mercati: lunedì non è tanto lontano e la paura regna sovrana.

Maria Bianca Russo

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