Inutile tentare di restare a galla se sei destinato ad affondare, è più o meno il senso delle parole che il patron della Formula Uno, Bernie Ecclestone, ha rilasciato in un’intervista alla Gazzetta dello Sport lo scorso 19 settembre, riferendosi alla possibilità di eliminare i piccoli team dal Circus. Al loro posto subentrerebbe così la famigerata terza macchina, un lusso al quale potrebbero avvicinarsi solo i grandi team. Ciò sarebbe un bel rischio, perché pensare ad esempio ad una Mercedes in più vorrebbe dire, con ogni probabilità, togliere al resto della griglia anche l’emozione di giocarsi un posto sul gradino più basso del podio.

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 “E’ meglio avere una terza Ferrari o una Caterham? Ferrari potrebbe magari trovare nuovi sponsor negli Stati Uniti e un pilota americano: fantastico!” Ha dichiarato Ecclestone, la cui proposta ha assunto  un retrogusto particolare, perché alla luce dei fatti, Marussia, Caterham e Sauber non sono, al momento, nelle condizioni economiche da garantire stabilità nei pagamenti e nemmeno spettacolo in pista; tanto è vero che l’unico evento legato ai loro nomi sembra essere stato finora il solo crash di Bianchi.

Servono soldi, e anche tanti, se si vuole sopravvivere nella Formula Uno di oggi. L’ultima a farne le spese è stata l’HRT dei compagni di sventure Karthykeyan e De La Rosa che, dopo essere riuscita in ben due anni a fare della quindicesima posizione il suo migliore piazzamento di sempre, è scomparsa due campionati fa, sommersa dai debiti e lontana anche solo dalla possibilità di essere rilevata da un qualche investitore.

Non è facile partire da zero – aggiunge Ecclestone – comprare un team con una galleria del vento, un simulatore e tutto il resto, richiede un investimento intorno ai 150 milioni di euro. E non hai ancora nemmeno iniziato: poi servono i piloti, i giusti tecnici per progettare la macchina (e quelli giusti sono pochi e costano): è per questo che la Ferrari voleva Newey”.

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La Caterham vive un momento di stallo, dovuto ad un passaggio di proprietà che sembrava imminente fino a pochi giorni or sono, quando sono iniziati i problemi tra nuova e vecchia gestione. Ancora in fase di risoluzione a quanto pare, con Ecclestone pronto a farsi da tramite perché la faccenda si risolva in un modo o nell’altro. La scuderia partecipa stabilmente al Mondiale F1 dal 2010 seppur sotto un’altra identità, avendo portato il nome di Lotus Racing prima e Team Lotus poi, fino a che una serie di controversie legali, con protagonista il titolare assoluto del marchio David Hunt, hanno deciso di darle i connotati odierni. Al momento quel che si sa è che la Caterham non dovrebbe prendere parte ai Gp di Stati Uniti e Brasile. A riferirlo in una nota è il team Smith and Williamson, che ne ha assunto il controllo dopo il passo indietro fatto da Engavest. “In una telefonata oggi tra Finbarr O’Connell e Bernie Ecclestone, il signor Ecclestone ha accettato di sostenere gli amministratori che desiderano vendere il team di Formula 1 per trovare la forza finanziaria per sostenere nel futuro” si legge nella nota. “Ecclestone ha anche accettato di dare la dispensa a Caterham F.1 di poter perdere se necessario, il Gran Premio degli Stati Uniti e del Brasile, con la speranza e l’obiettivo che un nuovo proprietario possa far correre la squadra al Gran Premio di Abu Dhabi”.

Sarebbe interessante capire cosa pensino le alte sfere della F1 sulla faccenda, perché privarsi della Caterham potrebbe essere tanto un danno, soprattutto se si tiene conto della possibilità di portare stabilmente il marchio in Estremo Oriente, quanto un bene, se il marchio invece dovesse continuare a portarsi sul bilancio il peso di due vetture in più.

Fonte immagine in evidenza: google.it

Fonte dichiarazioni: Gazzetta dello Sport / The Sun

Fonte immagini media: Corriere dello Sport / Tuttosport / Giornalemotori

Nicola Puca

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