Lunedì mi è capitato di pensare alla pessima partita del mio Toro contro il Sassuolo, ai tantissimi errori, alla mancanza della voglia di lottare, di grinta, della convinzione nei propri mezzi e nelle proprie capacità.
Un allenatore, l’esperto Ventura, che mi è sembrato non in grado di ascoltare i segnali d’allarme, non ha saputo infondere nel gruppo del quale dovrebbe essere il leader, le necessarie motivazioni, la fiducia, la speranza.
Ok, perché mai dovrei iniziare un post serio parlando di uno svago come il calcio? Lo ammetto, per me certe volte diventa più di una religione, è una Fede alla quale mio malgrado ho aderito, ma talvolta anche dalle cose frivole come questo sport possiamo trarre delle lezioni di vita.
Tornando al Toro, giovedì sera affronterà il Club Brugge in Europa League. So benissimo come è andata l’ultima volta che su questo sito è comparso un mio pronostico, ma credo che vincerà per un motivo semplice. Quando arrivi tanto in basso, hai due strade: una è buttarti ancora più in basso, e poi lasciare che un derby già segnato ti travolga e ti annienti, ti riduca in polvere, ti annichilisca al punto che non desideri altro che farla finita; l’altra è reagire tirando fuori i coglioni, guardando in faccia l’avversità che si presenta e sconfiggendola, per rilanciare sé stessi.
Lunedì ero davanti alla Biblioteca Nazionale quando un venditore ambulante mi ha fermato e mi ha legato al polso destro (il lato delle cose giuste, secondo alcuni) non uno ma ben tre braccialetti portafortuna, dicendo qualcosa tipo “amore, fortuna” e qualcos’altro che onestamente non ricordo. Per essere ben tre braccialetti, vuol dire che mi ha visto molto male, però sono azzurri, il colore della nazionale, del cielo limpido, secondo chi se ne intende di quei braccialetti dei soldi… Insomma un colore positivo, molto positivo.
Ed ecco dunque che arriviamo a noi: io da quei braccialetti, dopo essermi fermato un attimo a riflettere davanti ad un caffè, ho trovato motivazioni e forza non per essere l’Osho della situazione con i racconti zen (scusa Emanuele, so che mi perdonerai), ma per affrontare me stesso e qualche dubbio, per cercare di infondere in me e non solo quella fiducia in sé stessi che a volte viene meno.
Perché non importa se siamo governati da chi, come in Emilia-Romagna, rappresenta all’incirca il 16.78% degli aventi diritti al voto, cioè un elettore su sei (è più o meno a quanto corrisponde il 44.52% del 37.2% di chi è andato a votare). Non importa se i governi che negli anni, fino ad oggi ed ancora domani, si sono succeduti fanno di tutto per imbrigliare il nostro futuro, precarizzarlo, tarpagli le ali.
Noi abbiamo il dovere, verso noi stessi, di lottare fino in fondo, di difendere la nostra personalità ed anzi valorizzarla, farci rispettare per le persone che siamo, e non permettere a nessuno di trattarci come delle merde che non valgono un cazzo. Se ci guardiamo allo specchio, sappiamo che non è così. La chiave sta nell’essere consapevoli del fatto che noi valiamo, che i nostri sogni, le nostre aspirazioni, i nostri desideri valgono e sono realizzabili, in questa vita, nonostante tutti gli ostacoli che possiamo mai incontrare.
La società nella quale viviamo ha tentato di costruire dei falsi miti, di farci credere che pur controvoglia potevamo diventare senza problemi calciatori e veline, imprenditori di successo, attrici da Oscar, stelle della musica, e condurre una vita da nababbi. La recita è andata avanti, ed ha in parte coperto lo sfascio delle nostre possibilità di garantirci un futuro magari non così opulento, ma di un livello che stesse oltre la semplice soglia della dignità. Poi il castello di carte è crollato, lasciandoci indifesi a fronteggiare l’assalto di sciacalli feroci, ed impauriti non abbiamo saputo reagire.
È il momento di reagire: nessuno può dirci che non abbiamo futuro, che non abbiamo speranze, che non valiamo nulla, che altri fanno le cose meglio di noi e magari anche ad un costo minore. Il valore incommensurabile delle nostre qualità umane non ce lo può togliere nessuno, e sta a noi, esclusivamente a noi, dimostrarlo al mondo e ricevere quel rispetto e quella dignità che ci sono negati.
Simone Moricca
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