I Lara Groove sono un gruppo musicale alternative soul italiano formatosi ad inizio 2014 a Buccinasco (MI), composto da 6 elementi: Antonella Miccoli (voce), Stefano Garavaglia (voce e synth), Ivan Giussani (basso), Stefano Molteni (chitarra), Fabio Ferlisi (batteria) e Filippo Mainardi (tastiere).
Le radici musicali della band Lara Groove si rifanno alla black music, ai gruppi indie e al rap italiano anni ’90 di cui i membri sono fortemente appassionati. Il progetto è una totale autoproduzione e svolto in piena autonomia.
Dopo circa un anno di concerti e lavoro sugli arrangiamenti, i Lara Groove pubblicano l’omonimo EP di esordio ”Lara Groove” contente i 5 brani ”Hello word”, ”Nuvole”, ”C.a.o.s.”, ”Nonostante tutto” e ”Liberi di” che ha ottenuto ottimi riscontri da parte della critica.
Nell’aprile 2018 i Lara Groove ritornano in scena con un nuovo lavoro in studio intitolato ”Milano”, composto anch’esso da cinque brani tra cui i singoli ”Biglietti” e ‘‘Non ci sono scuse”, in cui descrivono la vita, i luoghi e le emozioni che il capoluogo lombardo suscita in loro.
La redazione di Libero Pensiero News ha avuto il piacere di intervistare il bassista della band Ivan Giussani che ha gentilmente risposto ad alcune nostre domande.
Partiamo innanzitutto dal nome della band. Avete deciso di chiamarvi Lara Groove, ma nessuno dei componenti del gruppo si chiama Lara. Potete spiegarci il motivo di tale scelta?
«Lara è una cara amica del gruppo che ci segue fin dal primo minuto. Una sera chiacchierando la nostra cantante che si chiama Antonella ha detto ”io, Lara e la sua amica” e per qualche ragione avevamo deciso che sarebbe stato quello il nome della band. Stefano, il cantante, è entrato di lì a poco come sesto elemento del gruppo portando con sé tantissimi stimoli e ”imponendo” (grazie al cielo) un nuovo nome. Da lì Lara è rimasta e il cognome che abbiamo scelto per lei ci riporta a quello che prima di ogni cosa cerchiamo nella musica che ascoltiamo, ossia il groove.»
Nel corso della vostra carriera avete sperimentato un sound riconducibile alla black music e alla bass music con influenze Soul, Reggae/Dub, Rap e Funk. Quali sono le vostre influenze musicali? Cosa vi ha spinto a dar vita a uno stile musicale così ricercato?
«Ognuno di noi viene da percorsi musicali e gusti propri, in certi casi anche molto diversi fra loro. Possiamo dire che le nostri fonti di ispirazione ”condivise” sono nella black music largamente intesa (dal soul, al funk, al reggae). L’altra fonte di ispirazione forte viene dagli anni ’90 italiani: da ragazzini ci siamo riempiti le orecchie di 99 Posse, di Almamegretta, di Casino Royale e di rap di qualità, come quello dell’età dell’oro dei vari Sangue Misto e Neffa per intenderci. Arrivando ai tempi nostri siamo rimasti molto colpiti dalla recente scuola americana del Nu Soul dei giganti come D’Angelo o Erykah Badu. Ecco questi sono gli elementi dai quali parte la ricerca del nostro sound senza troppe sovrastrutture: ascoltiamo e suoniamo quello che ci emoziona.»
Nei vostri testi spesso e volentieri affrontate tematiche inerenti la realtà sociale e qualche volta anche politica, ma sempre in chiave personale. Cosa volete trasmettere attraverso la vostra musica? Quali sono i messaggi che volete dare all’ascoltatore?
«Più che lanciare messaggi con le canzoni cerchiamo uno spazio in cui guardarci ”dall’alto”: ecco perché c’è la società, la città in cui viviamo, a volte anche un po’ di politica. E comunque c’è sempre una nostra presenza là in mezzo, una dimensione più intima. In un certo senso è il nostro modo di essere sinceri con quello che scriviamo e che, quindi, proponiamo live o in studio. Nel nostro racconto anche qualcun altro ci si vede? È come passeggiare per Milano e accorgerti che di fianco a te c’è un’altra persona che condivide con te il tempo, il luogo, le contraddizioni.»
Nel 2015 avete pubblicato il vostro EP d’esordio ”Lara Groove’’. Di recente è uscito il vostro secondo album ”Milano” disponibile in formato fisico dal 27 aprile e in digitale dal 29 giugno. Nelle cinque canzoni contenute nel disco parlate di vari argomenti tra cui amore, esperienze di vita e di crescita personale e lavoro con il capoluogo lombardo come personale punto di vista. Potete gentilmente descriverceli in breve?
«Milano è la cornice dell’ultimo lavoro. È anche una sorta di coprotagonista insieme a noi delle storie che raccontiamo. Tutti siamo cresciuti qui e la spaccatura fra quello che era e quello che è la ritroviamo in noi ragazzini che poi siamo diventati adulti. Nei cinque brani continuiamo a rimbalzare da una dimensione personale a una più condivisa, da come cresciamo a come cresce la città, dalle nostre insicurezze a come la città non ci piace più. Milano ci guarda mentre lavoriamo, studiamo, amiamo e veniamo delusi dalla vita e noi guardiamo Milano a cui succedono delle cose simili.»
Avete già suonato in diversi locali tra cui Le Scimmie (Milano), 75Beat in apertura del concerto dei Marta sui Tubi e solcato numerosi palchi come il Pending Lips Festival, il Fuorisalone Milano (Ventura 3) e la Cascina Triulza in occasione di Expo 2015. Quali altri progetti avete in serbo per il futuro?
«Stiamo già lavorando sul materiale nuovo, nelle intenzioni c’è uscire presto. Staremo a vedere. I live riprenderanno a settembre.»
Vincenzo Nicoletti