Se il 23 agosto, all’indomani della prima giornata di campionato, vi avessero detto che il Napoli di Sarri e l’Inter di Mancini avrebbero lottato per lo Scudetto, ci avreste creduto? Io, sinceramente, per niente. E credo neanche voi o, almeno, la maggior parte.

Perché, dopo il disastroso capitombolo degli azzurri a Sassuolo e la sofferta vittoria dell’Inter contro l’Atalanta, quasi nessuno avrebbe puntato un centesimo su queste due squadre. E, invece, guardatele ora. Sì, ovviamente, è ancora troppo presto per parlare di Scudetto: siamo solo a novembre, e mancano ancora 25 giornate, circa due terzi di campionato. Però è anche vero che tredici partite non sono poche, anzi sono più che sufficienti per capire che il Napoli e l’Inter lotteranno per lo Scudetto fino all’ultimo. Ciò non vuol dire che trionferà una delle due – Roma, Fiorentina e Juventus sono, chi più e chi meno, altrettanto favorite – ma ad ora sono loro ad occupare i due gradini più alti del podio, e lunedì si scontreranno in una gara che ha il sapore di un esame di maturità o, meglio, di un “esame di consapevolezza“ dei propri mezzi e di quelli dell’avversario. Finora, le insidie incontrate da Napoli e Inter sono grosso modo le stesse – Sampdoria, Carpi, Milan, Verona, Juventus, Fiorentina, Chievo e Palermo – e dunque diventa ancor più interessante e significativo confrontare la stagione disputata da queste due squadre così diverse, eppure, entrambe in vetta alla classifica, divise da una manciata di punti. Il motivo principale della grande stagione di Napoli e Inter risiede senz’ombra di dubbio nel lavoro dei rispettivi allenatori: da un lato Mancini, con il suo ciuffo perfetto e il cappotto in cashmere, dall’altro Sarri, con la sigaretta e la tuta acetata.

Miranda e Murillo, il muro difensivo nerazzurro
Miranda e Murillo, il muro difensivo nerazzurro

Il tecnico nerazzurro, subentrato a Mazzarri nel novembre scorso, aveva iniziato già nella passata sessione di mercato invernale un graduale processo di rifondazione terminato solamente ad agosto. Ricordate i famosi “8-9 giocatori” che il tecnico chiese dopo l’ultima giornata del campionato scorso? Ebbene, se molti pensavano che nelle parole di Mancini si celasse dell’ironia, si sbagliavano. Non scherzava affatto e, come sempre, ha ottenuto ciò che voleva: alla sua corte sono giunti ben dieci giocatori con cui costruire l’armata tanto desiderata che, ad oggi, occupa la vetta della classifica. Chiamati a sostituire il duo Ranocchia – Juan Jesus, su cui l’Inter aveva scommesso per il futuro della retroguardia nerazzurra, Miranda e Murillo formano la miglior coppia difensiva post-triplete: attento e preciso il brasiliano, più eccentrico ed esplosivo il colombiano. Gli acquisti più discussi del calciomercato nerazzurro sono stati Geoffrey Kondogbia e Felipe Melo, il primo per l’ingente quantità di denaro elargita per strapparlo al Monaco, il secondo per il carattere difficile che qualche anno fa compromise negativamente la sua esperienza con la maglia della Juventus. Finora, se il francese non è ancora riuscito a mostrare con continuità le sue doti, il brasiliano ha dimostrato di essere maturato tanto lontano dall’Italia. In attacco sono arrivati ben quattro esterni e questo la dice lunga sull’idea di gioco di Mancini, che ha praticamente sostituito Shaqiri e Podolski, voluti da egli stesso a gennaio, con il trio slavo Jovetic – Perisic – Ljajic più il francese Biabiany. È chiaro come il progetto iniziale di Mancini prevedesse un’Inter schierata con il 4-2-3-1, con un centrocampo molto fisico – due tra Kondogbia, Melo e Medel – e il trio slavo dietro Icardi. Nei fatti, Mancini ha utilizzato questo modulo solamente una volta su tredici partite (nell’ultimo successo sul Frosinone): la prima gara in cui l’Inter è riuscita a segnare nella prima mezz’ora di gioco e ha vinto con più di un gol di scarto. In questo primo terzo di campionato, il tecnico jesino ha utilizzato la bellezza di sei moduli diversi: il 4-3-1-2 nelle prime quattro giornate; due volte il 4-3-2-1, il 4-3-3, il 3-5-2 e il 4-4-2; una volta, come detto, il 4-2-3-1. Per sua stessa ammissione, Mancini non ha ancora trovato un modulo fisso per la sua Inter e preferisce adottare moduli diversi di partita in partita, adattandosi al sistema di gioco degli avversari. Ma a cambiare non sono solo i moduli, bensì anche gli interpreti: nelle prime tredici giornate, nonostante l’assenza dalle competizioni europee, l’Inter ha schierato 23 uomini diversi e nessun giocatore, escluso Handanovic, è stato schierato in tutte e tredici le partite disputate finora.

