La partita col Paris Saint Germain ha visto come protagonista un bel Napoli, bravo a chiudere gli spazi, veloce ed efficace nel fraseggio in fase di possesso. Gli azzurri hanno mostrato una grande mentalità e il tanto temuto fattore Parco dei Principi si è rivelato un’elegante scenografia, uno straordinario palcoscenico sul quale esibire tutte le proprie caratteristiche migliori. Il Napoli appare una squadra matura, una squadra completa, perché rispetto all’anno scorso è composta da giocatori ugualmente maturi e completi e che trova il proprio leader in Allan. E pensare che il suo arrivo fu addirittura criticato da qualcuno, che, più che osservarne lo stile, l’energia e la tenacia, si limitò a giudicarlo in base ai numeri e per numeri s’intende la media gol decisamente scarsa del brasiliano ad Udine. Arrivato a Napoli fu una rivelazione per tutti. I più anziani lo vedevano come nuovo Alemao, quelli più giovani notavano una certa somiglianza con Gattuso. Si sbagliavano ovviamente. Si trattava semplicemente di Allan Marques, un giocatore che non tira mai indietro la gamba, che sa dribblare con doppi passi e percussioni, pronte a spaccare in due le difese del Napoli. Se il primo anno fu semplice per Allan, il secondo non lo fu così tanto. La concorrenza non era firmata più da David Lopez, giocatore grosso fisicamente, ma meno dotato tecnicamente del brasiliano, ma da giocatori come Zielinski e Rog, che, considerando il loro valore tecnico, avrebbero di certo potuto insidiare il posto di Allan, considerando che quell’anno l’unico inamovibile a centrocampo era Hamsik. Lo stesso Jorginho, fedelissimo di Sarri, fu insidiato da Diawara. Zielinski fa buone prestazioni, Rog entra tardi,ma quando entra fa bene e per Allan inizia a spalancarsi l’idea della panchina. In un Napoli che gira alla perfezione lui è considerato il giocatore di minor talento tecnico. Addirittura tra i tifosi si vocifera che possa essere lui quello sacrificato,in nome del tanto agognato top player o che un suo eventuale addio sia necessario per consentire a Zielinski di potersi esprimere con maggiore continuità. È fantamercato. Allan resta e diventa un patrimonio per il Napoli e per Sarri che non riesce a farne a meno e che lo schiera sempre. La sua corsa, il suo dinamismo,il suo carisma e gli ottimi rapporti con i compagni lo portano ad essere uno dei leader indiscussi della squadra. Oltre che per energia e caparbietà, l’ex Udinese dimostra di avere qualità importanti anche in fase realizzativa segnando ben 4 gol in campionato ed essendo protagonista indiscusso della stagione dei 91 punti. Sarri va via questa estate e tra tante incertezze il Napoli decide di ripartire proprio da uno dei suoi leader, caricato e arrabbiato per la mancata convocazione al mondiale.

L’arrivo di Ancelotti, oltre che valorizzarlo sotto un punto di vista tecnico, lo fa maturare dal punto di vista umano. Allan da uno dei leader diventa “il leader”, cioè quel giocatore sul quale appoggiarsi nei momenti di difficoltà, che decide di affrontare Firmino, Salah e Manè per poi ripetersi con  Mbappè, Neymar e Cavani senza paura.La sua piccola stazza è compensata da una grande forza e un’immensa corsa. Allan ha l’energia per correre in avanti,inserirsi e un piedino che piano piano si sta affinando. Quella difesa che aiuta in fase di copertura, offrendo ad Hamsik una solida base su cui appoggiarsi, nel frattempo che lo slovacco trovi una quadra più precisa nel nuovo ruolo da regista che Ancelotti gli ha disegnato addosso e nel quale sta crescendo partita dopo partita. Allan corre, suda e gioca bene in ogni parte del campo.

Il suo nuovo allenatore è colpito dalle sue qualità. Lui, Insigne e Koulibaly sono i giocatori a cui Ancelotti fa più fatica a rinunciare. Ad ogni cambio modulo lui risponde presente, dimostrando di non essere solo quella mezzala di quantità, ma di saper giocare anche davanti la difesa, anche a due tocchi e di saper dialogare bene con tutti i centrocampisti azzurri. La sua duttilità incanta italiani ed europei. I tifosi del Napoli lo amano, quelli delle altre squadre lo stimano. Approfittando di un “titubante Tite”, si vocifera di un interessamento di Mancini ed ecco partire quel dibattito tutto italiano su quanto sia giusto convocare gli “oriundi”. Suona come una sveglia, nemmeno il tempo di discuterne che Tite lo convoca, con buona pace di tutti e per la felicità di Allan. Meno felice sarà probabilmente Ancelotti, che adesso non potrà sfruttare la sosta per far riposare il suo giocatore dai mille polmoni e mille chilometri, consapevole che però, in fondo, è anche giusto così per la crescita professionale di un ragazzo che, proprio come in campo, ha ottenuto anche questa vittoria con sudore e sacrificio. Nel frattempo a Napoli c’è già chi inizia a preoccuparsi di possibili interessamenti da parte di qualche big europea e chiede alla società di fare già da ora un sacrificio importante, perché è sui giocatori come Allan che si sviluppa il progetto di una grande società. Si guardi al Milan dei Gattuso, al Barcellona di Busquets o a Casemiro nel Real. Mentre il Brasile aspetta di scoprirlo, domani, arriva la Roma al San Paolo, ma il Napoli ha già il suo gladiatore e proprio come Spartaco è uno che non molla mai e pronto alla ribellione.

Fonte immagine in evidenza: Goal.com

Giovanni Ruoppo

 

Quotidiano indipendente online di ispirazione ambientalista, femminista, non-violenta, antirazzista e antifascista.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui