«La manifestazione ha l’obiettivo di mettere in luce le gravi responsabilità della Regione Campania e dell’Arpac (Agenzia Regione per la Protezione Ambientale in Campania), in particolare del Presidente Vincenzo De Luca, del Vicepresidente/Assessore all’ambiente, Fulvio Bonavitacola, e del neo commissario Arpac, Stefano Sorvino. Questi hanno totalmente abbandonato la popolazione di Salerno, Baronissi e Pellezzano, riguardo alla grave emergenza sanitaria ed ambientale delle Fonderie Pisano. Con i loro silenzi e le loro azioni permettono, di fatto, alle Fonderie di continuare a devastare la qualità della vita e l’ambiente di migliaia di cittadini».
Questo l’appello del Comitato Salute e Vita circa la manifestazione che si terrà il 27 ottobre presso la Regione Campania.
Dopo l’accaduto dello scorso venerdì, la popolazione ha deciso di mobilitarsi per non permettere più ai poteri forti di ignorare la, sempre più, situazione degenerativa.
Ancora una volta, in una mattina, che doveva essere il più normale possibile, i cittadini delle zone limitrofe alle Fonderie hanno dovuto affrontare il problema dell’aria irrespirabile che odora di ferro bruciato, degli intollerabili miasmi e delle ceneri nere fuori e dentro le proprie abitazioni.
Lorenzo Forte, un esponente del Comitato, in una dichiarazione rilasciata al Gazzettino di Salerno, ha affermato:
«Anziani, bambini, donne in gravidanza e persone già ammalate di patologie respiratorie venivano costretti a ripararsi in casa sigillati dentro, con porte e finestre sbarrate. Molte di queste persone hanno denunciato alle forze dell’ordine la grave situazione ambientale e sanitaria. Tanti cittadini che hanno vissuto questa giornata infernale, o si sono recati direttamente presso la stazione dei Carabinieri di Fratte o hanno telefonato al 112 per denunciare e chiedere un pronto intervento per ciò che si stava consumando in tutta la città».
Ancora una volta quindi, ci si chiede: cosa dovrà succedere affinché chi di dovere si interessi a trovare una soluzione a questo problema che, ormai, da tantissimo tempo, affligge la popolazione?
Sono anni che si parla della situazione delle Fonderie Pisano, delle promesse, poi non mantenute, delle morti, delle manifestazioni e delle proteste. A giugno erano state sequestrate tremila tonnellate di materiale tossico, alla fine dello scorso mese la Cassazione aveva annullato la sentenza del Tribunale che disponeva la riapertura della fabbrica. Niente di certo però, perché la Cassazione ha, a sua volta, rimandato la questione al Tribunale.
A poca distanza dalla Campania, l’Ilva di Taranto, con le sue polveri tossiche alzate dal vento, costringe le istituzioni del quartiere di Tamburi a disporre la chiusura di tutte le scuole nelle vicinanze. Ogni volta che sarà previsto un “wind day” causato dai movimenti dell’aria in riva al Mar Ionio, le attività degli istituti scolastici verranno sospese data l’incompatibilità tra le condizioni ambientali e la tutela della salute dei più piccoli.
E così, in Puglia come in Campania, l’inquinamento ambientale costringe a bloccare il normale sviluppo della vita dei cittadini nella totale, o quasi, indifferenza del potere politico.
Lorenzo Forte, esponente del Comitato Salute e Vita, ci ha aggiornato sulla situazione delle Fonderie Pisano e sugli sviluppi che si sono avuti in questo ultimo periodo.
«Da quando il Tribunale del riesame ha riaperto, dopo il sequestro, la fabbrica, la popolazione ha vissuto un’estate infernale. Anche recentemente, pochi giorni fa, il 20 ottobre, i cittadini hanno fatto una serie di denunce perché i fumi tossici che escono dalla fabbrica non vengono neanche filtrati. Fuoriescono dappertutto, ma tranne dai camini, dove, ipoteticamente, ci dovrebbero essere, appunto, dei filtri. L’impianto, per quanto ci riguarda, è inadeguato ed è nella stessa situazione di prima del sequestro, avvenuto nel giugno 2016 e durato sei mesi».
Dopo la (semi)vittoria della sentenza della Cassazione del 28 settembre, bisognerà attendere la decisione del Riesame: il quale, ci si augura, si esprimerà definitivamente sulla chiusura o apertura dell’impianto industriale.
«Noi siamo convinti – afferma Forte – che la chiuderanno perché, in base a quanto riscontrato dall’Arpac, nel novembre 2015 e nel maggio 2016, ovvero che la fabbrica sia “un pericolo per l’ambiente e per la vita“, e in base a quello che stiamo vivendo (la puzza nauseabonda e le polveri nere e metalliche), crediamo che l’impianto non sia adeguabile, che non si possa rendere a norma. Va fermato».
Per tutti questi motivi, ancora una volta, venerdì 27 ottobre, «il Comitato Salute e Vita, il Presidio permanente, insieme ai cittadini, hanno organizzato un presidio in Via Porto presso il Genio Civile, dov’è stabilita la sede della presidenza di De Luca, per chiedere di essere ricevuti dal Governatore in quanto la Regione Campania ha il potere di fermare e bloccare il mostro, la fabbrica».
Da marzo 2016, ha avuto inizio una procedura che impone alla fabbrica la VIA (Valutazione Impatto Ambientale). Per ultimare questa procedura c’era il termine di centottanta giorni, trascorsi abbondantemente ma senza giungere a nessuna soluzione, con la complicità della famiglia Pisano e della Regione.
Con un’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) dichiarata dalla Procura di Salerno “illecita, illegittima e inefficace”, concessa, quindi, su falsa documentazione, le Fonderie continuano ad inquinare e ad annientare i cittadini.
Fino a che punto dovremo arrivare, prima di renderci conto che l’inquinamento ambientale è in grado di ammazzare gli esseri umani?
Federica Ruggiero