Tra Higuaìn e Insigne è amore vero: 17 gol in due
Tra Higuaìn e Insigne è amore vero: 17 gol in due

E pensare che il Napoli, impegnato anche in Europa, in campionato ha schierato 18 uomini, cinque in meno dell’Inter e, di questi, addirittura sei hanno giocato tutte le tredici giornate: Higuaìn, Insigne, Hamsik, Hysaj, Albiol e Reina. Anche da questo, si evince come Sarri adotti una filosofia opposta in tutto e per tutto a quella di Mancini. Sin dal primo momento, il tecnico napoletano ha cercato di costruire il suo Napoli attorno a un solo modulo e affidandosi ad un gruppo di “fedelissimi”, abbracciando una filosofia di pensiero di mazzarriana memoria. Dopo aver proposto in principio il 4-3-1-2, suo marchio di fabbrica all’Empoli, Sarri è poi passato al 4-3-3 che tutt’oggi utilizza. Il 4-3-1-2 con Insigne trequartista dietro le due punte – Higuain e, ad alternarsi, Mertens, Callejon, Gabbiadini – è stato il modulo proposto da Sarri nelle prime tre giornate di campionato, ossia quello che fino ad ora è stato il momento peggiore per gli azzurri: solo due punti conquistati nelle gare contro Sassuolo, Sampdoria ed Empoli e, come se non bastasse, errori difensivi che richiamavano fortemente quelli della scorsa stagione. Degli otto gol subiti dal Napoli, che ne fanno la seconda miglior difesa del campionato dopo l’Inter, sei sono arrivati proprio nelle prime tre giornate. Il secondo modulo, il 4-3-3, è quello che Sarri ha utilizzato dalla quarta giornata in poi: da allora sono arrivate ben otto vittorie e due pareggi con solamente due gol al passivo; il miglior modo per spazzar via tutti i brutti ricordi rievocati nelle prime tre uscite stagionali. Fondamentale per il successo difensivo azzurro sono state le prestazioni di Koulibaly ed Albiol, i quali sembrano finalmente aver trovato un certo feeling dopo le incertezze dello scorso anno. Il francese, soprattutto, è attualmente uno dei migliori difensori della Serie A per rendimento. Altro fattore importantissimo è stato il ritorno di un trascinatore come Pepe Reina, forse l’acquisto più mirato dei partenopei: l’anno scorso, senza lui in porta, il Napoli si era ritrovato orfano del suo leader difensivo e gli azzurri avevano subito il doppio dei gol nelle prime tredici giornate. Due acquisti altrettanto degni di nota sono stati quelli di Hysaj, già allenato da Sarri all’Empoli e che al Napoli forma con Ghoulam una coppia d’esterni di tutto rispetto, e Allan, su cui c’erano gli occhi di mezza Serie A e che il Napoli è sapientemente riuscito ad assicurarsi prima di tutti. Ma il grande merito di Sarri sta anche nell’aver rivalutato alcuni giocatori come Jorginho e il sopracitato Ghoulam, che l’anno scorso sembravano non indispensabili alla causa azzurra, mentre ora sono pienamente integrati nel sistema perfetto creato dal loro allenatore. In fase offensiva, invece, il successo del Napoli è riconducibile alla strepitosa stagione disputata sinora da Hìguain e Insigne, che in due hanno segnato più gol (17, 10 Higuaìn e 7 Insigne) di tutta l’Inter messa insieme (16).

È difficile dire chi avrà la meglio lunedì. Il fattore campo senz’altro è a favore del Napoli, ma non va dimenticato che quest’anno l’Inter è la squadra più vincente in trasferta con 14 punti su 18 disponibili, frutto di quattro vittorie e due pareggi. Per ciò che concerne gli uomini in campo, mentre siamo sicuri che Sarri schiererà i suoi con il 4-3-3, è invece più difficile capire cosa si inventerà questa volta Mancini: continuerà con il 4-2-3-1 proposto nell’ultima giornata o giocherà a specchio schierando il 4-3-3 già visto contro Bologna e Roma? Non meno interessante sarà vedere se la retroguardia nerazzurra sarà in grado di contenere la pericolosa manovra offensiva del Napoli, se l’attacco dell’Inter ritornerà al cinismo offensivo pre-Frosinone, se il centrocampo tutto muscoli dell’Inter riuscirà a limitare le giocate dei fantasiosi centrocampisti azzurri. Manca sempre meno a questo scontro fra opposti: presto scopriremo finalmente quale dei due estremi avrà la meglio.

Fonte immagini: google.com

Marco Puca

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