Nonostante la sua giovane età, il governo Renzi si è subito messo in moto per produrre riforme, leggi e revisioni che hanno fatto sentire il loro invadente eco su tutta la Penisola.
Nel 2014 il governo è stato ben felice di allietare il funzionamento del mondo dell’istruzione attraverso la proposta de “La buona scuola”, che da quando è entrata in vigore ha fatto assumere all’istituto scolastico le sembianze dell’azienda, con la figura del Preside il quale, grazie ai super poteri che gli vengono attribuiti, potrebbe anche svegliarsi una mattina e decidere di radere al suolo l’intero edificio per poi ricostruirlo in stile castello fiabesco, da perfetto megadirettore galattico. Il nostro Presidente del Consiglio si è mostrato subito entusiasta di tale riforma, descrivendola come una svolta nella storia della scuola italiana che viene riadattata sul modello dei licei americani. Purtroppo per lui il suo entusiasmo non è stato particolarmente condiviso da quei funzionari dello Stato che nella scuola effettivamente ci lavorano, o sperano un giorno lontano di lavorarci in pianta stabile: i docenti, che dall’anno scorso hanno preso parte a numerosissime manifestazioni, di cui molte a livello nazionale.
Anche con il Jobs Act Renzi ha proclamato l’inizio della fine della disoccupazione, anche se i dati dicono che la precarizzazione sta raggiungendo i massimi storici.
Nell’ultimo periodo, invece, il governo sta lavorando ad un’altra grande svolta: la legge di stabilità. Ciò che di questa legge è rimbombato maggiormente in questi giorni è la questione dei profondi tagli previsti per la sanità.
A luglio il governo aveva promesso di stanziare circa 113 miliardi di euro del Fondo per la Salute, contro i 110 miliardi stanziati per quest’anno. Le risorse che sono state fissate in realtà ora sono di 111 miliardi di euro, i quali non ci è ancora dato sapere se contengano anche i 300 milioni che di base servono per finanziare il piano nazionale dei vaccini, e ci sono diversi dubbi anche per quanto riguarda i 400 milioni per i contratti dei medici e gli 800 milioni per i nuovi livelli essenziali di assistenza.
Dunque lo Stato quest’anno non erogherà circa 4 miliardi per il fondo sanitario, mentre Renzi ha deciso all’ultimo momento – forse sperando di recuperare consensi rispetto al trend negativo dei sondaggi per il PD – di congelare l’aumento per il 2016 delle tasse regionali (IRPEF e IRES) anche per quelle Regioni che si trovano in una situazione di deficit sanitario e che, non potendo richiedere un aumento della tassazione e non ricevendo soldi dallo Stato, difficilmente riusciranno a rientrare dallo stato di deficit. L’attacco frontale alle Regioni continua – testimonianza anche la richiesta di revisione del titolo V della Costituzione – ed infatti il ministro della Salute Lorenzin ha affermato che «È stato un errore fatale delegare la sanità alle Regioni».
Affermazione, questa, che è stata interpetata come una vera e propria dichiarazione di guerra: difatti non sono mancate le dovute risposte, come quella della governatrice del Friuli Serracchiani, che è anche vicesegretario del PD, la quale ha ribadito che la soluzione per migliorare la sanità non è quella di toglierla dalle mani delle Regioni,che anzi spesso funzionano meglio della burocrazia statale.
Intanto per la spesa sanitaria si prospettano anni non proprio felici: i tagli sono previsti per circa 3,9 miliardi in meno nel 2017, e addirittura 5,48 miliardi in meno sono previsti tra il 2018 e il 2019.
Si fa anche spazio la notizia che Renzi abbia deciso, insieme al congelamento totale dell’aumento delle tasse regionali, di aumentare il prezzo dei ticket sanitari. Analisi, ricette e altro saranno pagate profumatamente, e per tutti coloro i quali versano in condizioni economiche non proprio fertili sarà meno accessibile accedere alle cure. Il nostro governo parla di manovre per migliorare la vita di tutti: forse la mala sanità di cui tanto si parla qui in Italia presto diventerà diventerà l’ottima sanità privata che regna sovrana negli Stati Uniti, dove l’assicurazione impone il pagamento di un mutuo per coloro i quali si sottopongono ad un’operazione medica.
Ginevra Ciccarelli