Nonostante la condanna da parte della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, il governo della Lituania continua a non modificare la legge che prevede la detenzione automatica dei migranti che entrano illegalmente nel paese, negando loro la possibilità di ottenere il diritto d’asilo.
Secondo la Corte di Giustizia, tutto ciò è incompatibile con il diritto dell’Unione Europea. La sentenza è stata pubblicata lo scorso 30 giugno, in seguito alla denuncia effettuata da Amnesty International nei giorni precedenti. L’organizzazione ha messo in evidenza le condizioni disumane in cui i migranti sono costretti a vivere una volta entrati nel territorio lituano. Come affermato prima, la legge nega il diritto d’asilo e la “soluzione” del governo lituano – contro quella che è stata descritta come un'”emergenza” in seguito alla crisi dei migranti in Bielorussia – è la detenzione di migliaia di persone in violazione delle norme di accoglienza dell’Unione Europea, insieme a numerosi respingimenti. I termini “accoglienza temporanea” e “alternativa alla detenzione” usati dalle autorità lituane nascondono quella che è una realtà agghiacciante.
Il rapporto di Amnesty International e la condanna della CGUE
Amnesty International, nel suo rapporto, ha descritto le condizioni pietose in cui sono costretti a vivere i migranti detenuti in due Centri per la registrazione degli stranieri. Il primo, a Kybartai (nella contea di Marijjampolè), è un’ex prigione comune con finestre sbarrate e sistemi di sicurezza alle porte. Il centro è sovraffollato, i migranti hanno il permesso di lavarsi solamente due volte alla settimana. E anche quando arriva il turno della doccia, questa deve essere fatta in bagni malmessi. Il secondo centro a cui l’organizzazione ha fatto visita è quello di Medininkai, non molto distante dal confino con la Bielorussia. Qui, la situazione è ancora più grottesca: centinaia di migranti sono costretti a dormire dentro a dei container, disposti su un campo di calcio. I bagni non ci sono nemmeno: i “detenuti” devono uscire dal centro e andare a liberarsi all’aperto.
I migranti hanno raccontato di vivere nel terrore: maltrattati dalle autorità e senza nessuna garanzia giudiziaria riguardo la loro detenzione. Centinaia di persone hanno subito violenze ed umiliazioni sessuali, fino ad arrivare alla tortura. In caso di proteste, tutto ciò che ricevono sono le manganellate e lo spray al peperoncino delle guardie. Chi cerca di fuggire viene rinchiuso in isolamento, dopo essere stato attaccato dai cani. Non mancano gli episodi razzisti: insulti e vessazioni sono all’ordine del giorno. Come affermato da Amnesty International, la Lituania, oltre a violare le leggi dell’Unione Europea, non sta rispettando il diritto internazionale. Il diritto d’asilo rientra nei diritti fondamentali e, dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, i Paesi europei hanno dimostrato di avere un doppio sistema razzista. Si è infatti creata una distinzione tra rifugiati di serie A e rifugiati di serie B: i cittadini ucraini fanno parte della prima categoria e, mentre questi ultimi ricevono la giusta accoglienza che dovrebbe essere riservata a chiunque stia fuggendo dal proprio paese, i migranti provenienti dagli altre nazioni continuano ad essere discriminati, maltrattati e respinti, con esiti drammatici. L’organizzazione, nel rapporto, non ha risparmiato l’Unione Europea, complice di non aver condannato le azioni del governo lituano – come del resto dei Paesi europei.
La sentenza della Corte di Giustizia, in effetti, ha tardato ad arrivare. Ma alla fine le norme lituane sono state dichiarate incompatibili con il diritto dell’Unione. Secondo la Corte, la Vilnius avrebbe sfruttato la retorica della “minaccia alla sicurezza del Paese” violando i diritti dei migrati, negando loro un’adeguata procedura per ottenere l’asilo e procedendo con la detenzione automatica di migliaia di persone e con centinaia di respingimenti. “Una minaccia alla sicurezza nazionale o all’ordine pubblico può essere usata come giustificazione per la detenzione solo se il comportamento di una persona causa una minaccia reale, attuale e sufficientemente grande all’interesse pubblico fondamentale o alla sicurezza interna o esterna dello Stato membro interessato” è stato affermato nel comunicato stampa.
La situazione attuale
È passato un anno dall’introduzione della legge tanto discussa ed un mese dalla denuncia di Amnesty International, seguita dalla condanna da parte della Corte di Lussemburgo, ma la situazione attuale, in Lituania, continua ad essere critica. Le parole di Agne Bilotaite, ministra dell’interno, lasciano intendere pienamente quali siano le intenzioni del governo: “Finché il regime bielorusso userà questi strumenti di pressione, strumentalizzerà la migrazione e attaccherà la Lituania, noi ci difenderemo”. Il Paese sta reagendo alla crisi dei migranti bielorussa dipingendola come una “guerra”, con la retorica della minaccia sfruttata tipicamente dai partiti di destra.
“La Lituania si difenderà e sicuramente continuerà la politica di non far entrare i migranti illegali. Ci aiuta a difenderci dall’attacco ibrido e questo è il nostro interesse di sicurezza nazionale” ha proseguito la Bilotaite. Nel frattempo, i migranti continuano ad essere respinti: sono oltre 10.000 dallo scorso agosto. Secondo Biloitate, questa presa di posizione starebbe favorendo l’Unione Europea, poiché la Lituania, tra un respingimento ed una detenzione in violazione dei diritti umani, sta fungendo da scudo contro una possibile “invasione” di profughi in Europa. La ministra ha accusato il governo bielorusso di essere responsabile dell'”invasione” che starebbe minacciando la Lituania, insieme all’Europa, in riferimento alle polemiche scoppiate dopo la decisione del presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko di accogliere i profughi del Medio Oriente e dell’Africa lo scorso luglio.
Anche Bruxelles, all’epoca, si è scagliata contro Lukashenko, accusandolo di spingere i migranti ad entrare nel territorio europeo in seguito alle sanzioni applicate contro Minsk. Ma mentre i politici si accusano a vicenda ed i loro governi continuano ad emanare leggi e provvedimenti contro i migranti, gli unici a pagarne i conti sono coloro che cercano di scappare dal proprio Paese, di lasciarsi alle spalle guerre, dittature o persecuzioni, per avere una vita migliore.
Cindy Delfini