Ieri, 25 giugno, in occasione dell’anniversario della morte di Ciro Esposito, il giovane tifoso napoletano ucciso da un neofascista durante la finale di Coppa Italia del 2014, è stata intitolata la Villa comunale di Scampia a suo nome.
La cerimonia di intitolazione ha visto la presenza della famiglia, degli amici, dei membri dell’associazione Ciro Vive, del sindaco Luigi De Magistris, del vice sindaco Raffaele Del Giudice, dell’assessore Alessandra Clemente e dei consiglieri municipali Maria De Marco, Claudio Di Pietro e Mirella Secondulfo che da sempre hanno appoggiato e sostenuto ogni tipo di iniziativa per ricordare la memoria di Ciro Esposito.
“Voglio ringraziare il Comune e la Municipalità che hanno fortemente voluto l’intestazione di questa villa – ha dichiarato commossa la mamma di Ciro Antonella Leardi – Sono orgogliosa che in questo quartiere ci sia una villa intestata a Ciro e sono orgogliosa soprattutto perché questa villa viene frequentata dalle famiglie. Per anni e anni verranno bambini che chiederanno alle loro mamme e ai loro papà chi era Ciro Esposito e qualcuno racconterà la sua storia e del suo prezioso coraggio. Qualcuno ha detto che Ciro non era un eroe, per me Ciro è stato un eroe perché non sapeva che dietro quell’autobus avrebbe trovato la morte però per amore è corso. In tutta questa storia sono contenta di una sola cosa che mio figlio è morto per la grazia di Dio quindi lui continua a vivere nell’eternità e sono felice di averlo portato a voi, nei vostri cuori.”
Ciro Esposito è stato sparato il 3 maggio 2014 ed è morto dopo 52 giorni. In quasi due mesi di agonia la sua storia è stata macchiata dalla disinformazione e dai luoghi comuni che spesso vengono dati a chi vive territori considerati “difficili” come in questo caso Scampia.
“Oggi si rimette a posto la storia di Ciro Esposito perché noi non dobbiamo dimenticare come è stata raccontata all’inizio questa storia – interviene il primo cittadino Luigi De Magistris – Se noi intestiamo un parco della città a Ciro Esposito significa che Ciro Esposito la merita tutta. Non dimentichiamo come all’inizio fu raccontata la sua storia, era normale che Ciro non era la vittima ma era il carnefice e quali erano le sue colpe? Era di Napoli, era di Scampia ed era tifoso del Napoli in trasferta quindi era colpevole a prescindere. Noi oggi rimettiamo definitivamente a posto la storia. Intestare un parco significa trasformare la morte in vita perché nel parco deve crescere fra mille difficoltà sempre un albero, l’erba, la vita. Noi dobbiamo dimostrare che una tragedia criminale, un atto barbaro premeditato, violento e odioso che fu fatto ai danni di un napoletano Ciro Esposito non accada mai più e che i bambini di oggi lo conoscano per reagire con l’amore.”
Maria Baldares