Una settimana fa, al noto programma “Domenica Live” condotto da Barbara D’Urso, il Presidente del Consiglio dei ministri aveva annunciato il bonus bebè per ” ogni figlio nato o adottato dall’1 Gennaio 2015 al 31 Dicembre 2017” nella misura di 80 euro mensili ” fino al compimento del terzo anno di età ovvero del terzo anno di ingresso nel nucleo“.
Il provvedimento è stato confermato da vari esponenti politici ed inserito nella legge di Stabilità 2015, attualmente contestata dall’Unione Europea per il mancato rispetto dei vincoli di bilancio. Avranno diritto al bonus bebè i nuclei familiari con reddito inferiore a 90.000 euro e, a partire dal terzo figlio, anche coloro che superino tale soglia. Non si tratterà però di un diritto incondizionato: la famiglia stessa dovrà fare richiesta all’INPS, che provvederà al versamento e alla verifica dei requisiti di idoneità. Il Governo aveva inoltre annunciato, ed inserito nei testi preparatori, un fondo da 500 milioni di euro, adesso ridotto a 202 milioni ma soggetto ad aumenti nel 2016 e 2017. Il Fatto Quotidiano denuncia che la cifra sia incongrua, dato che in Italia nascono 500.000 bambini ogni anno e che tale misura dovrebbe stimolare lo sviluppo demografico del paese, che rischia attualmente il blocco della popolazione, ovvero un numero di morti pari o superiore ai nati nel medesimo anno. Ma il Governo rassicura: sarà previsto un ulteriore fondo da 298 milioni di euro per i casi di necessità. Critica Forza Italia: il leader Silvio Berlusconi ricorda come ” il bonus bebè l’abbiamo inserito noi“ ( nel 2006, con una manovra a sostegno delle fasce deboli della popolazione, ndr). Il ricorso però era stato molto limitato a causa di un contorto percorso burocratico che rendeva il cittadino impossibilitato a fare richiesta. La Riforma Fornero aveva inoltre previsto il baby-voucher: misura nettamente insufficiente, come dimostra il drammatico calo delle nascite degli ultimi due anni ( 60 nati in meno al giorno nel 2013 rispetto al 1980).
Se la misura produrrà effetti positivi è incerto, mentre l‘Osservatorio JobPricing ha effettuato una simulazione per valutare quali soggetti potranno usufruire del bonus bebè. L’analisi distingue le famiglie monoreddito e le famiglie in cui entrambi i genitori lavorino. Nelle famiglie monoreddito risulterebbero esclusi dal bonus bebè i dirigenti ( 111.343 euro medi per un dirigente maschio e 103.405 per un dirigente di sesso femminile), mentre vi rientrerebbero i quadri ( soggetti con potere discrezionale sottoposti al dirigente), gli impiegati (coloro i quali effettuano una prestazione lavorativa non meramente manuale) e gli operai ( fascia che ha mediamente il minor reddito). La situazione si modifica nella seconda ipotesi, con varie famiglie escluse: nessun nucleo con un dirigente riuscirebbe ad ottenere il bonus bebè, mentre gli altri sarebbero certamente inclusi, non superando in media gli 84.591 euro di reddito. Preoccupante invece la conclusione: i potenziali fruitori del bonus sarebbero più di 7 milioni, rendendo i fondi stanziati sarebbero dunque largamente insufficienti, considerando che sono inoltre esclusi da tale calcoli i disoccupati, gli inattivi (anch’essi avrebbero diritto al bonus bebè) e le famiglie con reddito superiore che potrebbero avere un terzo figlio. Non sono stati inoltre computati i redditi non derivanti dalla retribuzione lavorativa (es. rendite finanziarie) che potrebbero diminuire la platea di possibili fruitori.
Vincenzo Laudani