La Città della Scienza di Napoli sembra essere rinata alla grande. A conferma di questo arriva Futuro Remoto, un’evento di quattro dedicato alla scienza in generale, in un formato interattivo ed innovativo che porta il visitatore direttamente “dentro” esperimenti scientifici, ambienti virtuali e soluzioni che in un futuro prossimo cambieranno di molto le nostre vite.
La sfida, oltre a quella della rinascita dell’intero complesso, è quella di rendere concetti e tecnologie decisamente complessi alla portata di tutti, creando una vera e propria connessione, che poi è un po’ la parola chiave dell’evento.
È il caso dell’epigenomica, concetto apparentemente astruso che però nasconde un’immenso patrimonio di possibilità riguardo la medicina e la comprensione del nostro genoma.
In un ambiente che è una sorta di laboratorio interattivo i visitatori possono comprendere il significato di istone, di gene, ed osservare il meccanismo della regolazione grazie ad un “archivio” futuristico di proteine dedicate a questo processo, alcune delle quali già autorizzate dai vari enti di controllo e pronte a far compiere un grosso passo avanti alla medicina.
Ma cos’è l’epigenomica?
In poche parole è il modo col quale le cellule leggono il DNA, in maniera specifica e diversificata in base all’organo, tessuto o distretto corporeo che compongono.
In maniera affascinante e anche un po’ fantasiosa, esse vengono paragonate, affinando il concetto di epigenomica, ad un’orchestra in grado di leggere uno spartito o suonare una canzone in maniera differente a seconda dell’occasione. In un quadro generale dove strumenti e musicisti sono istoni e vari tipi di proteine.
Ma l’epigenomica è anche e soprattutto quella che viene considerata per davvero il futuro della medicina e della ricerca, nonché la chiave di volta – o di violino chiss -, per vincere su molte malattie incurabili, tumori in primis.
E Futuro Remoto riesce a rendere tutto ciò alla portata di tutti in un luogo che, per quanto riguarda scienza e non solo, è davvero uno dei più importanti nel nostro paese.
Mauro Presciutti