Torna l’appuntamento settimanale con WhatsHappening. Questa settimana, i rapporti internazionali hanno avuto come protagonisti accordi raggiunti o al contrario duri scontri. Un mix contraddittorio che sembra caratterizzare sempre più il mondo odierno:
MARRAKECH: LA COP 22 SI CONCLUDE CON UN ACCORDO
La Conferenza ONU sul clima tenutasi a Marrakech dal 7 al 18 novembre si è conclusa con un accordo. Le nazioni riunite nella COP 22 si sono impegnate a stipulare entro dicembre 2018 un regolamento che possa permettere l’attuazione dell’Accordo di Parigi, istituito nel dicembre dello scorso anno durante la scorsa conferenza su clima, la COP 21. Il regolamento dovrà definire le procedure che i Paesi dovranno mettere in atto per controllare e ridurre le emissioni di gas serra e per contenere l’aumento della temperatura del pianeta al di sotto dei 2°C. I paesi aderenti alla Convenzione, inoltre, hanno anche chiesto l’istituzione di un fondo entro il 2020 per permettere alle nazioni “in via di sviluppo” di poter contribuire al raggiungimento degli obiettivi fissati.
SCHULZ ANNUNCIA IL SUO RITIRO DALLA POLITICA EUROPEA
«Ho preso la mia decisione, l’anno prossimo correrò al Bundestag come capolista del mio partito, l’Spd, nel Land del Nordreno-Vestfalia. Continuerò a battermi per l’Europa dal livello nazionale». Così Martin Schulz, il presidente del Parlamento Europeo, ha annunciato ufficialmente che la presidenza attuale sarà il suo ultimo incarico a Bruxelles per dedicarsi alla politica tedesca. L’indiscrezione di un suo ritiro era già comparsa la mattina del 24 novembre sulla prima pagina del Süeddeutsche Zeitung, uno dei più importanti quotidiani tedeschi. Schulz, dunque, guiderà la lista dei socialdemocratici alle elezioni di settembre 2017, ma ancora non è chiaro se vorrà candidarsi anche per la cancelleria. Tra le possibilità anche un suo futuro ruolo da ministro degli Esteri, al posto dell’attuale Frank-Walter Steinmeier, che verrà probabilmente eletto nuovo presidente federale. Schulz ha ringraziato tutti i suoi colleghi europei e in particolare Jean-Claude Juncker, che ha definito «amico e vero europeo».
TRUMP: SVOLTA MODERATA CON ROMNEY SEGRETARIO
Lo scorso fine settimana c’erano state le avvisaglie: Donald Trump aveva scelto di incontrare il grande ex-rivale Romney e l’incontro non era andato affatto male, con più punti in comune di quanto ci si potesse aspettare, soprattutto in materia di politica estera. Negli ultimi giorni la notizia è rimbalzata su più testate e oggi possiamo affermare quasi con certezza che Romney sarà il prossimo Segretario di Stato, con l’altro grande candidato Giuliani che dovrebbe “ripiegare” sull’intelligence. Una decisione che mostrerà in maniera chiara le differenze fra campagna elettorale e governo, e che potrebbe essere la prima “stemperata” di una lunga serie. Il candidato perdente alle primarie repubblicane aveva infatti più volte descritto il neo presidente come «un falso» «non adeguato» e sembrava proprio il rappresentante di quell’establishment partitico sconfitto dal tycoon. Invece, con questa scelta, Trump si è dimostrato consapevole che i toni della campagna spesso sono esagerati e non replicabili nella realtà di governo. Nell’ultima intervista concessa da Trump al New York Times, inoltre, il presidente ha dichiarato di non voler avere nessun legame con il movimento Alt-Right, i nazisti che in un video virale lo supportavano gridando «Heil Trump». Romney più volte si è poi dimostrato vicino alla sua idea di politica estera: predicando un intervento consistente delle truppe americane in Medio Oriente e bocciando la politica diplomatica di Obama nei confronti dell’Iran.
EUROPARLAMENTO: IL PROCESSO DI ADESIONE ALL’UE DELLA TURCHIA VA SOSPESO
Settimana intensa per la Turchia: da un lato il primo ministro Yıldırım, con il ritiro del disegno di legge inerente all’abuso sessuale sui minori, ha appianato parte dei dissapori interni alla nazione; dall’altro il Parlamento Europeo, con l’approvazione di una risoluzione, sembra avere acuito le tensioni tra la Turchia e l’Unione Europea. La citata risoluzione, votata giovedì 24 novembre e approvata con 479 voti favorevoli, 37 contrari e 107 astensioni, invita la Commissione e i governi europei a sospendere in via temporanea i negoziati di adesione all’UE con la nazione di Erdoğan. La motivazione di tale decisione è da rintracciare nelle «misure repressive sproporzionate» messe in atto a seguito del fallito golpe. In particolare, il testo cita la necessità di una sospensione formale dei negoziati di adesione qualora la Turchia reintroducesse la pena capitale. Malgrado la linea adottata, il Parlamento Europeo sottolinea come i rapporti tra la Turchia e l’UE debbano restare solidi in ragione degli interessi di ambedue le parti. Erdoğan ha reagito alla risoluzione avvertendo che la Turchia potrebbe aprire la frontiera per consentire il passaggio dei profughi in Europa – «Se si andrà oltre, questi confini saranno aperti. Né io né la mia gente saremo colpiti da queste vuote minacce».
CILE VS. BOLIVIA: NUOVE TENSIONI AL TRIBUNALE DELL’AJA
Sono decenni che Cile e Bolivia rivaleggiano per una questione territoriale che La Paz vorrebbe risolvere finalmente a proprio favore, “conquistando” un tratto di mare che Santiago sarebbe colpevole di averle ingiustamente sottratto in una guerra di più di cento anni fa. La questione è stata recentemente resuscitata dal Presidente boliviano Morales, che ha portato il Paese vicino, guidato da Michelle Bachelet, davanti alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja. La battaglia giuridica sembrava serrata e incerta, almeno fino allo scorso mercoledì, quando il delegato a rappresentare il Cile davanti alla Corte, José Miguel Insulza, ha pubblicamente dichiarato di voler abbandonare il proprio incarico perché sostanzialmente “inutile”.
«Credo che questa ingrata questione si risolverà sicuramente a favore del mio Paese», ha affermato Insulza per giustificare le proprie dimissioni – il Cile sarebbe dunque così sicuro di vincere la causa internazionale da rinunciare persino a difendersi. Forte irritazione per quello che viene reputato uno sgarbo politicamente scorretto è filtrata dalla Bolivia: il Procuratore Generale dello Stato e il Presidente del Senato hanno accusato il Cile di scarsa serietà, col primo che ha anche aggiunto che da parte del Governo di Santiago è stata dimostrata «mancanza di equilibrio nel trattare un tema che sarebbe importante per qualsiasi Nazione».
Hanno collaborato: Sabrina Carnemolla, Rosa Ciglio, Ludovico Maremonti, Valerio Santori, Rosa Uliassi