Dal teatro al cinema, passando per gli anfratti della televisione: così cala il sipario che annuncia la fine dell’ultimo atto della vita di Luca De Filippo, figlio d’arte di uno dei pionieri dell’arte teatrale contemporanea: Eduardo De Filippo. L’attore si è spento nella sua casa romana, all’età di 67 anni. Di recente gli era stata diagnosticata una malattia incurabile i cui segni apparivano visibili sul volto, stanco e spossato, e sul corpo che si reggeva ad un bastone.

Degno figlio d’arte, Luca De Filippo aveva mosso i primi passi sul palcoscenico alla tenerissima età di 8 anni, facendo la sua comparsa nel ruolo di Peppiniello nella commedia di Eduardo Scarpetta Miseria e nobiltà. Sulle illustri orme del padre, ha nobilmente dedicato la sua vita al teatro, debuttando ufficialmente all’età di vent’anni nello spettacolo teatrale Il figlio di Pulcinella e prendendo parte a numerose commedie scritte dal padre: da Filomena Marturano a Napoli milionaria!, da Natale in casa Cupiello a Il sindaco del rione Sanità fino ad arrivare a Le voci di dentro. Ostico e complesso il rapporto che lo legava al padre, fatto di lunghi silenzi che assordavano, soprattutto dopo la morte della madre, Thea Prandi, e della sorella, Luisella, a soli 10 anni, ma, al contempo un legame vissuto con affetto reciproco.

“È come se una parte di lui fosse rimasta in me: gli anni di insegnamenti, di convivenza noi due soli, dopo che mia madre, Thea Prandi, e mia sorella Luisella morirono a distanza di poco tempo l’una dall’altra. Nel ’60 e ’61. Io avevo 12 anni, Eduardo era già un uomo anziano. La nostra fu anche una convivenza gradevole. Lui era un grande umorista, quando voleva. Certo, c’erano anche i lunghi silenzi. E poi c’era il teatro.” C’era il teatro, quello stesso teatro in cui Eduardo “Non alzava mai la voce con me, ma in verità non mi ha mai detto bravo”.

Nel 1981, all’età di 34 anni, quando Eduardo si ritira dalle scene, Luca De Filippo fonda la compagnia teatrale La compagnia di teatro di Luca De Filippo. Mette in scena quasi tutte le commedie del padre, rendendogli dignitosamente omaggio, ma la sua prospettiva si allarga fino a lambire gli orizzonti del grande teatro storico e internazionale, incamminandosi sui passi di autori come Molière, Samuel Beckett, Harold Pinter, Eduardo Scarpetta e Luigi Pirandello, in quanto egli era

un grande interprete della scena italiana, autentico erede della tradizione napoletana, capace di portare la sua verve non solo nel repertorio classico, ma anche in quello contemporaneo, conducendo una vita nel teatro, con il teatro, per il teatro“, come afferma Dario Franceschini, ministro dei Beni Culturali.

Del resto per lui l’attore era indubbiamente un mestiere duro, selettivo, cattivo. L’approdo al cinema avviene nel 1999 con il film Come te nessuno mai con la regia di Silvio Muccino. Il suo ultimo ruolo cinematografico lo interpreta ne La stoffa dei sogni di Gianfranco Cabiddu. Celebri anche le collaborazioni con Lina Wertmuller in Sabato, domenica e lunedì e L’esibizionista. Un artista che silenziosamente abbandona le oniriche “luci della ribalta”, che si allontana dal sipario della vita, che porta via con sé l’ultima impronta del grande teatro eduardiano, la cui morte sommessamente segna il tramonto di quella Napoli ancorata ai vecchi valori, alla tradizione ormai perduta. Ciao, Luca.

Clara Letizia Riccio

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