Fisciano, sede dell’Università degli Studi di Salerno, diventa scenario di polemica a seguito delle dichiarazioni del rettore Aurelio Tommasetti  durante la trasmissione Uno Mattina del 16 Agosto scorso.

de luca Le parole del Rettore nei confronti dell’UNISA sono sembrate buoniste e volte a voler giustificare “gap” nella garanzia del diritto allo studio. Tommasetti ha esaltato la competizione volta a coltivare la ” nuova classe dirigente”  ed ha incitato i ragazzi a seguire le proprie passioni nonostante la chiusura di molti corsi di laurea considerati non fertili lavorativamente. Abbiamo intervistato a tal proposito Gerardo Ragosa, membro dell’esecutivo di LINK FISCIANO, l‘organizzazione che si occupa di difendere i diritti degli studenti universitari e di tutelare i soggetti in formazione e che ha risposto con una nota al rettore.

Come nasce la nota contro l’apparizione del professor Aurelio Tommasetti ad Uno Mattino? Le dichiarazioni del rettore sono sembrate poco vicine alla realtà dell’UNISA?

Gerardo: “La nostra nota è un modo per far emergere le contraddizioni del sistema universitario e dell’ateneo salernitano nello specifico. Abbiamo voluto rispondere alle “belle” parole da pubblicitario del rettore che danno una dimensione parziale e talvolta distorta di quella che é l’università. Come Link Fisciano partiamo da quello che è il nostro modello di università e dal ruolo che questa ha nella vita di ogni singola componente del mondo accademico e non solo. Non possiamo tacere,infatti,di fronte all’apologia di un’università che si accanisce contro i fuori corso e premia i meritevoli con logiche aziendalistiche perché crediamo che l’università sia luogo di formazione,cultura e diritti. Le politiche di austerity che smantellano i diritti e impoveriscono gli atenei sotto l’aspetto della didattica,della ricerca e della condivisione e fruizione dei saperi non ci piacciono. Siamo,poi, di fronte ad una contraddizione continua: il paradiso terrestre di cui ci parla il rettore non tiene conto di dinamiche quali quelle della copertura parziale delle borse di studio, delle mobilitazioni di studenti,ricercatori e lavoratori, dei trasporti inadeguati,delle mancanze dei corsi di laurea che rischiano di chiudere per rispettare gli assurdi criteri di valutazione dell’anvur. Caso emblematico di questa mancanza d’analisi é proprio di questo giorni: ci siamo resi conto,infatti, che il nostro ateneo non fornisce servizio d’interpretariato ai non udenti per test d’ingresso e corsi (garantito per legge) creando una dinamica di esclusione dall’accesso al diritto allo studio. In sintesi: le parole del rettore sono frutto di un’analisi miope che nascono dalla visione dell’università come azienda. Noi crediamo,invece, debba essere pienamente luogo di aggregazione,cultura e condivisione. Senza barriere e senza esclusioni.”

Il diritto allo studio sembra sempre più un privilegio: come possono muoversi gli studenti per cambiare tale condizione? Pensi che in Italia l’istruzione non sia più una priorità?

Gerardo: “I movimenti studenteschi hanno portato avanti negli anni lotte e vertenze volte a rendere l’università “popolare”, quindi accessibile a tutti. Oggi evidentemente l’accesso agli atenei è elitario, a causa soprattutto delle logiche di de-finanziamento e premialistiche derivanti dalle riforma scolastiche dell’ultimo ventennio, a partire dalla riforma “Berlinguer” fino alla più disastrosa riforma “Gelmini”. Il movimento studentesco deve lottare in questo momento di regresso per ridare popolarità alle università. L’Italia finanzia con cifre irrisorie l’istruzione,a differenza di altri paesi europei, eppure è chiaro come depotenziare la ricerca ostacoli il processo di sviluppo. Le Università dovrebbero essere più vicine agli studenti e alla popolazione tutta, per rappresentare veri centri di aggregazione sociale e culturale.”

In Italia si prende a modello il sistema di valutazione Americano che genera le classifiche,ma se queste creano statisticamente competizione a chi giovano?

Gerardo: “Il sistema di valutazione Anvur crea logiche premialistiche danno vita a corsi di laurea di serie A e di serie B, atenei di serie A e di serie B. In tal modo di ostacola la possibilità di costruire università migliori. Questo è un “impasse” che vive soprattuto il Meridione rispetto agli atenei del Nord e del Centro Italia Bisogna quindi applicare il principio della cooperazione, in modo che le università diventino luogo di condivisione dei saperi e della cultura. I criteri premialistici sono escludenti anche a livello strutturale. Ovviamente nel momento in cui chiude un ateneo a causa del definanziamento i soggetti in formazione sono costretti ad andare altrove, andando in contro a spese ingenti che non tutti possono permettersi. La competizione crea quindi diseguaglianza interna ai territori, nel momento in cui coloro che hanno un reddito basso non potranno permettersi di studiare altrove qualora chiudesse l’Ateneo più vicino.”

A questo punto come credi che gli studenti possano migliorare le proprie condizioni e soprattutto quale alternativa promuove LINK Fisciano?

Gerardo: “Io direi di scindere il livello nazionale da quello territoriale. LINK promuove a livello nazionale la LIP sul diritto allo studio,attraverso la campagna “ALL IN”. Con tale legge si cerca di anticipare il governo dal punto di vista legislativo su temi caldi come le borse di studio,i trasporti, mense e questioni più gravi come il reddito di formazione; in particolare per quanto riguarda la “NO TAX AREA”,ovvero il reddito al di sotto del quale uno studente può usufruire in modo quasi completamente gratuito del diritto allo studio. In Campania combattiamo per abbattere gli ostacoli posti negli atenei, considerando che una fra le poche regioni a non coprire completamente il costo delle borse di studio. A livello territoriale, vogliamo rendere l’UNISA un luogo di collaborazione culturale anche tramite gli organi di rappresentanza. Ricordiamo battaglie importanti degli ultimi anni come quella per lo “Statuto degli studenti e delle studentesse” che ha messo nero su bianco i diritti troppo spesso violati da parte dei docenti. Inizia inoltre la stagione referendaria, è sottolineamo il nostro fermo NO come LINK Fisciano al referendum costituzionale, per portare democrazia partecipata all’interno dei nostri Atenei.”

Sembra evidente, quindi, dalle parole di Gerardo Ragosa il bisogno di maggiore partecipazione studentesca per ridare all’università il suo principale significato di luogo di formazione a 360 gradi.

Manuel Masucci

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