Da anni – in Campania come nel resto d’Italia – si parla insistentemente della crisi del lavoro e della disoccupazione, in particolare quella giovanile.

Giorni fa i media riportavano la notizia della chiusura dello storico Salumificio Spiezia con la conseguente perdita del lavoro da parte di 84 dipendenti. A Somma Vesuviana la situazione che si presenta è la stessa.

La Mibex, l’industria che si occupa della produzione dei cuscinetti delle ferrovie, è in crisi e ha fatto scattare le lettere di licenziamento a 70 operai. Da giorni ormai i lavoratori sono fermi in presidio dinanzi alla fabbrica, sita in via San Sossio, aspettando un risvolto nella vicenda.

L’azienda, però, in questo caso sembra essere irremovibile: in una nota congiunta dei sindacati Fiom, Fim, Uilm e Failms si legge che «le organizzazioni sindacali e la funzionaria della Regione Campania hanno tentato in tutti i modi di convincere l’azienda a trovare soluzioni alternative ai licenziamenti. Tutto ciò non è stato possibile e 70 lavoratori stanno per perdere il posto di lavoro. Si tratta di lavoratori giovani con famiglie monoreddito, tutto questo in un territorio come quello di Somma Vesuviana già colpito duramente dalla crisi industriale e dalla disoccupazione».

Ma non è la prima volta: lo scorso inverno i lavoratori della fabbrica lamentavano il mancato pagamento e tra di loro c’era chi rischiava di andare in cassa integrazione. L’agitazione si manifestò in maniera ancor più rilevante quando la Mibex rese noto di aver un buco di bilancio di oltre 400mila euro.

Per risanare il debito, l’industria propose agli operai di versare il proprio Tfr alla stessa azienda. Nel frattempo, i dipendenti non percepivano lo stipendio da tre mesi. Infine, il risanamento avvenne grazie ad un accordo tra la Regione Campania e la Mise. A distanza di mesi la situazione si presenta nuovamente. Intanto, mentre l’amministrazione è assente e si consumano le passerelle politiche in vista delle elezioni, da giorni i 70 lavoratori non mollano e si battono per mantenere il proprio posto di lavoro in attesa di risposte coerenti.

Maria Baldares 

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